Microespressioni facciali: cosa sono e perché dicono più di mille parole

Forse non lo sapete ma la comunicazione non verbale è quella che può tradire le vostre vere emozioni. Fate attenzione.
Una serie tv “ Lie to me” con protagonista Cal Lightman (Tim Roth), uno psicologo specializzato nella comunicazione non verbale, è molto utile per capire se qualcuno mente. Il carismatico professore sa comprendere le emozioni provate dagli interlocutori e soprattutto la loro effettiva sincerità.
I suoi studi sulle microespressioni sono iniziati a causa di un video di sua madre ricoverata in psichiatria. Per tutto il video la donna sosteneva di sentirsi meglio, di essere pronta per tornare a casa. Visionando il filmato a rallentatore, il dottor Lightman vide in lei un’espressione mimica di tristezza, sfuggita al medico che stava valutando l’effettiva sanità della donna. Infatti la donna si uccise.
Il focus di questa serie è che tutti mentono. Le teorie sulle microespressioni hanno subito un grande boost negli ultimi tempi.
Questo perché si è capito che le emozioni primarie sono innate, geneticamente determinate e automatiche nella loro manifestazione.
La sensazione che qualcuno dica una cosa, ma il suo viso racconta altro
Il volto non mente mai e per un frazione di secondo un’emozione semplice e innata può rivelarsi mentre vi dice altro. Le microespressioni sono movimenti rapidissimi. Avvengono in modo automatico e incontrollato, rivelando emozioni autentiche, anche quando si vuole nasconderle.
Il pioniere degli studi sulle microespressioni è lo psicologo Paul Ekman, che ha individuato sette emozioni base visibili universalmente nei volti umani: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura, Disgusto, Sorpresa e Disprezzo. Il volto può tradirvi con una rapida contrazione delle sopracciglia, un accenno di smorfia o uno sguardo sfuggente.

Leggere le microespressioni
Riconoscere le microespressioni vi permette di andare oltre le parole, cogliendo ciò che una persona prova davvero, anche se non lo dice apertamente. La gioia è contraddistinta dalla comparsa delle rughe “a zampa di gallina”, dell’innalzamento delle guance e del movimento dei muscoli facciali verso l’alto. La tristezza ha le palpebre superiori cadenti e un lieve abbassamento degli angoli della bocca.
La rabbia prevede il corrugamento della fronte e la contrazione delle labbra. Il disgusto si riconosce in quanto compaiono delle rughe all’attaccatura del naso e il labbro superiore si solleva distaccandosi da quello inferiore. La paura vede l’innalzamento delle sopracciglia, la tensione della palpebra inferiore e l’allungamento orizzontale delle labbra verso le orecchie. Infine la sorpresa è contraddistinta dall’innalzamento delle sopracciglia e dall’apertura di occhi e bocca. Controllate e cercate di decifrare i volti.