Ilva, appello a papa Francesco dai “Genitori Tarantini”

I Genitori tarantini scrivono a papa Francesco, per fargli conoscere la drammatica situazione tarantina e chiedere un suo significativo intervento. Di seguito, il testo integrale della lettera.

«Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».

Santo Padre,
è significativo, in ogni Suo intervento, la forte invocazione alla vita come bene primario.
Lei spesso ci richiama al rispetto per l’integrità dell’essere umano e la tutela della salute dal concepimento fino alla morte naturale.
Ci invita anche a “rinnovare ancora una volta l’impegno di difendere e promuovere la vita umana, dal concepimento al suo naturale tramonto, tenendo conto anche delle sofferte condizioni che tanti fratelli e sorelle devono affrontare e a volte subire”.
In più, Lei ha voluto sottolineare che “la violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi”.
Sua Santità, queste semplici parole entrano nel cuore e nelle menti dei Genitori tarantini come cicatrizzanti per le ferite che ormai da oltre 50 anni vengono inferte a Taranto e ai suoi figli tutti. Nella Sua enciclica “Laudato si’”, ripropone il punto di vista del Patriarca Borromeo sul tema dell’inquinamento.
«Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati», viene detto, concludendo che «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».
Questi peccati portano nella terra tarantina morti e malattie di bambini, giovani, adulti e anziani, colpiti da gravissime patologie invalidanti riconducibili alla drammatica situazione ambientale prodotta da pochi per propri interessi personali ed alimentata da una politica nazionale che poco guarda alle donne e agli uomini e molto regala ad una produzione sconsiderata che si disinteressa persino della salute dei propri lavoratori, sostenuta, in alcuni casi, anche da alcuni rappresentanti della Chiesa tarantina.
Sua Santità, una sola vita sacrificata per il semplice guadagno è già uno schiaffo dato all’intera umanità; e a Taranto, purtroppo, troppe vite sono già state sacrificate e troppe sofferenze sono state imposte per questo inaccettabile motivo. I dati epidemiologici dell’Istituto superiore della Sanità, interessato ad uno studio sul tema, riportano percentuali che possono contribuire a farLe capire di cosa ci lamentiamo. Solo alcuni dati (anno 2014), a mo’ di esempio.
1 – A Taranto la mortalità infantile registrata per tutte le cause è maggiore del 21% rispetto alla media regionale.
2 – Nell’area sottoposta a rilevamenti c’è un eccesso di incidenza di tutti i tumori nella fascia 0-14 anni pari al 54%,mentre nel primo anno di vita l’eccesso di mortalità per tutte le cause è del 20%.
3 – Per alcune malattie di origine perinatale, iniziate cioè durante la gravidanza, l’aumento della mortalità è invece del 45%.
4 – Le analisi effettuate utilizzando i tre indicatori sanitari sono coerenti nel segnalare eccessi di rischio per le patologie per le quali è verosimile presupporre un contributo eziologico delle contaminazioni ambientali che caratterizzano l’area in esame, come causa o concausa, quali: tumore del polmone, mesotelioma della pleura, malattie dell’apparato respiratorio nel loro complesso, malattie respiratorie acute, malattie respiratorie croniche, malattie cardiovascolari.
Da evidenziare anche, come inaccettabile offesa al genere umano, la presenza di diossina in dosi preoccupanti nello stesso latte materno, primo elemento di vita, principio di purezza. In più, un insostenibile numero di donne tarantine, colpite da endometriosi per inquinamento, perdono la speranza di diventare madri, di poter donare la vita.
Tutto questo a causa dei danni ambientali irrecuperabili inferti alla nostra terra per colpa delle aziende che operano senza rispetto per nulla.
Una perizia ordinata dalla Magistratura tarantina, per i sette anni che vanno dal 2004 al 2010, fissa in 11.550 i morti direttamente ed indirettamente imputabili alle industrie inquinanti che sorgono alle porte della città. Milleseicentocinquanta morti l’anno, come in una guerra in tempo di pace, in una nazione che assurdamente combatte contro i propri cittadini.
Nel raggio di venti chilometri attorno alle fonti inquinanti non è concesso, per legge, coltivare o fare pascolare le greggi. Nel 2008, oltre 1200 ovini vennero abbattuti perché pascolavano in campi contaminati dalla diossina; altre 500 pecore subirono la stessa sorte nel 2010. Le famose cozze tarantine, prodotto nostrano rinomato in tutto il mondo, già in più di un’occasione sono state mandate al macero perché contaminate. Tutto questo ha fatto precipitare nella disperazione della disoccupazione un inaccettabile numero di famiglie che di questo lavoro avevano fatto sostentamento.
L’acciaieria più grande d’Europa, responsabile in primis del disastro ambientale, perde da ormai troppo tempo più di due milioni di euro al giorno (oltre 750 milioni l’anno); eppure, nonostante ciò, negli ultimi quattro anni, i Governi che si sono succeduti hanno emanato, con un accanimento davvero incomprensibile, ben dieci decreti legge, per garantire ancora l’attività venefica dell’industria.
Le bellezze che la Natura ha regalato al nostro territorio, per la maggior parte già irrimediabilmente compromesse, vengono quotidianamente assediate in quella parte che ancora tenta di autodifendersi. Ed ha qualcosa di molto vicino ad un miracolo vedere nel Mare Piccolo di Taranto, tartarughe e cavallucci marini fare di questo sito la propria casa; ancora più straordinario è vedere centinaia di delfini che stanziano perennemente nel Mar Grande, come a voler dare uno schiaffo agli inquinatori, come a voler dire agli uomini che qualcosa si può ancora fare.
Sua Santità, il dolore con cui parliamo della nostra terra è pari solo alla speranza di un Suo intervento, se non di una Sua visita, a favore della città di Taranto e dei suoi figli.
Felicissimi, qualora lo volesse, di farLe visita, La salutiamo chiedendole, infine, una preghiera per noi tutti e per una delle più belle e antiche città di questa nostra Italia.
Sua Santità, La portiamo nei nostri cuori, sempre.

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