Taranto Isolaverde in liquidazione – Rischia anche il Paisiello

Taranto IsolaVerde lavoratori

protesta isola verdeLa società partecipata della Provincia, ‘Taranto Isolaverde’, andrà in liquidazione. Lo ha deciso ieri pomeriggio il consiglio provinciale che ha approvato la proposta di messa in liquidità della società. È stata approvata, nel corso del consiglio provinciale, la proposta di messa in liquidazione della società partecipata “Taranto Isolaverde”. “Il bilancio della Provincia di Taranto – è scritto nella delibera portata ieri in Consiglio – si troverà suo malgrado in una situazione di grave disequilibrio finanziario tale da condurre allo stato di dissesto”. Nella delibera viene inoltre ricordato come lo scorso 10 giugno, l’assemblea ordinaria degli azionisti della “Taranto Isolaverde S.p.A.” evidenziò la situazione di criticità della stessa e “l’impossibilità di presentare un piano di impresa sostenibile con l’attuale assetto finanziario e normativo del Socio Unico, per cui non permangono le condizioni giuridiche ed economiche per la prosecuzione della sopravvivenza della società stessa”.

Dunque, la società partecipata creata nel 2004 dall’ex presidente della Provincia Gianni Florido è destinata ad estinguersi. E con essa rischia di portarsi dietro il destino dei 230 lavoratori. Che hanno incassato l’ultimo stipendio ad aprile e sono in solidarietà al 50% sino a novembre: detto in parole povere, portano a casa ogni mese tra i 250 e i 300 euro. L’ente provinciale non ha più le risorse per pagare gli stipendi ai lavoratori e per continuare ad erogare i servizi di cui si occupa “Isolaverde”. Alcuni dei quali tra l’altro non figurano tra quelli essenziali previsti dalla legge 56/14 di riforma dell’Ente Provincia, la Legge Delrio, che prevede pesanti tagli alle Province e che ammontano per Taranto a 19 milioni e 400 mila euro (14 milioni e mezzo relativi al 2015, cui si aggiungono altri 5 milioni per il 2014, pena il commissariamento dell’ente). Per questo nella seduta di ieri il Consiglio Provinciale ha deliberato di “dare mandato al Presidente della Provincia, Martino Tamburrano, a porre in essere gli atti per la messa in liquidazione della Società “Taranto Isolaverde SpA” anche al fine di non aggravare ulteriormente l’esposizione debitoria della società stessa”.

Ma non tutto è perduto. Almeno non ancora in via definitiva. Domani infatti, a Roma, sono stati convocati dal sottosegretario alla Pubblica istruzione, la senatrice Angela D’Onghia, il presidente della Provincia e il presidente del Cda del “Paisiello”, Domenico Rana. Perché l’istituto di alta formazione musicale potrebbe “aiutare” a salvare, almeno sino al 30 giugno 2016 quando si chiarirà in via definitiva il destino delle provincie in base alla legge Delrio, la società multiservizi perché se, il “Paisiello” dovesse finalmente essere statalizzato (vi sono diversi disegni di legge che giacciono da tempo in Parlamento, tra cui quello dell’on. Donatella Duranti di SEL da oltre un anno), a quel punto la Provincia potrebbe destinare i 3,5 milioni previsti per il “Paisiello” a favore della società in house garantendole un altro anno di sopravvivenza. Ma se così non sarà (giovedì è in programma un incontro con i sindacati) anche lo storico istituto musicale è destinato a scomparire, privando Taranto e la Puglia di un’eccellenza unica, dando un ulteriore colpo mortale alla sopravvivenza della Cultura in questo territorio. Da ottobre infatti, ci sarà un ridimensionamento dello stipendio dell’80% per i 54 dipendenti e dopo un anno, i docenti verranno licenziati, con la conseguente scomparsa del liceo musicale.

All’orizzonte, in termini politici, Tamburrano confida nell’aiuto promesso dal neo governatore Michele Emiliano (venerdì la prima seduta del nuovo consiglio regionale si svolgerà proprio a Taranto nella sede del Palazzo di Governo). Il quale ha promesso di tentare di risolvere i problemi della Provincia di Taranto entro i 75 giorni previsti dalla legge per la messa in liquidità. Aiuto che a livello politico scarseggia invece sul territorio tarantino, come si è potuto evincere dall’assemblea dei sindaci svoltasi ieri mattina, convocata appositamente per condividere un “percorso sinergico tra tutti i comuni per garantire i servizi di manutenzione e pulizia di strade ed edifici”, reimpiegando un massimo di sessanta unità lavorative della società Isolaverde. Purtroppo però, erano presenti solo i sindaci di Lizzano, Grottaglie, Massafra, Castellaneta, Mottola, Crispiano, Martina e Manduria. E quindi, pur offrendo disponibilità, non è stato possibile sottoscrivere alcun accordo scritto, non avendo raggiunto il numero legale dei presenti.

Assente, “incredibile” a dirsi, anche il Comune di Taranto: in realtà il Sindaco aveva inviato come rappresentante dell’ente civico il presidente del Consiglio comunale Piero Bitetti, “dimenticando” però che all’assemblea potevano partecipare soltanto i Sindaci di ogni Comune. Al momento, stando a quanto dichiarato la scorsa settimana dal presidente Tamburrano, venticinque dipendenti di Isolaverde per un anno saranno assorbiti dalla società partecipata del Comune di Taranto, Infrataras. Anche il Comune di Massafra dovrebbe prendere in carico quattro dipendenti ed altri ancora dovrebbero essere assorbiti dagli altri comuni della Provincia. In pratica, la strategia prevede che i vari enti civici appaltino una serie di servizi che non riescono ad erogare, impiegando negli stessi i lavoratori della ‘Taranto Isolaverde’, garantendo così per la casse della Provincia un risparmio economico tra il 30 e il 40%.

Resta però da chiarire la questione riguardante la liquidità economica dell’ente. Che pare non sia così chiara. Come riportammo giorni addietro infatti, il sito della Ragioneria di Stato in merito alle finanze dell’ente ionico sostiene abbia una disponibilità di ben 45 milioni di euro. A cui vanno a sommarsi, sempre secondo il sito della Ragioneria di Stato, altri 11 milioni di euro derivanti dal pagamento, da parte dei contribuenti ovvero dei cittadini di Taranto e provincia, delle così dette tasse di scopo. Che tra le tante altre cose servono appunto per garantire continuità economica alle società partecipate delle Provincie. A questa somma vanno sottratti i famosi 19,4 milioni di euro da restituire allo Stato e i 18,5 milioni di euro che la Provincia ha da parte per pagare gli stipendi dei dipendenti. All’appello, dunque, mancano all’incirca 18,5 milioni di euro, centesimo più centesimo meno: “dove sono finiti e dove finiscono questi soldi?” si chiedono i sindacati e in particolar modo Salvatore Stasi dello Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto. A questi vanno inoltre aggiunti i famosi 950.000 euro provenienti dal residuo del ciclo dei rifiuti: quei fondi, come evidenziato nella riunione in Regione di dieci giorni fa, potevano essere reinvestiti in un progetto che però non è stato mai realizzato: come mai non è dato sapere.

Tamburranno ha accusato la Regione di non aver mantenuto le promesse e di aver preso in giro l’ente ionico e i suoi lavoratori. Negli ultimi due mesi, si è infatti spesso parlato della possibilità di reimpiegare la maggioranza dei lavoratori di ‘Taranto Isolaverde’ nel progetto “Difesa del suolo”, per la realizzazione di opere per la messa in sicurezza del territorio prevenendo gli allarmi meteoreologici. Spetta infatti alla Regione il compito di finanziare per 3 milioni e 600 mila euro tali interventi. Il problema, di non poco conto, è però che sin dallo scorso gennaio da Bari è stato ribadito che si doveva realizzare un percorso seguendo precisi standard dettati dalla Regione stessa: anche in questo caso, “stranamente”, nulla è stato fatto. Per nuove mansioni da far svolgere agli operai si è anche pensato di coinvolgerli nella vigilanza idrogeologica e nel piano regionale di contrasto alla Xylella, il batterio che sta decimando gli ulivi pugliesi, in quanto l’Arif non riesce a soddisfare le attività previste dall’incarico ricevuto con i suoi dipendenti. Ma anche su questo aspetto al momento nulla si muove.

E’ chiaro dunque che più di qualcosa anche e soprattutto nella gestione dell’ente provinciale non sia funzionato a dovere. E che soprattutto più di qualcosa non torni nei conti economici: a domanda diretta i sindacati sostengono che il presidente Tamburrano abbia evitato sino ad oggi di dare risposte chiare e precise. Tra l’altro i cittadini continuano a pagare le tasse, ma dal 14 maggio la Provincia non fornisce più servizi. Dove vanno a finire dunque questi soldi? Presto, si spera, lo sapremo.

Gianmario Leone

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