Essere “professionisti” è un Ordine. Essere uomini e giornalisti è un’altra cosa

Ho visto giornalisti diventare attori. Narratori. A volte, addirittura capi popolo. Li ho visti rinnegare il loro passato ogni giorno. Li ho visti comportarsi da veterani della difesa dei diritti dei tarantini. Li ho visti copiare senza alcun problema articoli e denunce passate spacciandole per cose scritte di loro pugno. Li ho visti al soldo dei soliti politici di sempre. Dei soliti partiti di sempre. Dei soliti sindacati di sempre. Dei soliti luoghi di potere di sempre. Li ho visti trasformarsi improvvisamente in intellettuali “finissimi”. Li ho visti vivere ogni giorno come se nulla fosse mai successo. Come se fosse la cosa più naturale e semplice di questo mondo il loro cambiamento radicale e repentino dovuto alla necessità degli eventi.

Ho visto giornalisti fare la morale ogni santo giorno ad un’intera città dopo che per anni, ogni giorno, hanno fatto di tutto per ammazzarla. Li ho visti fare la morale sostenendo esattamente il contrario di ciò che hanno sempre sostenuto. Li ho visti chiedere a gran voce una città che andasse nella direzione opposta a quella che loro invece hanno contribuito a direzionare per anni. Li ho visti fare finta di non sapere che esistono intercettazioni scandalose nei loro riguardi. Che se avessero un briciolo di dignità sarebbero dovuti fuggire a gambe levate da Taranto. Li vedo  sguazzare felici in una realtà che li aiuta ogni giorno a dimenticare il loro passato. Ciò che sono sempre stati e ciò che sempre  saranno. Ho visto giornalisti dire tante, troppe bugie. E li vedo ancora oggi comportarsi nella stessa identica maniera.

Ho visto giornalisti che mai e poi mai si sono sognati di scrivere qualcosa contro le grandi industrie o contro l’inquinamento prodotto dalla Marina Militare. Ho visto giornalisti diventare quello che sono soltanto per il cognome che portano. Ho visto giornalisti diventare quello che sono soltanto per i mondi bui e ambigui cui appartengono. Ho visto giornalisti difendere determinati luoghi di potere e di lavoro soltanto perché lì dentro vivono e lavorano parenti stretti. Ho visto chiudere giornali e Tv locali com’era giusto che fosse. Perché nulla hanno fatto per evitare il contrario. E nulla hanno fatto affinché il loro lavoro fosse degno di essere salvato. E ho visto pure, inorridito, manifestazioni a difesa della libertà di stampa di questi giornalisti  promossi da quella società civile che invece avrebbe dovuto combatterli, denunciarli, isolarli. E ho visto quella stessa società civile isolare, offendere, denigrare, ignorare e rinnegare coloro i quali invece hanno sempre svolto questo mestiere in modo onesto e che per anni hanno concesso loro un’attenzione e una visibilità senza le quali, oggi, non sarebbero ciò che sono diventati.

Ho visto giornalisti provare a reinventarsi restando però sempre gli stessi e soprattutto sempre fedeli all’Ordine. Ho visto tanti bravi giornalisti scegliere di conservare il loro posto e la loro scrivania abdicando alle loro capacità professionali e alla loro bontà d’animo. Ho visto l’Ordine dei Giornalisti di Puglia aprire un’inchiesta nel novembre del 2012 per appurare il coinvolgimento dei giornalisti tarantini nell’inchiesta “Ambiente Svenduto” sull’Ilva, che è sparita nel nulla. E ho visto il titolare di quest’inchiesta scrivere anni dopo su uno dei giornali maggiormente coinvolti. Ho visto giornalisti che hanno negato di sapere o di essersi accorti del sistema in cui erano implicati i giornali e le televisioni per cui lavoravano e lavorano. Nessuno sapeva nulla, aveva visto nulla, o ascoltato nulla.

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