Asl e Società Italiana di Igiene su allarme latte materno: “E’ becero terrorismo psicologico”

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tipo-di-latte-neonatoTARANTO – Nella giornata di ieri l’associazione ambientalista “Fondo Antidiossina Onlus”, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha diffuso dei dati sulla presenza di diossina (fino +1500%) e di benzo(a)pirene (fino a +6%) nel latte materno di alcune donne. Purtroppo però, di più non possiamo dirvi. Questo perché l’associazione in questione, stessa cosa dicasi per Peacelink, dallo scorso settembre non invitano più questo giornale alle loro conferenza stampa, né inviano alla nostra redazione loro comunicati. Per questo motivo non siamo in grado di riportarvi quanto sostenuto dall’associazione ambientalista.

Di contro però, possiamo riportarvi la dura reazione dell’Asl di Taranto, che ha duramente contestato l’iniziativa dell’associazione così come la validità scientifica dei dati diffusi ieri. “Fare un confronto tra latte materno, latte crudo e prodotti lattiero-caseari è sconvolgente perché il latte materno non è un alimento come il latte di capra o il formaggio. Il latte materno ha un valore per cui l’Oms e tutte le organizzazioni mondiali hanno sempre raccomandato che l’allattamento al seno è sempre da preferire a qualsiasi altra alimentazione, qualunque sia il livello di contaminazione del latte materno”. Lo ha dichiarato all’ANSA il presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva nonché direttore del dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto, Michele Conversano.

“Anche a coloro che hanno allattato sotto Chernobyl o dopo l’incidente di Bophal – aggiunge Conversano, che è stato anche consulente della procura di Taranto in indagini sull’Ilva – l’Oms ha detto che si deve sempre allattare al seno qualunque sia la contaminazione. Che ci sia a Taranto una contaminazione lo denunciamo noi da 20 anni e, purtroppo, lo sappiamo tutti, ma che si possano provocare delle reazioni naturali nelle donne tarantine che stanno allattando e che stanno ora pensando di avvelenare i loro bambini non è possibile, nessuno se lo può permettere”. “Noi – aggiunge – abbiamo proposto all’Istituto superiore della sanità, che lo ha approvato, uno studio scientifico sulla ricerca di diossina nel latte materno di 300 donne per valutare la contaminazione nel tempo”. “Il lavoro fatto dalle associazioni – conclude – è meraviglioso nel denunciare il caso ma bisogna essere molto cauti perché sull’allattamento al seno si va a toccare un tasto molto delicato. Il problema è psicologico: non si può toccare la mamma in quel momento”.

“Questo genere di notizie e’ una forma di becero terrorismo psicologico: ora basta con questi dati, stiamo esagerando”. Così invece, Oronzo Forleo, responsabile della terapia intensiva neonatale e della neonatologia dell’ospedale ‘Santissima Annunziata’ di Taranto, dopo i dati sul latte materno contaminato da diossina e da Idrocarburi policlinici aromatici diffusi dagli ambientalisti che hanno compiuto esami su una decina di donne tarantine. “Se facciamo passare l’idea – spiega Forleo, sostenitore della campagna sull’allattamento al seno – che le donne, con il latte materno, passano diossina ai figli e li avvelenano, dovremmo dire anche che la placenta è la riserva più importante di diossina e PCB: ma non per questo si può consigliare alle donne tarantine, e a coloro che vivono nelle grandi aree industriali del mondo, di non procreare più”.

“Tutte le autorità mondiali – rileva Forleo – hanno affermano che non si può limitare il latte materno. Evitando il latte materno vado a creare un danno neuro-comportamentale oltre che culturale. Gli ambientalisti dicono di fare questi esami presso istituti accreditati, ma l’unico accreditato è l’istituto zooprofilattico di Teramo”. “E poi – conclude il medico – se non facciamo prendere ai bimbi il latte materno compreremo il latte vaccino (compreso quello artificiale in polvere): e dove vivono le mucche, su Marte? E’ indispensabile spiegare che il latte materno, diossina o no, è il miglior alimento, anche per bambini prematuri. I prematuri estremi (quelli sotto i 750 grammi di peso) hanno maggiori possibilità di sopravvivenza, soprattutto se la loro alimentazione è costituita da latte materno”.

 (dal TarantoOggi del 31 maggio 2014)

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