Depuriamo l’acqua: dall’uso al riuso. Processi virtuosi e nuove opportunità

 

L’Europa ci chiama con forza e da tempo a tutelare le nostre acque. La strada sembra essere ancora in salita: reti vecchie, investimenti talvolta insufficienti e sanzioni dall’Unione Europea per i ritardi nella depurazione. Un ritardo che si estende a tutta la Penisola, coinvolgendo 14 regioni, e che è costato all’Italia tre procedure d’infrazione, due sentenze di condanna da parte della Corte di giustizia europea e una multa di 62,7 milioni di euro comminata dalla Commissione Ue. La mancata depurazione non ha solo un costo in termini economici ma anche ambientali, infatti si ripercuote sulla qualità delle acque marine e superficiali, come emerso dai monitoraggi effettuati in questi anni da Goletta Verde.

Nel tentativo di mantenere al centro del dibattito nazionale e internazionale un tema di primaria importanza, quest’anno la Giornata Mondiale dell’Acqua – istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata in Italia a partire dal 2001 – è dedicata proprio alla “Wastewater”, ossia alle acque reflue che, dagli impianti di depurazione civili e industriali, vengono scaricate nei corpi d’acqua.

Le acque di scarico sono oggetto di studio e di dibattito in tutto il mondo per le conseguenze del loro sversamento in acque superficiali o per la loro possibile riutilizzazione. Il riuso è fondamentale: basti pensare che in Italia, in media, un terzo dell’acqua immessa nelle tubature finisce sprecata. Tuttavia, un dato positivo arriva dalla Puglia, dove sono in corso iniziative finalizzate al perseguimento delle pratiche irrigue per il riuso in agricoltura delle acque reflue urbane.

“Oggi si corre ai ripari di fronte alle bacchettate dell’Unione Europea – ha commentato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – Finora la questione della depurazione è stata l’ultima delle priorità e oggi i ritardi si riversano nell’ambiente in termini economici, visto che abbiamo iniziato a pagare le multe europee dal 1° gennaio 2017. È arrivato, però, il momento di trasformare il problema in opportunità, riqualificando o costruendo nuovi impianti di depurazione e facendoli diventare luoghi di produzione. In una nuova economia circolare le acque reflue depurate e la materia organica possono essere riutilizzati in una catena di valore”.

Il tema scelto per il 2017, proposto da UN-Water, organo inter-agenzie delle Nazioni Unite che si occupa di sostenere gli Stati nei loro sforzi legati all’acqua e alle problematiche connesse, in particolare quelle sanitarie, induce a riconsiderare l’importanza degli impianti depurativi, unici strumenti attraverso i quali si può riportare l’acqua alla sua purezza originaria, senza sprechi. Un processo che porta vantaggi a tutto l’ecosistema: basti pensare che persino i fanghi, una volta separati dall’acqua, possono essere utilizzati per creare compost agricolo.

Questo è ciò che avviene, per esempio, presso il depuratore di Noci (Ba), impianto a membrane microporose dall’elevata capacità depurativa, dove questa mattina si è tenuta l’iniziativa Depuriamolacqua: dall’uso al riuso. Processi virtuosi e nuove opportunità, organizzata in occasione dellaGiornata Mondiale dell’Acqua da Legambiente Puglia, con il patrocinio di Assessorato alla Mobilità, Lavori Pubblici, Risorse idriche e Tutela Acque della Regione Puglia, Comune di Noci, Acquedotto Pugliese, Autorità Idrica Pugliese e Arpa Puglia, a cui hanno partecipato Domenico Nisi, sindaco del Comune di Noci, Lucia Parchitelli, Assessore all’Ambiente del Comune di Noci, Giovanni Giannini, Assessore Mobilità, Lavori Pubblici, Risorse Idriche e Tutela Acque della Regione Puglia, Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia, Nicola De Sanctis, Presidente Acquedotto Pugliese,Nicola Giorgino, Presidente Autorità Idrica Pugliese, Luca Pucci, Presidenza Comitato Scientifico Legambiente, Francesco Fatone, Coordinatore Azione di innovazione Horizon2020 Smart-Plant, Nicola Ungaro, Direttore Scientifico Arpa Puglia, Vito Uricchio, Direttore CNR-IRSA e Giorgio Zampetti, Responsabile Scientifico Legambiente, moderati da Antonio Stornaiolo. All’iniziativa di Legambiente hanno partecipato anche gli alunni delle scuole elementari che, oltre a visitare il depuratore, hanno preso parte a laboratori ludico esperienziali sull’acqua.

Sul fronte della depurazione, in Puglia sono 185 i depuratori a servizio degli agglomerati pugliesi. Su 85 di essi sono in corso interventi di potenziamento, grazie ad un importante piano di investimenti, per fronteggiare criticità e situazioni irrisolte che possono rendere inefficace la depurazione dei reflui. La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Scendono a 5 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere (come nel caso di Casamassima Vecchio, Cassano delle Murge Vecchio, di cui è imminente la dismissione, Lesina Marina, Manduria Vecchio e Martina Franca). Da 37 passano a 27 i Comuni sottoposti a procedura d’infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della Direttiva Comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane.

Tra i fattori che possono mandare in tilt il servizio di depurazione ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia). Attualmente, le irregolarità nel refluo in ingresso riguardano 35 impianti di depurazione, ossia circa il 19%del totale. Anche i cittadini, gettando nel lavandino o nel wc i rifiuti, possono creare criticità al servizio di depurazione.

Ecco perché Legambiente Puglia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, lancia la campagna di educazione ambientale “Non si butta un tubo nei tubi”, un vademecum realizzato per identificare i rifiuti da non buttare mai nel wc o nel lavandino, come i prodotti per l’igiene personale, quali salviette struccanti, cotton fioc, cerotti, oli e grassi da cucina, oggetti in lattice e plastica, vernici e diluenti (leggi qui il vademecum), al fine di non intasare i sistemi fognari e favorire così una corretta depurazione delle acque.

“Con l’evento di oggi vogliamo fare il punto sulla depurazione nella nostra regione e sensibilizzare i cittadini su un problema che, spesso, resta lontano nella loro percezione – ha aggiunto Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Tutti noi possiamo contribuire a rendere ben funzionante il nostro sistema idrico. Infatti, i rifiuti che scarichiamo giù per le nostre tubazioni non scompaiono e creano molti danni all’ambiente, compromettono il corretto funzionamento del sistema fognario e degli impianti di depurazione, finendo sulle spiagge e in mare. La campagna “Non si butta un tubo nei tubi”nasce per informare sui comportamenti da tenere per favorire una corretta depurazione delle acque. In Puglia, negli ultimi anni la situazione è migliorata, sono diminuiti gli impianti che scaricano in falda ed è sceso il numero dei Comuni sottoposti a procedura di infrazione. Inoltre, è chiaro l’impegno della Regione verso interventi di potenziamento dei depuratori e verso l’attivazione di iniziative finalizzate al perseguimento delle pratiche irrigue per il riuso in agricoltura delle acque reflue depurate e affinate”.

In Puglia sono 6 gli impianti di affinamento attivi ma è in aumento il numero degli impianti di depurazione già attrezzati per restituire acqua ai fin irrigui. A tal fine, la Regione Puglia ha invitato Comuni, Consorzi di Bonifica, ARIF ed Enti Parchi, e soggetti gestori di aree naturali protette, a presentare una manifestazione di interesse per il finanziamento di interventi rivolti all’attivazione e all’esercizio dei sistemi di recupero e riutilizzo in agricoltura delle acque reflue urbane depurate. Su 72 manifestazioni pervenute, 13 sono stati gli interventi ammessi con finanziamento, per un totale di oltre 34 milioni di euro, e 51 quelli ammessi con riserva.

“La Regione Puglia da qualche anno è impegnata nell’attivazione di tutte quelle iniziative, sia regolamentari che infrastrutturali, finalizzate al perseguimento di pratiche irrigue in agricoltura attraverso il riutilizzo delle acque reflue urbane – ha precisato Giovanni Giannini, Assessore Mobilità, Lavori Pubblici, Risorse Idriche e Tutela Acque della Regione Puglia – Il progetto del riuso di acque reflue in agricoltura è un dovere civico oltre che una necessità. La Puglia è una Regione con grossi problemi di rifornimento di acqua potabile e recuperare le acque reflue urbane per il loro riutilizzo in agricoltura e per altri usi (civili, industriali, ecc.) è non solo una priorità ma diventa una esigenza per la salvaguardia del nostro territorio e per la tutela del soddisfacimento di un bene comune di prima necessità. Oggi la Puglia può vantare di essere all’avanguardia nel settore della depurazione, dell’affinamento dei reflui da depurazione, nonché nella sperimentazione di nuovi ambiti di utilizzo dei reflui medesimi trasformandoli in una risorsa”.

“Abbiamo accolto con molto piacere l’iniziativa di Legambiente – ha concluso il presidente di Acquedotto Pugliese, Nicola De Sanctis – Questa giornata rappresenta una importante occasione per dare valore al nostro impegno quotidiano. Il riuso della risorsa è tema strategico per la nostra regione in considerazione della scarsa disponibilità idrica superficiale. Questa situazione comporta da parte nostra uno sforzo depurativo molto performante rispetto al resto d’Italia. L’impianto di Noci rappresenta una soluzione ottimale: l’acqua affinata praticamente priva di batteri, viene convogliata in un laghetto artificiale, Milecchia, per essere riutilizzata sia per fini irrigui che naturalistici. Un risultato reso possibile grazie ad un gioco di squadra efficace tra tutti gli attori istituzionali coinvolti: Regione Puglia, AIP, Comune di Noci, Acquedotto Pugliese. Quando il territorio si muove in misura coordinata e con comunione d’intenti, i risultati non possono che essere positivi. Sulla quasi totalità dei 185 depuratori a servizio degli Agglomerati pugliesi – ha concluso De Sanctis – sono previsti o in corso interventi per 500 mln € complessivi”.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua è partita #giuilrubinetto, la nuova campagna no profit sullo spreco dell’acqua, sviluppata da Ogilvy Change in collaborazione con Legambiente, per sensibilizzare sullo spreco idrico e per educare all’uso responsabile dell’acqua di rete, rivolta ai bambini delle scuole elementari con l’obiettivo di far abbandonare loro l’abitudine di lasciare scorrere l’acqua mentre si lavano i denti (in media, lavarsi i denti due volte al giorno, per due minuti, comporta uno spreco di 32 litri d’acqua potabile al giorno). Per questo motivo Ogilvy Change ha scelto di rivolgersi ai bambini delle scuole elementari e di veicolare il messaggio educativo attraverso la distribuzione di un nudge, una sorta di “spinta gentile al cambiamento” composta da un simpatico bracciale elastico Aqualoop e da un dépliant informativo sullo spreco d’acqua, scritto con un linguaggio semplice e illustrato in modo vivace e coinvolgente.

Il bracciale Aqualoop svolgerà il ruolo di strumento ludico e didattico. I bambini coinvolti, infatti, saranno invitati a indossarlo e ad avvolgerlo intorno alla leva del rubinetto quando si laveranno i denti. In questo modo ogni volta che la leva verrà alzata per aprire l’acqua, l’elasticità del bracciale la riabbasserà interrompendo il flusso. Con il tempo, inoltre, Aqualoop passerà dalla sfera del gioco a quella di promemoria del comportamento da tenere. Dopo circa un mese la nuova abitudine dovrebbe essersi consolidata: quando il bambino si laverà i denti assocerà il rubinetto al bracciale e, automaticamente, penserà a chiudere il primo senza sfilarsi il secondo dal polso (info su:www.giuilrubinetto.it).

 

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