Il corpo come misura del talento: perché nel cinema le donne subiscono più pressioni | Demi Moore ne parla in un’intervista

Il doppio standard dell’immagine femminile rispetto a quella maschile impera sovrana al cinema e nel mondo “reale”.
Il corpo delle attrici è spesso trattato come un’estensione del personaggio che interpretano. A differenza dei colleghi uomini, alle donne è richiesto di incarnare un modello di bellezza preciso.
La performance non basta: il corpo deve essere “giusto”, “armonioso”, “presentabile”.
Questo modo di giudicare le donne, in cui la professionalità femminile viene inevitabilmente filtrata attraverso l’estetica, è presente da sempre.
Una professionista blasonata come Demi Moore in un’intervista a Vanity Fair ha raccontato l’imbarazzo vissuto durante le riprese di Codice d’onore a causa della sua gravidanza.
La maternità della Moore ai tempi del film Codice d’onore
Secondo quanto riferito dall’attrice, Tom Cruise era a disagio, la produzione le chiedeva di restare in forma e l’attrice ha partorito con due settimane di anticipo, perché praticava attività sportiva continua per restare in forma. Ha rivelato quanto sia radicata questa mentalità: la sua condizione naturale di donna e madre era percepita come un ostacolo, un elemento di disturbo nel rigido canone della perfezione hollywoodiana.
La maternità, nel cinema come in molti altri ambiti, è ancora vista come qualcosa da nascondere. Le attrici sono spinte a tornare sul set subito dopo il parto, a ritrovare la forma fisica precedente come se il corpo femminile non avesse diritto a mutare. Sovente avete assistito a donne che nel giro di due mesi sono rientrate sul set ancora più snelle di prima della gravidanza.

Differenze tra uomini e donne al cinema
Il corpo maschile nel mondo del cinema è molto più controllabile. Gli uomini ottengono ottime parti a qualsiasi età. Alle donne invece sembra sia imposta una data di scadenza con buoni script solo fino ad una certa età. Poi ad un certo punto c’è una lunga serie di ruoli di “madre di” o parti secondarie.
Questa è un’imposizione che tradisce la paura dell’industria verso ciò che non controlla: la vita reale, la trasformazione, l’imperfezione. Le donne, a differenza degli uomini, sono costrette a scegliere tra autenticità e accettazione professionale. La Moore stessa si domanda perché una donna non possa essere madre e attrice allo stesso tempo. Ha messo a nudo il cuore del problema: un sistema che confonde l’immagine con l’identità. Ovviamente, il cinema è un’industria e l’industria vive di immagini. Tuttavia, le attrici non possono essere solamente corpi idealizzati. L’attrice di The Substance ha dimostrato quanto il senso di quel film sia incredibilmente reale.
