Essere soli o sentirsi soli?

 

Al mondo d’oggi la solitudine, o quella che consideriamo tale, sembra dilagare, in ogni ambiente e condizione e ad ogni età. Ma vanno fatti dei distinguo importanti e necessari per arrivare al cuore del problema ed eventualmente trovare delle risposte e soluzioni. E a mio avviso per completare il quadro andrebbe anche inserita la condizione di isolamento. Quindi, vagliamo l’essere soli, il sentirsi soli e l’essere isolati.

Tutte e tre queste condizioni, inevitabilmente procurano quello che a volte definiamo un malessere di vivere, una sensazione interiore di mancanza di punti di riferimento, di agganci, di condivisioni ed energie positive avvolgenti. Tuttavia, mentre l’isolamento potrebbe fare riferimento a una realtà di fatto – senza entrare nel merito del perché e del come poi questa realtà si sia concretizzata e a causa di chi o cosa – le altre due situazioni appartengono, con gradualità diversa, più alla sfera intima.

Infatti, il sentirsi soli e l’essere soli non sono facilmente sormontabili perché ci si può continuare a vivere questi stati anche in mezzo alla gente, in compagnia di amici o insieme al partner che a volte funge solo da ammortamento momentaneo del malessere. Ma se non si va alla radice del problema tutto resta invariato e potremo cercare mille distrazioni e compagnie, conquistare mille amanti e stringerci forte a chi ci sta accanto, temendo pure di perderlo e con lui o lei perdere anche quell’apparente, fugace e illusorio appagamento.

Quindi, ogniqualvolta ci ritroviamo a pensare sono solo/a, mi sento solo/a, non trovo nessuno con cui condividere gioie e dolori, mi manca qualcuno che mi ami o qualcuno da amare, chiediamoci prima da dove nasce questo disagio e perché. Soprattutto chiediamoci: vogliamo davvero venir fuori da questa solitudine interiore? Oppure, tutto sommato è la condizione che preferiamo, che sentiamo più in sintonia con ciò che siamo o con ciò a cui siamo stati abituati ad essere? E poi, cosa è davvero che ci crea questo vuoto interiore anche se siamo in mezzo agli altri? Perché se è lì la vera causa servirà a poco cercare disperatamente nuove compagnie o sempre più impegnative distrazioni.

Di contro, proprio in ragione di quanto già detto, può accadere che pur essendo realmente isolati, pur vivendo in solitudine, in compagnia solo di se stessi non ci si senta affatto soli bensì bene, ricchi, appagati, sereni. Dunque, un piccolo suggerimento che può aiutare a superare la sottile sofferenza di un’apparente solitudine è di cercare dentro di sé la propria missione di vita, la propria passione, che sia un hobby, un sogno lasciato sempre nel cassetto, un contributo al sostegno dei più deboli, qualunque cosa che dia un nuovo senso non solo alle vostre giornate ma all’intero vostro vivere.

Servirà anche tenersi occupati in varie attività ma sarà solo quell’unica idea, quel solo progetto esistenziale che vi sta a cuore, quel piacere interiore che vi fa vibrare in una singola prospettiva a farvi sentire pieni e completi, sia da soli che in compagnia. Ma accade qualcosa di ancora più magico. Nel momento in cui si libera il proprio scopo esistenziale e si comincia a vivere per esso, si incontrano persone con gli stessi interessi con cui condividere emozioni e progetti. Solo attraverso questa pienezza di sé si può sconfiggere in modo reale ogni sensazione di solitudine o isolamento. Solo comprendendo quale è il nostro compito in questo cammino e il nostro contributo all’altro, che sconfiggeremo ogni disagio interiore, ogni sensazione di sconfitta e di lontananza.

elisaA cura di Elisa Albano

Psicologa – Scrittrice

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