L’Ilva fa ricorso contro la bocciatura del piano di risanamento aziendale

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TARANTO – Oramai non è più una novità: ogni qual volta la Procura di Taranto boccia un’iniziativa dell’Ilva o i custodi emettono un provvedimento restrittivo in quella che dai primi di settembre è la fase d’attuazione del sequestro ordinato dal GIP Patrizia Todisco, l’azienda risponde con un ricorso. L’ennesimo, è stato presentato ieri: alla base delle nuova iniziativa dei legali dell’azienda, il no del gip di Taranto al piano aziendale di risanamento di 400 milioni presentato dall’Ilva come il primo passo verso il risanamento degli impianti delle aree sequestrate. I legali hanno depositato istanza al Tribunale (in qualità di giudice dell’esecuzione) contro la decisione del gip Patrizia Todisco, perché ritengono che non dovesse essere il gip ad esprimersi. Al gip si era rivolta la Procura, alla quale l’Ilva aveva consegnato il piano. Per i pm la richiesta di garanzia di una minima capacità produttiva, allegata al piano, comportava nei fatti un mutamento del provvedimento di sequestro senza facoltà d’uso degli impianti attualmente in vigore.

La procura aveva comunque espresso parere negativo, non vincolante, sul piano. Il gip, respingendo il piano, aveva definito nel suo provvedimento la proposta dell’Ilva, “sconcertante” perché presupponeva una sorta di richiesta di mercanteggiare l’attività produttiva con la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Sempre ieri però, il presidente del Cda dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha scritto alla Procura della Repubblica di Taranto assicurando la disponibilità del personale tecnico aziendale necessario per le operazioni di spegnimento degli impianti dello stabilimento siderurgico, secondo le procedure che individueranno i custodi. Questa lettera, la cui esistenza è stata rivelata da alcune fonti giudiziarie, potrebbe essere il primo segno di collaborazione da parte dell’azienda. Che difficilmente, almeno stando a quanto dichiarato lunedì dal direttore del siderurgico Adolfo Buffo, porterà a termine tutte le indicazioni dei custodi, riprese nell’ultimatum per avviare le procedure di spegnimento degli impianti che scade domani, lanciato sabato scorso all’azienda da parte della Procura. Per questa mattina invece, Bruno Ferrante ha convocato un incontro nello stabilimento di Taranto a cui parteciperanno i segretari provinciali di Fim, Fiom e Uilm.

“E’ un momento delicato per i lavoratori diretti e quelli dell’appalto legati a doppio nodo a questo stabilimento: è opportuno che chi rischia due volte, il lavoro e la salute, possa dire la sua avendo ruolo e peso specifico in questa drammatica vicenda”. Questo il pensiero del segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, che ieri all’esterno della portineria D dell’Ilva di Taranto, ha illustrato una piattaforma rivendicativa che sarà votata dai lavoratori in un referendum per poi essere proposta all’attenzione dell’azienda. Il documento riguarda il risanamento ambientale e degli impianti, il piano degli investimenti, gli interventi sul piano di gestione del personale e della formazione, i temi della vigilanza e della prevenzione sanitaria e l’Autorizzazione integrata ambientale.

Da Bruxelles, intanto, il vice presidente della Commissione europea e responsabile per l’Industria, Antonio Tajani, durante un’audizione alla commissione Petizioni dell’Europarlamento, ha spiegato che l’Unione europea “ha piena fiducia nell’operato delle autorità italiane”, una fiducia confermata anche dalla conversazione avuta ieri con il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che continua a ribadire che l’azienda non chiuderà. Al momento “non ci sono misure d’infrazione riguardo a l’Ilva”, ha aggiunto Tajani. Tuttavia, la Commissione “continuerà a seguire attentamente la situazione tenendo in debito conto le questioni ambientali, la qualità dell’aria nell’area di Taranto e gli importanti risvolti occupazionali”.

Gianmario Leone (Il Manifesto, 10 ottobre 2012)

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