TARANTO – Poteva trasformarsi in una tragedia la caduta da una gru Ilva (DM5) di una puleggia di grosse dimensioni, episodio accaduto ieri pomeriggio a IMA1, al IV sporgente del porto di Taranto. La puleggia si è staccata da un’altezza di circa 60 metri, senza comportare fortunatamente alcuna conseguenza per i lavoratori. A fronte di ciò, le Rsl della Fim Cisl hanno inoltrato una richiesta di incontro alla Direzione Aziendale.
“Questi mesi non si trasformino in un limbo pericoloso – scrive oggi in una nota Valerio D’Alò, segretario generale della Fim Cisl di Taranto e Brindisi che si sofferma sulle diverse criticità che caratterizzano le attività del siderurgico – una gestione ibrida in cui il passaggio tra “uscenti” e “subentranti” causa incertezze e brusche frenate al rilancio dello stabilimento. Ci si trova di fronte a situazioni paradossali, in cui anche per evitare spese di esigua entità non vengono svolte manutenzioni fondamentali sia sotto il profilo della sicurezza sia dal punto di vista dell’operatività dello stabilimento, come verificatosi nell’area a caldo.
Non comprendiamo le ragioni e la logica che porta a fermare i mezzi per mancanza di
pezzi di ricambio da poche decine di euro (come più volte denunciato dalle RR.LL.SS.), per poi – a causa della indisponibilità degli stessi – affidare per il medesimo servizio grossi appalti incomprensibili a ditte esterne. Contestualmente si frenano gli investimenti che potrebbero riavviare le linee dei tubifici, mettendo a rischio anche le certificazioni in possesso di Ilva per gli stessi.
Non meno preoccupazioni destano le gestioni delle fermate per manutenzione, dove alle aziende viene commissionato un lavoro, che subisce importanti variazioni o riprogrammazioni in corso d’opera per mancanza di liquidità. Questo non fa che aggravare la condizione di precarietà e di incertezza, ulteriormente appesantita anche da pagamenti non proprio celeri da parte della attuale gestione Ilva, nei confronti delle aziende dell’appalto e dell’indotto, ormai in seria difficoltà.
La mancanza di manutenzione fa si che si verifichino incidenti mai successi prima: le
due rotture in tre giorni dei carri siviera. Non è accettabile che a pagare siano i lavoratori, prima con abbassamento dei livelli di sicurezza e poi con la cassa integrazione, quando la situazione raggiunge il limite.
Leggiamo favorevolmente la volontà della cordata Am Investco di voler anticipare il
crono programma sull’Aia, ma nello stesso tempo – in questa fase – non comprendiamo
l’atteggiamento messo in campo dalla attuale gestione che va in tutt’altra direzione.
A chi gestisce attualmente le sorti dell’Ilva chiediamo di operare con cognizione e
responsabilità, contribuendo a mantenere sempre e comunque gli impianti in sicurezza”.
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