Le navi verso Gaza sfidano Israele | Ci sono italiani a bordo e il governo è spaccato | Rischio scontro internazionale?

La Global Sumud Flotilla, continua il suo viaggio verso Gaza con l’intento di rompere simbolicamente il blocco navale israeliano
La missione per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese sta sollevando polemiche e discussioni. A bordo ci sono attivisti provenienti da diversi Paesi, tra cui un consistente gruppo di italiani.
Il viaggio, carico di tensioni, si è trasformato in un caso diplomatico che divide l’opinione pubblica e preoccupa i governi.
La missione è stata pensata con uno scopo preciso: denunciare la crisi umanitaria a Gaza e mettere in discussione la legalità e l’efficacia dell’assedio marittimo imposto da Israele.
Secondo gli organizzatori, impedire a navi civili di portare aiuti viola il diritto internazionale umanitario. Tuttavia, il rischio concreto è che le imbarcazioni vengano intercettate, bloccate o addirittura attaccate dalle forze israeliane, come già accaduto in passato in operazioni simili.
Israele e il suo comportamento bellicoso
Questa missione non è la prima. Nel 2010 un’altra missione la Freedom flotilla fu bombardata da Israele e morirono civili. Questo provocò talmente tanto sdegno internazionale da costringere Israele a mettere un freno al blocco imposto alla Palestina.
Come vedete la politica bellicosa israeliana non è recente. Il paese non vuole l’apertura di un corridoio umanitario ed è per questo che i governi si spaccano in tema di missioni umanitarie. Ma sono fondamentali per cambiare il contesto e dare nuovo slancio.
L’Italia si è trovata spaccata
Il governo Meloni ha chiesto che gli aiuti vengano inviati attraverso canali ufficiali, come i corridoi umanitari via terra o via Cipro. Il presidente Mattarella ha lanciato un appello alla prudenza, preoccupato per l’incolumità dei cittadini italiani coinvolti. Dall’altro, numerosi attivisti hanno rifiutato di abbandonare la missione, accusando l’esecutivo di voler “mettere il silenziatore” alla solidarietà.
L’agenzia europea Frontex ha rifiutato ogni coinvolgimento, ricordando che non è autorizzata a offrire supporto militare. Anche le forze armate italiane non scorteranno la missione: il governo ha promesso solo assistenza consolare e protezione civile in caso di emergenza. Questo eccesso di diplomazia potrebbe fare in modo che si ripeta una tragedia. Gli episodi del passato di attacchi contro chi cercava di portare aiuto sono ancora vivi nella memoria collettiva. In questo clima politico, con il conflitto israelo‑palestinese ancora in corso e la tensione alle stelle, ogni mossa può diventare una miccia. Un attacco alle navi civili potrebbe scatenare una crisi diplomatica tra Europa e Israele, e trasformare un’azione simbolica in un dramma internazionale.