Ilva, Pugliese (Uil): operazione speculativa per chiudere gli stabilimenti
“Dieci decreti Renzi e quattro anni di gestione dei commissari, della cui presenza ed efficienza nessuno si è mai accorto, mentre i lavoratori e i cittadini si accorgevano e si accorgono ancora degli enormi danni ambientali e alla salute procurati, in uno stato di costante inosservanza dei provvedimenti AIA (autorizzazione integrata ambientale). Anni di tribolazioni che, alla fine, hanno partorito una soluzione che rischia di essere addirittura peggiore, o quantomeno di non risolvere il dramma occupazionale, ambientale e sanitario che da anni sta travolgendo la città”.
Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, ritiene “non credibile il piano industriale di Arcelor-Mittal-Marcegaglia”, la cordata che si è aggiudicata l’Ilva a seguito della firma del decreto da parte del Ministro Calenda.
“E’ un’operazione meramente speculativa, si punta, senza troppi convenevoli, alla chiusura progressiva dello stabilimento – attacca Pugliese – ponendosi come unico obiettivo quello di accaparrarsi le quote di produzione di acciaio assegnate all’Ilva dall’Unione Europea, sfruttando fino all’osso gli impianti dell’area a caldo, per la quale non ci sarà alcun futuro, per poi procedere alla fornitura di bramme attraverso gli altri stabilimenti Arcelor-Mittal sparsi per il mondo, che notoriamente hanno un enorme surplus produttivo da smaltire.
Del resto, il trasporto delle stesse bramme dal Belgio a Taranto, per poi far ripartire il prodotto finito verso le varie destinazioni, non avrebbe alcuna convenienza economica. Inoltre, Arcelor-Mittal cancella i tubifici, finora il fiore all’occhiello dell’Ilva, ma allo stesso tempo in scomoda concorrenza con la socia di cordata Marcegaglia che, è bene ricordarlo, con Taranto ha un’esperienza poco rassicurante, visto che qualche anno addietro acquisì gli stabilimenti di Belleli e Simi, salvo poi licenziare tutti per rivestire i capannoni di pannelli fotovoltaici, incassando milioni di euro in produzione energetica alla faccia dei lavoratori e dei cittadini ionici.
Insomma, il programma è chiaro: sottrarre ogni sorta di autonomia produttiva e d’azione all’Ilva, in modo tale da poter optare in qualsiasi momento alla chiusura degli stabilimenti italiani, eliminando un antagonista dal grandissimo potenziale, ritrovandosi fra le mani un’area immensa, grande due volte e mezza la città di Taranto, senza dimenticare i 950mila metri quadrati dell’area portuale con relativi sporgenti, il tutto assegnato con concessione cinquantennale”.
Secondo Pugliese, inoltre, “i tempi stabiliti per il programma Ambiente 2023 della nuova cordata sono lunghi e incompatibili con le emergenze del territorio tarantino. Sempre per ciò che concerne le bonifiche, peraltro, l’idea sarebbe di coinvolgere gli esuberi, circa 6mila, della pianta organica. Assurdo: questi lavoratori andrebbero a finire in una bad company, che al di là della discutibile tenuta economica, al termine dei lavori di bonifica potrebbe dare il benservito a tanti lavoratori, che poi, dopo due anni, non potrebbero essere ricollocati altrove”.
Proprio la questione occupazionale riveste un ruolo prioritario in quella che Pugliese ritiene “la battaglia delle battaglie per l’Ilva”. “Il Ministro Calenda – spiega – ha rifiutato ogni tipo di confronto previo con i sindacati, partendo in quarta e chiudendo in solitudine la procedura di aggiudicazione, senza prendere in considerazione le nuove proposte della Jindal perché, secondo Calenda, non sarebbe da Paese serio cambiare in corsa le procedure di gara. Strano che la Francia, Paese certamente non meno serio dell’Italia e il suo presidente Macron, non certo meno serio di Calenda, abbiano appena rimesso in discussione l’accordo per l’acquisto di Stx France da parte di Fincantieri… Ma ciò che colpisce è l’atteggiamento di Calenda nei confronti del sindacato, messo dinanzi a un ricatto bello e buono, come nel caso di Alitalia. Il messaggio è forte e chiaro: senza l’assenso dei rappresentanti dei lavoratori, l’operazione salterà. Insomma, o bevi o affoghi, la responsabilità è solo vostra, da parte nostra è già tutto deciso. Il che la dice lunga sulle reali intenzioni del Governo sull’Ilva”.
“Il sindacato non deve rimanere solo a fare muro nei confronti di una morte annunciata, ma ha bisogno del supporto del territorio e delle istituzioni – è l’appello conclusivo di Pugliese – tutta la classe politica, la Regione Puglia, il Comune e la Provincia di Taranto, i movimenti civici e le forze socio-economiche hanno il dovere di mobilitarsi per difendere un patrimonio fondamentale, non solo occupazionale, della nostra regione e del nostro Paese”.