Ilva, Ambrogi Melle: “Stefàno chieda la revoca dell’Aia”

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Lina Ambrogi Melle, consigliere comunale del Gruppo Ecologisti per Bonelli.

Resto basita difronte alle recenti dichiarazione del nostro Sindaco Stefano che, davanti agli ulteriori dati sanitari agghiaccianti forniti da uno studio scientifico sulle malattie e le morti causati dall’Ilva di Taranto, commissionato nel 2014 dalla Regione Puglia, anziché chiedere al Ministero dell’Ambiente la revoca dell’AIA all’Ilva, chiede se davvero l’Ilva inquina Taranto.

Quindi il nostro sindaco, nonostante le tante evidenze scientifiche di questi ultimi anni anche dell’Istituto Superiore di Sanità (studio SENTIERI), del Registro Tumori, delle perizie della magistratura all’interno di un incidente probatorio, non è ancora convinto del pericolo che corre la popolazione di Taranto a causa degli impianti cui la magistratura aveva tolto la facoltà d’uso nel luglio 2012 e successivamente restituita da 10 anomale leggi “salva Ilva”?

Ho suggerito in diverse circostanze al sindaco quello che dovrebbe fare, anche se tardivamente, per tutelare la salute pubblica a Taranto: chiedere al Ministero dell’Ambiente l’attivazione delle procedure all’articolo 29 – decies del D.L.vo n.152/2006 ( e s.m.i.) – ( Rispetto delle condizioni dell’Autorizzazione Integrata ambientale e quindi, come specificato nel punto c) e quindi chiedere la revoca dell’AIA all’Ilva.

Quando lo scorso 29 settembre è venuto a Taranto l’avv. Andrea Saccucci, che ci rappresenta alla Corte di Strasburgo nel ricorso contro lo Stato italiano per violazione dei nostri diritti alla vita, alla salute ed alla vita familiare, abbiamo incontrato il sindaco ed io speravo che seguisse la posizione intrapresa quella stessa mattina dal presidente della Regione che aveva dichiarato tutto il suo appoggio alle nostre ragioni.

Ma sono rimasta delusa perché il nostro sindaco ha solo lamentato il fatto di aver scritto numerose volte all’Arpa, all’ASL, al Ministero ed a tutti gli Enti preposti, ma di non aver ricevuto risposte e lamentava anche il fatto di aver fatto 3 ordinanze poi bocciate al TAR. Insomma ho visto un sindaco che si dichiarava impotente difronte alla catastrofica situazione sanitaria ed ambientale di Taranto.

Eppure io avevo cercato di chiarirgli la situazione in diverse occasioni, prospettandogli la vera mossa vincente ovvero la richiesta al Ministero dell’Ambiente di revoca dell’AIA all’Ilva. Già con la delibera del Consiglio comunale n. 37 del 27 aprile 2016 avente oggetto la mozione da me presentata sulle “Elevate emissioni di diossina a Taranto e ritardo nella conoscenza”, il sindaco è impegnato ad adottare ogni atto a tutela della salute pubblica chiedendo al Ministero dell’Ambiente l’attivazione delle procedure all’articolo 29 – decies del D.L.vo n.152/2006 (e s.m.i.) – ( Rispetto delle condizioni dell’Autorizzazione Integrata ambientale) con eventualmente la revoca dell’AIA all’Ilva.

Successivamente, dopo la relazione Arpa che attestava la provenienza Ilva delle pericolose polveri di diossina rilevate nel deposimetro di Via Orsini ai Tamburi e gli incidenti rilevanti di 36 lacerazioni dei big bag ovvero dei grandi sacchi che raccolgono i rifiuti pericolosi derivanti dal filtraggio delle emissioni dell’Ilva, il 1° agosto 2016 ho fatto una interrogazione urgente al sindaco per chiedergli quali  iniziative l’amministrazione comunale intendeva intraprendere per tutelare la sicurezza, la sanità e l’igiene pubblica e se avrebbe al Ministero dell’Ambiente la revoca dell’AIA all’Ilva.

Il sindaco ha rigirato l’interrogazione al dirigente dell’Ambiente che ha risposto dicendo che non era di sua competenza rispondere ai consiglieri e che, in generale, revocare l’AIA a tutte le industrie inquinanti, avrebbe migliorato senza dubbio la situazione. Non trovando soddisfacente la risposta, sono andata personalmente a parlare con il sindaco per convincerlo a chiedere al Ministero la revoca dell’Aia. Ma il Sindaco mi ha detto che avremmo approfondito la questione al suo ritorno dalla visita dal Papa.

Al suo ritorno mi sono presentata da lui con i nostri avvocati che ci rappresentano alla Corte di Strasburgo nel ricorso contro lo Stato italiano per violazione dei nostri sacrosanti diritti alla vita ed alla salute. Infine, oggi, poiché io non demordo, ho fatto una nuova interrogazione urgente al sindaco chiedendogli ancora una volta se intenderà chiedere al Ministero la revoca dell’AIA all’Ilva, in base anche allo “Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla morbosità e mortalità della popolazione residente a Taranto”,  commissionato nel 2014 dalla Regione Puglia ad un composito gruppo di ricerca guidato dall’epidemiologo Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, autore con Annibale Biggeri, epidemiologo dell’Università di Firenze, di un analogo studio per il GIP di Taranto Todisco.

Si tratta di un aggiornamento al 2014 della consulenza svolta per la magistratura di Taranto nel 2012 con qualche variazione come la considerazione dell’effetto dalla SO2. La conclusione più interessante di tale rapporto è che riducendo l’inquinamento si otterrebbero subito miglioramenti sulla salute e la mortalità a breve termine. Riuscirò questa volta ad essere convincente? Un’eventuale ordinanza sarebbe facilmente impugnabile al TAR, come già successo con le precedenti. Quindi il sindaco chieda al Ministero dell’Ambiente la revoca dell’AIA all’Ilva, se davvero vuole tutelarci.

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