Friedrich Merz floppa | Per la prima volta nella storia della Repubblica Federale tedesca un cancelliere non ottiene la fiducia

La fiducia negata a Merz mostra una Germania in difficoltà e vittima di una campagna di pressione che ha un nome solo: Donald Trump.
Nelle ultime settimane, le tensioni tra Berlino e Washington sono passate da un fenomeno nascosto a dichiarazione aperta e le elezioni del cancelliere hanno patito per questo gioco delle parti.
Tutto è evidente sul piano economico, dove i dazi imposti dagli Stati Uniti hanno colpito come cecchini i settori più esposti dell’economia tedesca.
Poi è esploso il problema alla NATO, dove Trump ha ribadito il suo concetto di “pagate o vi lasciamo soli”. Merz ha subito quindi un duro colpo sul fronte per lui più ostico, ossia la politica interna tedesca.
Quando il Bundesamt für Verfassungsschutz ha classificato l’AfD come “organizzazione estremista di destra”, la reazione americana è stata immediata e pungente. Marco Rubio, ha parlato di “tirannia mascherata”. JD Vance, vicepresidente, ha accusato il governo tedesco di voler “distruggere” il partito più votato dell’Est del paese. Elon Musk ha rilanciato. Steve Bannon ha benedetto l’AfD .
Washington difende la destra
Le dichiarazioni alquanto fumantine di Washington sono state rese note, mentre Merz stava cercando di formare un governo in grado di tenere fuori l’AfD.
Il messaggio che è passato in questo momento politico complesso per la Germania è risultato chiaro. L’America legittima l’opposizione più radicale, ha il suo benestare e ne condivide i principi. In questo modo l’AfD guadagna terreno, nei sondaggi e nei palazzi.

Come il cancelliere in pectore è riuscito a perdere
Merz avrebbe dovuto far ripartire la Germania ma è stato un disastro. Il deputato è stato tradito da 18 franchi tiratori della sua parte politica e il parlamento è piombato nel caos. La procedura tedesca prevede una nuova votazione entro 14 giorni e deve essere organizzata bene per evitare un altro fallimento.
L’Afd dichiara apertamente che bisogna andare di nuovo alle urne, perché solo lei potrà dare un nuovo impulso all’Europa. Accusa apertamente Merz di avere ideologie sinistroidi. Il voto mancato del Bundestag è solo il sintomo di questa pressione. Non è un inciampo tecnico, è un avvertimento geopolitico. Un governo che nasce sotto attacco, in un’alleanza precaria e con una strategia ostile che arriva da chi, fino a ieri, era partner fondamentale. Manifesti i giocatori di questa partita politica che può rivelarsi pericolosa. Gli sfidanti sono un centro logoro e un’estrema destra sdoganata, tra un atlantismo condizionato e un’autonomia strategica ancora incerta. Per ora, la fiducia non c’è.