Diossina negli alimenti, ecco le richieste degli ambientalisti alla Regione

TARANTO – La Regione – assessorato alla Salute – ha convocato per oggi pomeriggio, alle ore 15.30, Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina onlus), Alessandro Marescotti (Peacelink) e Rosella Balestra (Donne per Taranto) per affrontare la problematica inerente diossina e Pcb nella provincia ionica. Sono convocati anche i direttori di Arpa Puglia, dell’Istituto Zooprofilattico di Foggia, del Dipartimento di Prevenzione della Asl ionica e dei Servizi Veterinari della stessa Asl. Nella lettera di convocazione si spiega che l’incontro mira a valutare le attività di monitoraggio espletate dagli organi di controllo preposti di Taranto dal 2002 al 2007. In rappresentenza delle associazioni sarà presente Alessandro Marescotti (Peacelink) che avanzerà le richieste contenute in un documento che riportiamo integralmente.

1) RAPPORTI DI PROVA DELLE 72 ANALISI 2002/2007
Chiediamo un’indagine per capire come possa essere accaduto che in nessuna delle 72 analisi effettuate sia stato trovato negli alimenti di Taranto neppure un superamento dei limiti di legge per diossine e PCB.
Chiediamo copia dei rapporti di prova che intendiamo consegnare alla Procura della Repubblica.
Chiediamo in particolare, nel dettaglio, quelli  relativi ai mitili per capire come mai non è stato rinvenuto alcun  superamento. E se sono stati rinvenuti superamenti dei livelli di azione. Ricordiamo che i livelli di azione fissano soglie oltre le quali viene stimolato un approccio proattivo volto a ridurre  la presenza di policlorodibenzo-para-diossine (PCDD),  policlorodibenzofurani (PCDF) e PCB diossina-simili negli alimenti. Tali livelli di azione sono uno strumento che permette alle autorità  competenti e agli operatori di evidenziare i casi in cui è opportuno  identificare le fonti di contaminazione e prendere provvedimenti per la  loro riduzione o eliminazione.
La lista delle 72 analisi è online qui http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/36999.html

2) CONTROLLI MACELLI
Chiediamo controlli di routine andando oltre l’approccio dell’emergenza.
Non ci sono verifiche antidiossina nei macelli regionali sulla carne di  Taranto. Altamarea aveva invitato il 26 gennaio 2010 la Regione Puglia a riprendere in mano il programma dei controlli così come era stato  preventivato l’11 agosto 2009 con l’istituzione del “tavolo tecnico  sulla diossina” avviato dopo una lettera del coordinamento di Altamarea.
http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/31104.html

In particolare si veda le criticità segnalate il 13/7/2009
Le analisi svolte negli ultimi tempi dal Dipartimento di prevenzione della ASL di Taranto su pecore e capre che hanno pascolato attorno all’area  industriale di Taranto presentano preoccupanti superamenti dei limiti di legge per la diossina:

latte: 17% di superamenti (7 campioni su 41)
carne: 83% di superamenti (5 campioni su 6)
fegato: 100% di superamenti (16 campioni su 16).

http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/30018.html

3) CONTROLLI PRIMA SULLA CARNE POI SUL LATTE
Chiediamo un cambio metodologico che consenta di analizzare prima le matrici dove la concentrazione è maggiore (la carne) e poi il latte (dove la contenrazione della diossina è minire).
La diossina nelle carni è notevolmente più concentrata rispatto al  latte. Pertanto sarebbe auspicabile controlli sulle carni nella  provincia di Taranto anche oltre i 20 chilometri dall’Ilva. Perché si  procede prima sul latte e poi sulla carne se poi in tal modo rischiano  di sfuggire animali che hanno latte conforme e carne non conforme?

4) CONTROLLO SULLE GALLINE (E LE UOVA)
Chiediamo controlli sul pollame.
La sostanza cancerogena è stata  trovata nelle uova in un allevamento a Taranto. E le galline erano  contaminate dalla diossina? Vengono fatti controlli sul pollame?
http://www.peacelink.it/ecologia/a/29514.html

5) CONTROLLO SULLE LUMACHE E LA CACCIAGIONE

Chiediamo il divieto di consumo di lumache contaminate. E della caccia delle lepri.
Le lumache attorno  all’area industriale di Taranto sono cancerogene. Superati i valori di  legge del 613% per la diossina e i pcb. E contengono molto ferro. Perché non se ne vieta la raccolta attorno all’area industriale? Perché non si avvisa la popolazione che le lepri e altri aninali frutto della  cacciagione possono essere contaminati se si sono cibati sull’area  contaminata?
Per le lumache si veda
http://www.peacelink.it/editoriale/a/32038.html
Per le lepri si veda https://www.inchiostroverde.it/news/attualita/la-provincia-di-taranto-libera-le-lepri-inizia-la-mattanza.html
Centinaia di lepri destinate al massacro: è questo il destino di 1000  esemplari che verranno immessi in natura nella provincia di Taranto tra  il 13 e 14 febbraio. Questa strage è annunciata dalle delibere che il  Comitato Tecnico di Gestione dell’A.T.C. di Taranto ha approvato ai  sensi della L.R. 27/98 e dal piano di immissione, che individua con  precisione chirurgica le zone destinate al “ripopolamento” e il numero  di capi, per una spesa di circa 180 mila euro.

6) INFINE, RICHIESTA IMPORTANTE

Chiediamo di indagare sulle responsabilità di chi non ha informato la popolazione.

Nel 2001 la Commissione Europea inviò agli Stati membri e ai parlamentari  europei  una importante comunicazione in cui si legge che “l’  esposizione a diossine e a PCB diossino-simili supera la dose  tollerabile settimanale (TWI Tolerable Weekly Intake) e la dose  tollerabile giornaliera (TDI Tolerable Daily Intake) in parte  considerevole della popolazione europea”. La comunicazione è stata  pubblicata sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee del 17  novembre 2001 ed è rivolta anche al Consiglio Europeo e al Comitato  Economico e sociale. Questa comunicazione a pagina 11 invitava a fornire alla popolazione “informazioni affidabili, accurate, chiare e  comprensibili” sul rischio diossina specialmente in zone, come Taranto,  dove erano in attività impianti siderurgici di “sinterizzazione”. E si  aggiungeva:: “Non basta semplicemente informare l’ opinione pubblica:  occorre anche coinvolgerla affinché contribuisca in modo attivo alla  prevenzione delle emissioni di sostanze contaminanti nell’ ambiente”.  Siamo nel novembre del 2001. A Taranto nulla di tutto ciò è stato fatto e l’allarme viene lanciato solo nel 2005, e a farlo è PeaceLink, una  comunità di cyberattivisti. Adesso è interdetto il pascolo libero per un raggio di 20 chilometri dall’area industriale e il punto più pregiato  del mar Piccolo dove si coltivavano le cozze è considerato area  contaminata da diossina. Come mai il governo italiano non ha eseguito quanto veniva richiesto dalla Commissione Europea?
Come mai hanno continuato a tenerci all’oscuro della diossina?
Qualcuno non ha fatto il suo dovere e dovrà risponderne ai magistrati.
Dal 2002 al 2007 le autorità preposte non avevano mai trovato diossina e  PCB sopra i limiti di legge negli alimenti a Taranto. Dal 2008 a oggi su impulso di diverse associazioni, fra cui PeaceLink e il Fondo  Antidiossina Taranto Onlus, sono state fatte analisi sugli alimenti. Ed è esploso il problema diossina. E’ una storia che ha dell’inquietante. Ma è accaduta veramente.

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