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Ilva, Tamburi, bonifiche e lavoro: tra smemorati e buffoni di corte

TARANTO – Negli ultimi tempi, sempre più spesso, abbiamo l’impressione di aver scritto per anni nel vuoto. Avvertiamo come una sorta di continuo déjà vu. Come se questa  città fosse rimasta chiusa in un limbo immobile e subisse inebetita il fascino perverso di un eterno ritorno. Eppure, se la memoria non ci tradisce,  siamo certi di aver scritto, informato e denunciato, da anni e non certo dal 2012 o dall’altro ieri, fatti ed eventi che in tanti oggi sembrano ascoltare o scoprire per la prima volta. Tante, troppe cose, non sono andate per il verso giusto in questa città. E nonostante tutto quello che è accaduto dall’estate del 2012 ad oggi, poco o nulla è davvero cambiato.

Prendiamo ad esempio quanto accaduto giovedì mattina a Palazzo di Città, in occasione della presentazione del progetto di bonifica di alcuni terreni del quartiere Tamburi. Lavori che effettuerà la ditta Axa di Lecce che ha vinto il bando di gara grazie all’offerta economicamente più vantaggiosa (due milioni di euro). Ora, chi scrive, ed anche e soprattutto inchiostroverde.it, ha da sempre sostenuto la tesi secondo la quale prima di qualsivoglia bonifica sul territorio, andavano eliminate tutte le fonti emissive inquinanti che insistono da decenni sulla città e nelle sue viscere. Non solo. Perché insieme a queste tesi abbiamo sempre richiesto che venissero effettuate indagini capillari che permettessero di capire l’effettiva quantità di inquinanti che nei decenni si sono depositati sui terreni e nel sottosuolo (falda superficiale e falda profonda): sia all’interno che all’esterno delle industrie inquinanti, Ilva in primis.

Tutte le volte in cui siamo entrati in possesso di documenti importanti, dopo un certosino lavoro di pressing giornaliero ed estenuante, nei confronti delle nostre fonti e degli enti istituzionali (precisazione essenziale casomai qualcuno pensasse che i documenti ci siano piovuti addosso dal cielo in tutti questi anni), non abbiamo esitato un secondo a studiare le carte e poi a rendere quanto più possibile accessibile a chiunque le informazioni in nostro possesso. Documentando, denunciando, informando. Tutti, nessuno escluso. Ciò nonostante, giovedì mattina il salone degli Specchi di Palazzo di Città era pieno di gente del tutto disinformata. Che ancora oggi brancola nel buio e confonde in maniera preoccupante dati ed eventi, oltre che competenze e fenomeni di diversa natura.

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