Taranto, fase tre. Si può, basta volerlo. Davvero però

Giustizia per Taranto

A Taranto è successo qualcosa di molto, molto importante questa mattina. Non c’è stata una semplice manifestazione, un ritorno al primo metodo di lotta che nel 2008 ha aperto gli occhi dell’Italia sul dramma di Taranto. I numeri non contano. C’era tanta gente, per fortuna, ma c’è qualcosa di più che vi avverto: non so se sarò in grado di spiegarvi. Ho deciso però di provarci.

Il 27 luglio del 2012, con la firma da parte di Patrizia Todisco dell’ordinanza di sequestro degli impianti più inquinanti dell’Ilva e i provvedimenti cautelari verso gli indagati, uno spartiacque squarciò la storia di Taranto. C’è un prima e un dopo quella data perché da allora i cittadini sanno. Conoscono le intercettazioni, chi intesseva relazioni per ottenere vantaggi dal sistema Ilva, il motivo di un racconto spesso ovattato da parte della stampa (io non dimentico).

Pochi giorni dopo, il 2 agosto, l’ingresso in piazza della Vittoria dell’Apecar degli operai che poi costituiranno il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, segnerà un altro spartiacque, questa volta per i lavoratori di quella fabbrica: non devono più scegliere tra Cgil, Cisl e Uil ma tra un sindacato aziendalista e la lotta dalla parte della città, loro e dei propri figli. Non starò qui ad elencare le cose belle che grazie ai percorsi intrapresi in quei mesi è stato possibile realizzare.

Permettetemi di ricordare il cuore aperto sul mondo del Primo Maggio, messo su da una manica di pazzi che farebbe di tutto per questa città. Oppure lo sforzo di chi ha studiato giorno e notte per presentare un ricorso alla Corte Europea o per mettere insieme i dati scientifici sui malati e le emissioni. Con rigore, senza cadere nel facile tranello del populismo e dello slogan (quando qualcuno ci ha provato non ha avuto seguito…).

Come dimenticare il sacrificio politico di Angelo Bonelli e dei suoi 13 mila voti alle scorse amministrative, raccolti in un mese di campagna elettorale, che gli sono costati un biglietto di solo andata per l’isolamento politico a livello nazionale. Nel frattempo sono state fatte 12 leggi salva Ilva e l’inquinamento c’è ancora? I personalismi e la frammentazione hanno reso le associazioni civiche e ambientaliste ininfluenti sul piano politico-elettorale? Tutte cose vere, per ora, infatti questa non è una storia a lieto fine ma che può ancora regalare delle sorprese.

Oggi c’è stato il terzo spartiacque. Dopo quasi 5 anni dall’estate del 2012, il corteo era pieno di volti nuovi, per lo più giovani. A cominciare da chi l’ha organizzato. Uomini e donne che non nascono nel vortice di rancore che strazia e divide da anni chi pure rema nella stessa direzione (seppure con strumenti e metodi diversi). Non li cito perché so che dimenticherei qualcuno e poi mi pentirei.

Grazie a loro sarà la fine dell’uomo solo al comando e delle associazioni-persona e l’inizio di un vero percorso collettivo? Molto dipenderà da quanto saranno in grado di rompere i vecchi steccati, unire le persone di buona volontà e lasciare ai margini chi si è lasciato consumare dall’auto-referenzialità. Il nodo della storia a Taranto può ancora essere riallacciato rompendo schemi oramai superati. Proprio come accadde nel 2012. Basta volerlo.

Be the first to comment on "Taranto, fase tre. Si può, basta volerlo. Davvero però"

Tinggalkan komentar