TARANTO – Per chiunque voglia assurgere a paladino dell’ambiente, reputo diventi necessario, coerentemente col proprio ruolo, passare dalla fase della mera denuncia di inquinamento che si manifesta in aria, mare e terra, con conseguenze sulla salute e sull’economia, alla fase costruttiva, operativa, dell’ambientalismo di proposta e di governo.
Accade che nel susseguirsi di incontri, convegni, approfondimenti sulla questione ambientale poco o nulla emerge come ipotesi risolutiva. Tra le varie voci che s’inseguono c’è chi dice che non è possibile chiudere immediatamente le fonti industriali di inquinamento per via del ricatto occupazionale. Si dice anche che le bonifiche non sono proponibili in quanto occorrerebbero investimenti ingentissimi che se utilizzati ad impianti funzionanti rappresenterebbero un inutile spreco di danaro. Dall’altra parte della barricata c’è chi consiglia di raddoppiare o incrementare le produzioni industriali, ritenendo che con le moderne tecnologie si possa inquinare meno.
Al momento non c’è la proposizione di un modello economico diverso dall’attuale proposto dalle varie componenti sociali o ambientali, ed il vero limite, la cartina tornasole dell’impegno e della coerenza dell’ambientalismo, risiede proprio in questo gap, perché reputo che non basta essere solo ‘critici’, assurgere a sentinelle di turno dei fumi, bisogna anche proporre soluzioni, mettersi in gioco indicando una via d’uscita plausibile. Un portatore di interessi diffusi è di per sé portatore di un messaggio ‘sociale’ quindi ‘politico’, eppure proprio per bocca di esponenti dell’ambientalismo molto diffusa è la mancanza di fiducia nella politica o in esponenti politici.
La critica costante del mondo ambientalista nei confronti della politica non può tradursi esclusivamente nel rigetto a cimentarsi politicamente, come del resto è ipocrita chi non dice come sviluppare un’alternativa alla monocoltura dell’acciaio! Se si vuole arrivare ad un sistema economico meno inquinante occorre chiaramente dire che cosa si vuole fare. Come sviluppare turismo, agroalimentare, biodiversità, produzioni energetiche pulite, sviluppo della città, iniziative economiche territoriali, occorre dirlo e volerlo e ciò è fare politica, occorre voler tutelare l’ambiente, la salute, l’economia, il lavoro.
Se gli ambientalisti si misureranno su tali temi significherà far politica è indubbio, ma se la loro forza sarà rilevante significherà condizionare quei soggetti o gruppi politici da loro stessi criticati per il malaffare e la cattiva politica. E’ una legge naturale che le idee buone e gradite dalla gente creino poi una forza dirompente e positiva; occorrerà semmai vigilare che questi eventuali nuovi soggetti politici siano sempre realmente motivati a fare bene.
Gli ambientalisti che vorranno rendere effettivi, concreti, gli obiettivi di salvaguardia ambientale del territorio facendo politica non potranno che elevare la politica con la loro presenza, rendendo a loro volta credibile ogni loro battaglia, ogni loro affanno. Una volta interessati al governo della città e quindi a fare politica auspico che approdino alla prospettazione di un modello economico alternativo rispetto all’attuale.
Nota stampa del consigliere regionale dell’Idv Patrizio Mazza
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