Amo Taranto e i suoi mari perché li conosco
TARANTO – Dove si sarà nascosto Daniel mentre raggiungiamo il mare aperto a bordo di “Taras”, il catamarano della Jonian Dolphin Conservation? Avrà raggiunto i suoi compagni delfini, a qualche chilometro da qui, o ci sta aspettando tra l’isola di San Pietro e quella di San Paolo per ricordarci, ancora una volta, quanto è ricco e prezioso il Golfo di Taranto? Intanto, la telecamera subacquea va alla scoperta di quanto custodito tra i fondali e la superficie: quel mondo sommerso colmo di meraviglie che sopravvive anche al pregiudizio di chi lo crede morto.
Su un monitor collegato alla telecamera, davanti ai nostri occhi, appaiono immagini suggestive provenienti dalla profondità del mare: dalla pinna nobilis alla Poseidonia, dalle donzelle agli spirografi. L’incanto è contagioso e trasversale. Coinvolge tutti: dai bimbi agli adulti che per tutta la durata del viaggio pendono dalle labbra di Carmelo Fanizza ed Enza Tomaselli, due guide d’eccezione, appassionate e coinvolgenti.
Proprio la Tomaselli ha coniato lo slogan “Amo Taranto perché la conosco” (leggi qui), urlato a squarciagola da tutti gli ospiti del catamarano mentre si attraversa il canale navigabile, sotto il ponte girevole. Un urlo liberatorio, colmo di speranza, che arriva alle orecchie dei tanti visitatori del Castello Aragonese in questa calda serata d’agosto.
E’ anche un invito a lasciare la terraferma per raggiungere il mar Grande e il mar Piccolo, dove è possibile scoprire la meraviglia dei citri, sbocchi in superficie di un fiume sotterraneo proveniente dagli altopiani della Murgia. Ce ne sono almeno 33, di cui 13 nel primo seno e 20 nel secondo. Particolarmente suggestivo è quello del fiume Galeso, situato vicino ai pali delle cozze. Ipotizzare una forma di geoturismo marino, come fa la Tomaselli, non sembra azzardato.





Le meraviglie della Taranto sommersa sono qui, a portata di mano, pronte a incuriosire i residenti e i turisti. Un’esperienza che tutti dovrebbero vivere per dimenticare le futili polemiche che frenano lo sviluppo della città e per cominciare a credere, con sempre maggiore convinzione, ad un riscatto possibile. Grazie alla straordinaria bellezza della natura e degli uomini e delle donne che sanno amarla.
