L’Isde Taranto dice “no” all’inceneritore dell’Amiu: ennesima minaccia inquinante

Il 25 novembre ricorre l’anniversario della costituzione di ISDE Italia (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente) e per l’occasione diffondiamo la risoluzione nazionale e della sezione di Taranto sui processi di combustione ed in particolare sull’inceneritore AMIU che il nostro sindaco vuole assolutamente riattivare per non lasciare le casse della partecipata in rosso. Altresì non tolleriamo che l’Amministrazione di questa Città si nasconda dietro le manovre governative, oggi per il gravoso problema ILVA ( l’AIA, slittata di 3 anni, non prevede le migliori bonifiche “in assoluto”, che dovrebbero tenere in conto la salute di un quartiere a ridosso dei carichi inquinanti), domani, per Tempa Rossa, adducendo uno sviluppo economico che non vedremo e, che al contrario, apporterà ulteriori danni ambientali e sanitari.

I processi di combustione a partire dalla rivoluzione industriale, rappresentano oggi uno dei più rilevanti problemi dell’umanità per le ricadute ambientali e sanitarie, a cominciare dai cambiamenti climatici. Ogni processo di combustione infatti, che derivi da combustibili fossili o da traffico o da trattamento di rifiuti, tramite inceneritori anche di ultima generazione o impianti per biomasse, produce grandi quantità di inquinanti e di gas clima alteranti. Lo scadimento della qualità dell’aria che ne consegue (per l’Ecosistema urbano 2016 Taranto è declassata al 99°posto), è fonte di rischi per la salute umana ormai indiscutibilmente accertati sul piano scientifico. Noi di ISDE ricordiamo ogni anno il 25 novembre, Lorenzo Tomatis,   tra i primi scienziati al mondo ad aver intuito e dimostrato la transgenerazionalità delle malattie indotte da inquinanti ambientali. Egli sosteneva che la prevenzione primaria è la misura più efficace per ridurre al minimo gli agenti causali di malattie.

L’incenerimento sarà considerato l’amianto del XXI secolo. Gli inceneritori, anche per la sovraccapacità di trattamento, sono un ostacolo all’Economia Circolare (E.C.). Per essere funzionali devono bruciare una quantità enorme di rifiuti, che inevitabilmente fanno distogliere dall’obiettivo primario della CE di rifiuti zero nel 2020, tenendo al palo la raccolta differenziata (e lo vediamo a Taranto col suo misero 16%), danneggiando le filiere industriali del recupero di materia. L’E.C. è, tra l’altro, unanimemente riconosciuta come modello di riferimento per superare la crisi economica, ambientale e sociale del nostro tempo. Si chiede allora di far valere il principio di precauzione e di tener conto del monito dell’ISS che con lo studio Sentieri nega qualsivoglia altra minaccia inquinante in una Città fortemente provata dal punto di vista sanitario. Serve altresì una seria politica che tenga conto delle 6 “R”: Razionalizzare la filiera dei rifiuti, Riducendo la produzione, attivando la Raccolta differenziata e poi introducendo la Riparazione, il Riuso ed il Riciclaggio.

Gianfranco Orbello – ISDE Taranto

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