Ci vogliono ‘incenerire’ – Ok della Regione. Silenti sul progetto Provincia e Comune

TARANTO – Se non siamo alla follia, poco ci manca. Più di qualcuno, infatti, ha deciso in maniera scientifica, ancorché politica, che questo territorio ed i suoi cittadini non devono godere del diritto inalienabile alla vita ed alla tutela della salute. Né ora, né mai. D’altronde, come andrebbe interpretata altrimenti la determinazione del dirigente del Servizio Ecologia regionale Antonello Antonicelli del 13 gennaio 2012, pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Puglia (BURP 21 del 09.02.2012), che dichiara parere favorevole di compatibilità ambientale per il progetto concernente la realizzazione di un “Impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi” all’interno di un impianto industriale esistente ed ubicato in agro di Taranto, in Contrada Santa Chiara? Sì, avete letto bene: dalla Regione Puglia è in arrivo in regalo per Taranto un nuovo inceneritore. Oddio, a dire il vero, proprio nuovo non é. Ma andiamo con ordine.

Nella determinazione si legge innanzitutto che “il medesimo Servizio provinciale aveva accertato che per l’impianto in questione, ricadente al punto A.1.g) dell’all. A1 della L.R. n. 11/2001 e s.m.i. la competenza concernente la V.I.A. è della Regione Puglia, mentre il procedimento relativo al rilascio dell’A.I.A. resta di competenza della Provincia di Taranto che in data 08.02.2011 aveva già tenuto la prima conferenza di servizi“. Dunque, se da un lato la Regione ha già dato il suo ok alla V.I.A., la Provincia oltre un anno fa svolse nel più assoluto riserbo una Conferenza dei Servizi. Ciò detto però, nei documenti presenti sul sito ufficiale della Provincia di Taranto, non vi è traccia della determina con cui viene rilasciata l’A.IA. per il nuovo inceneritore. Nella determina della Regione si legge infatti che con nota protocollata n. 3979 del 12.04.2011 il Servizio Ecologia richiedeva il parere di competenza al Comune ed alla Provincia di Taranto, enti territorialmente interessati dall’intervento in questione; con successiva nota protocollata n.5651 del 18.05.2011 il Servizio Ecologia sollecitava la trasmissione dei predetti pareri. Poi, nella seduta del 21.12.2011 il Comitato Regionale di V.I.A, cui compete la responsabilità dell’istruttoria tecnica, preso atto che non sono pervenuti i pareri richiesti e sollecitati al Comune ed alla Provincia di Taranto, considerato che nei termini previsti dalla normativa non sono state depositate osservazioni all’intervento proposto, procedeva al rilascio della V.I.A. Come mai Provincia e Comune di Taranto si sono dati ad una presunta latitanza in merito a questo progetto, non è dato sapere. E’ bene ricordare inoltre, che è facoltà dei comitati, delle associazioni e dei cittadini, in quanto interessati, di chiedere ex L 241/90 di partecipare alle conferenze dei servizi e di richiedere in fase di autorizzazione integrata ambientale all’autorità procedente la prescrizione di espressione del parere del Sindaco, in quanto primo responsabile della salute pubblica, ai sensi degli articoli 216 e 217 del regio decreto del 27 luglio 1934 n. 1265, relative alle industrie insalubri (“autorizzazione sanitaria”).

Dicevamo come questo inceneritore, in realtà, non è poi così nuovo. All’interno del complesso industriale è infatti presente già un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti ospedalieri approvato dalla Provincia di Taranto con Delibera G.P. n. 169 del 12/03/1996 con relativa Autorizzazione all’Esercizio rilasciata con Delibera G.P. n. 50 del 06/03/2000 rinnovata con Determina Dirigenziale n. 146 del 19/09/2005 del Dirigente del Settore Ecologia e Ambiente, tutte rilasciate alla Società “ECOLOGICA TARANTINA S.r.l.”, che ha sospeso l’attività in data 06/11/2009 per la realizzazione dell’ampliamento previsto nel nuovo progetto. La richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale è stata dunque avanzata per la realizzazione di un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, che avverrà mediante due linee di incenerimento per complessive 8.500,00 t/anno (25,80 t/giorno), mediante due forni della potenzialità di 10,80 t/g. e 15,00 t/g., dotati di linee di trattamento fumi combinate (secco ed umido) per garantire la più alta efficienza di abbattimento degli inquinanti. Lo stoccaggio dei rifiuti in arrivo avverrà all’interno del fabbricato esistente, in adiacenza ai due forni, mentre lo stoccaggio dei rifiuti prodotti avverrà all’interno di appositi vani da realizzare, in adeguati contenitori provvisti di sistema di raccolta di eventuali sversamenti ed acque di lavaggio. Nello specifico, l’impianto attuale della Società ECODI s.r.l. permette la termodistruzione e lo stoccaggio dei rifiuti, provenienti da strutture sanitarie (ospedali e cliniche), da laboratori, ambulatori e studi medici e dentistici, da attività agricole e dalla raccolta differenziata e non dei rifiuti urbani, oltre che l’operazione di recupero riguardante il Recupero dell’olio minerale da manutenzione e dell’olio idraulico sempre da manutenzione. La capacità massima all’interno del fabbricato dello stoccaggio dei rifiuti da smaltire sarà di circa 62 t per i rifiuti pericolosi e circa 15.5 t per rifiuti i non pericolosi.

Ma dove si trova questo impianto? L’accesso avviene dalla strada di bretella tra la Strada Statale Appia 7 (E 843) e la Strada Statale 106 Taranto-Reggio Calabria. L’attività occupa una superficie complessiva di circa 7.219 mq (area recintata) di forma quadrata e ricadente in “Zona Industriale-C1”, così come individuato dal Piano Urbanistico Generale, adottato dal comune di Taranto. L’impianto si trovai a 1,5 km dall’area del porto industriale del comune di Taranto. Ma la cosa che più ci interessa, sarcasticamente parlando ovviamente, è che l’area è circondata da una serie di attività industriali: a nord e nord-est sorge lo Stabilimento Siderurgico dell’ILVA; a est c’è la Cementir; a sud e a sud-ovest troviamo l’impianto di raffinazione e l’area di deposito di proprietà dell’AGIP: il luogo ideale dunque dove autorizzare la nascita di un nuovo inceneritore. Inutile dirvi che l’area di intervento ricade nel “Sito di Interesse Nazionale di Taranto”in virtù del Decreto 10/01/2000 e del D.M. n. 471/1999. Dalle carte si evince che la zona è in pratica quasi adiacente a quella della raffineria Eni.

Chiudiamo, per ora, ricordando che attualmente sono in esercizio nella provincia di Taranto, l’inceneritore APPIA Energy di Massafra di proprietà della CISA e Gruppo Marcegaglia che proprio in questi giorni ha chiesto il raddoppio dell’esercizio con una seconda linea da altrettante 100,000 t/a e quello pubblico di Statte AMIU “Città di Taranto”. Nel prossimo futuro, infine, vedrà la luce l’inceneritore che nascerà all’interno della “Nuova Italia” Cementir, che ha già ottenuto il via libera da parte della Provincia di Taranto. Di questo progetto abbiamo tutte le carte e per questo continueremo ad aggiornarvi: per ora restiamo in attesa di sapere se la Provincia ha concesso l’A.I.A. e se il Comune di Taranto è intervenuto o meno in merito all’ennesimo capitolo di mala gestione del territorio e dell’ambiente ionico. Non bisogna infatti dimenticare che gli inceneritori godono di finanziamenti pubblici (Cip6) senza i quali, da un punto di vista economico e finanziario, non avrebbero le risorse per funzionare. E Regione, Provincia, Comune, Sindacati, Confindustria, Ilva, Eni, Cementir e quant’altri, continuano a chiamarla eco-compatibilità.

Gianmario Leone

g.leone@tarantoogg.it

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