Taranto al voto: dal nuovo sindaco arrivi un calcio all’immobilismo

sindaco Taranto

TARANTO – Siamo in un limbo temporale, un periodo in cui nulla si decide e nulla si muove a Taranto. L’imminenza delle elezioni e del passaggio dell’Ilva ai privati richiederebbero chiarezza e trasparenza su alcune questioni che sembrano invece essere state quasi del tutto dimenticate o rimandate a chissà quando. Taranto sembra una terra bisognosa sì di cambiamento, ma in cui, come nel romanzo Oblomov di Goncarov, la pigrizia di chi dovrebbe amministrarla porta al completo immobilismo decisionale e gestionale.

I continui rinvii della scelta del gruppo privato che subentrerà all’amministrazione straordinaria di Ilva è l’espressione più palese di tale situazione. Gestione privata dell’acciaieria ed elezione del nuovo sindaco sono evidentemente due volti di una stessa medaglia: quale futuro per Taranto? È chiaro ormai che i grandi manovratori delle politiche industriali nazionali, quelli che a furia di decreti hanno tenuto in piedi un’azienda che probabilmente avrebbe seguito un destino diverso, aspettano trepidanti l’elezione del prossimo sindaco magari fornendo anche una linea precisa.

In mano a chi andrà Taranto? A un sindaco che strizzerà l’occhio alla grande industria con un atteggiamento di riverente accondiscendenza a ciò che Roma imporrà dall’alto (esattamente come è avvenuto per tanti anni) oppure a chi contrasterà eventuali piani industriali disarmonizzati rispetto ad una situazione di aumentato danno sanitario della popolazione? Nel caso in cui  dovesse prevalere la prima ipotesi, il gruppo privato subentrante ai commissari avrebbe certamente gioco facile nell’imporre un piano industriale non troppo penalizzante per la produzione in cambio di mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

Decarbonizzazione, forni elettrici, copertura parchi minerali potrebbero forse diventare puri esercizi di ambientalizzazione virtuale che resterebbero tali per chissà quanto tempo. Un futuro sindaco più attento alle problematiche del danno sanitario ed ambientale legato alla produzione industriale potrebbe invece ostacolare non poco i piani di un privato a caccia di profitti e probabilmente ben supportato da una parte dei media.

Un sindaco infatti, pur non avendo poteri tali da influire in modo assoluto sulla governance di una azienda grande come Ilva, può certamente intervenire con atti amministrativi in grado di ostacolarla ove fosse necessario. Ma la cessione dell’acciaieria ai privati non è l’unica questione che viene rimandata in questo periodo elettorale. Vi è per esempio il problema delle bonifiche che procedono con grande lentezza (secondo i dati del Ministero siamo fermi all’ 8% del SIN) e anche qui ci vorrebbe l’intervento di un sindaco ben deciso a dare una accelerata a queste indispensabili opere (leggi qui).

Ma esempi di attuale immobilismo ce ne sono tanti: la scarsa azione amministrativa contro l’abusivismo edilizio, la mancata estensione della raccolta differenziata a tutti i quartieri della città, il contrasto all’illegalità diffusa (commercio abusivo, parcheggiatori, microcriminalità), misure urgenti per salvare il salvabile in una Città vecchia soggetta a crolli e degrado.

Vi è poi la questione nuovo ospedale San Cataldo. Malgrado le rassicurazioni di Comune e Regione, l’iter burocratico per la posa della prima pietra è ancora lungi dal completarsi e il timore è che i tempi per usufruire dei finanziamenti Cipe possano scadere. Anche in questo caso, il prossimo sindaco dovrà chiedere con forza la effettiva realizzazione di questa struttura sanitaria ormai indispensabile per l’utenza.

Sempre in ambito sanitario, vogliamo segnalare la mancata pubblicazione dei dati 2012 del Registro tumori che, stando alle dichiarazioni rilasciate dalla dott.ssa Mincuzzi a Bari nel settembre scorso in occasione della presentazione del Rapporto tumori 2015, sarebbe dovuta avvenire già negli scorsi mesi (leggi qui). Siamo certi che questo ritardo sia dovuto a motivi contingenti, ma di fatto coincide con una fase in cui sarebbe utile avere a disposizione dati sanitari quanto più aggiornati per decidere meglio su future scelte industriali.

Così come non dimentichiamo la mancata presentazione a Taranto dello studio sugli effetti dei metalli pesanti sulla salute di donne e bambini. Lo studio di biomonitoraggio sugli inquinanti voluto dall’Istituto Superiore di Sanità è stato presentato, infatti, soltanto a Roma, il 7 dicembre scorso, con la rassicurazione da parte del dottor Michele Conversano, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, e del sindaco Ezio Stefàno, che a breve sarebbe stato organizzato un incontro anche a Taranto, proprio dove abitano le vittime dei metalli pesanti. Così, finora, non è stato (leggi qui).

E pensare che il prof. Roberto Lucchini, docente di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Brescia, e consulente della Asl di Taranto nell’ambito di tale studio, in un’intervista rilasciata a InchiostroVerde.it, ci aveva messo in guardia: “A Taranto c’è un problema”, riferito alle criticità riscontrate –  ritardo intellettivo (QI), iperattività e deficit dell’attenzione, autismo, ansia e depressione – nel campione esaminato: bambini di età compresa tra 6 e 11 anni (leggi qui) residenti nel rione Tamburi, quello più esposto agli inquinanti (a cominciare dal piombo).

Aspettiamo, allora, un altro mese circa: non ci resta che contare i giorni che ci separano dalle elezioni comunali e fare il tifo, seguendo ognuno le proprie convinzioni e la propria sensibilità, per candidati finalmente disallineati con le politiche amministrative degli ultimi anni di questa città. Votiamo un sindaco che non si limiti a mandare letterine e a seguire direttive da Roma, ma che cominci a dare calci – veri – all’immobilismo.

In collaborazione con Alessandra Congedo

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