Da Chiara Poggi a Rosa e Olindo | In Italia si ha il sentore che le indagini siano condotte molto male | Verità o bugia?

In Italia, si avverte una certa confusione nelle indagini giudiziarie, come nei casi di Olindo e Rosa, Yara Gambirasio o Alberto Stasi.
Negli ultimi anni con il continuo riaprirsi di cold case e conseguenti dibattiti mediatici ha generato un senso di incertezza nella capacità di indagine delle autorità.
Questo sentore comune è il risultato di una combinazione complessa di fattori sistemici, culturali e istituzionali.
Uno dei principali problemi è l’eccessiva mediatizzazione dei casi giudiziari. I media italiani spesso trattano i processi come spettacoli, diffondendo dettagli ancora prima che siano verificati. Questo può influenzare l’opinione pubblica. Il sensazionalismo porta a creare “colpevoli” o “vittime” ideali molto prima che ci siano prove certe.
Questo altera la percezione delle persone generando un fenomeno quasi lombrosiano, dal momento che il colpevole è deciso aprioristicamente ancor prima del processo.
Giustizia italiana
Un altro fattore che genera incertezza è la struttura della giustizia italiana, che prevede tre gradi di giudizio. In teoria è una garanzia, ma in pratica sovente conduce a sentenze contraddittorie tra un grado e l’altro, come accaduto nel caso di Stasi, inizialmente assolto nei primi due gradi per poi veder ricusare le sentenza in Cassazione ed esser condannato nell’appello bis.
La lunghezza dei processi e la possibilità di appelli infiniti creano una percezione di disorganizzazione. Le persone, non leggendo le motivazioni delle sentenze, non possono capire come mai i giudici in diritto arrivino a conclusioni diverse.

Le indagini
Il tasto dolente restano le tecniche investigative, che non sempre sono aggiornate o gestite in modo rigoroso. In molti casi famosi, ci sono stati errori nella raccolta delle prove (contaminazioni, mancata conservazione del DNA, perizie discutibili). Nel caso Yara Gambirasio, ad esempio, l’identificazione del presunto colpevole ha richiesto anni e ha coinvolto un’indagine genetica complessa e non priva di critiche.
Il problema che genera un percezione di sfiducia nelle istituzioni come polizia e magistratura è questo. Le persone non comprendono come sia possibile “perdere prove” o “non repertarle” e questo alimenta il fuoco dell’incertezza. Dal momento che il passo a teorie complottistiche o sospetti su persone è il secondo step di queste indagini percepite come approssimative. Il caso Stasi è emblematico: a distanza di anni, molti continuano a dubitare della colpevolezza o innocenza, alimentati da incongruenze mai chiarite completamente. Tutti questi fattori rendono difficile per l’opinione pubblica distinguere la verità giudiziaria da quella costruita dall’informazione o dal dubbio.