Cara Taranto, ti auguriamo per il 2017 il coraggio di cambiare vento

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TARANTO – Tra qualche ora andrà in archivio il 2016 e potremo dare il benvenuto al nuovo anno che porterà novità positive per Taranto… forse. Una città da anni parzialmente cristallizzata, in cui il tempo sembra essere fermo o rallentato e dove persino le idee spesso ristagnano, girano attorno ai problemi ed evaporano velocemente dissolvendosi nel nulla.

Potrebbe essere il 2001 oppure il 2017 per un ipotetico e distratto viaggiatore del tempo che capitasse a più anni di distanza nella nostra città e non noterebbe differenze sostanziali. Solo con un’attenzione particolare osserverebbe parecchi negozi chiusi, un sistema dei trasporti peggiorato, un traffico ancora più caotico, una città più estesa malgrado il calo demografico, sempre meno giovani a passeggio per le vie. Per il resto tutto uguale: poco verde, cassonetti colmi di rifiuti (differenziata ancora in fase sperimentale), città strozzata dalle aree militari, ampie zone interdette alla pubblica fruizione, una Città Vecchia cadente,  soliti fumi dalle ciminiere all’orizzonte e mai abbastanza turisti rispetto alle potenzialità del territorio.

Quale  futuro per Taranto? Mentre altre città decidono e si trasformano puntando sul turismo, sulla cultura, sul commercio, sull’enogastronomia, sullo sviluppo tecnologico, qui da noi non si decide e non si cambia. Anzi, quel poco che si decide è spesso incomprensibile, come, per esempio, la scelta di premiare ulteriormente nel commercio la grande distribuzione a scapito delle piccole attività costrette spesso a chiudere i battenti perché meno competitive.

Una città in cui si continua perennemente a discutere di industria e piani industriali, di ambiente ed inquinamento, di malattia e offerta sanitaria: temi tutti interdipendenti e tanto importanti da condizionare e marginalizzare qualunque altro argomento che riguardi lo sviluppo futuro. Invecchia Taranto, logorata dagli stessi problemi in cui è persa, come in un labirinto senza uscita. Stessi problemi, ma anche stessi attori, stesse proposte, stesse divisioni, stesse polemiche. E come in una telenovela senza fine, ogni tanto qualche nuovo personaggio rappresenta la novità del momento ed entra subito nel ruolo assegnatoli dal copione.

E così da anni si continua a discutere di ambientalizzazione, riconversione, adeguamento ambientale, bonifiche, tavoli istituzionali per Taranto, studi epidemiologici e più di recente anche di decarbonizzazione: tutti temi che dividono e che alimentano polemiche spesso sterili, mentre la città resta imbrigliata nei suoi problemi di sempre. Industria si, industria no: ancora di questo si discute nella nostra città e di tutto ciò che le due alternative implicano, compresa la lotta operaia per il reddito garantito.

Temi da anni ’70 che a Taranto non si sono mai risolti e in cui le lotte per l’adeguamento alle prescrizioni dell’AIA hanno sostituito le proteste di una volta per gli aumenti salariali e in cui i sindacati trattano con lo Stato e non più col padrone di una volta. Economia ferma, disoccupazione giovanile in aumento (record in Puglia), crisi del commercio e malgrado ciò un modello che continua ad essere sostenuto da una politica miope e incapace di progettare un futuro diverso nonostante una spinta della società civile che sarebbe pronta a modificare schemi ormai consolidati ma logori.

Un modello fallimentare, puntellato da chi si ostina, a livello locale e nazionale, a non vedere alternative possibili che richiederebbero però investimenti economici notevoli e oggettive capacità di governo, merce spesso rara nella classe politica. Tutto negativo quindi? No, per fortuna. Tra i cittadini cresce il numero di chi prende coscienza degli errori commessi dalla classe dirigente. La voglia di cambiamento aumenta sia in chi è colpito direttamente dal modello di economia in crisi, sia in chi in questo modello galleggia, sopravvive senza però vederne benefici immediati e futuri.

Un progressivo rifiuto dello status quo che cresce tra la gente comune, sempre meno soddisfatta delle proprie condizioni economiche, del degrado ambientale, del rischio sanitario e, in generale, della propria qualità di vita. I segnali di malcontento, purtroppo discontinui e non organici di un progetto comune di cambiamento, sono comunque evidenti.

L’esempio più recente viene dalla grande affluenza al referendum costituzionale del 4 dicembre che ha rappresentato anche uno strumento per esprimere il disappunto rispetto alle scelte imposte dalle politiche governative a Taranto. Le marce oceaniche in difesa della salute e dell’ambiente sono invece uno sbiadito ricordo, ma solo perché a prendere il sopravvento è stato lo sconforto maturato dopo anni di leggi “Salva Ilva”.

Non solo protesta e delusione, comunque, Taranto è anche realizzazione di iniziative concrete da parte di privati, enti ed associazioni che offrono la percezione concreta di alternative di sviluppo possibili. Progetti quali la ricerca sui delfini da parte della Jonian Dolphin Conservation, il concertone del Primo Maggio promosso dai “Liberi e Pensanti”, la Spartan Race fortemente voluta dall’associazione “Taranto, la Città Spartana”, “Terre elette” con la coltivazione della canapa e il coinvolgimento di tanti ragazzi dei rioni Paolo VI e Tamburi, il rilancio del “MarTa”: sono tutti esempi di iniziative concrete che, insieme ad altre potenzialità ancora poco espresse, potrebbero svilupparsi ulteriormente creando reddito ed occupazione.

E allora chiudiamo il 2016 con una nota di ottimismo: il cambiamento è avviato, è possibile, anche se ancora non evidente. Una accelerazione a questa tendenza potrebbe venire dalle prossime elezioni comunali, qualora la città dovesse scegliere di premiare chi del cambiamento si farà portavoce. Non è compito nostro indicare la strada giusta e neanche suggerire scelte politiche anche perché sarebbe una responsabilità non etica e di cui non intendiamo farci carico. Siamo comunque certi che i cittadini di Taranto acquisiranno sempre maggiore consapevolezza dell’importanza delle proprie scelte, anche in cabina elettorale. Intanto, auguri a tutti!

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