Porto di Taranto, può essere una concessione di vent’anni la scelta migliore?

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TARANTO – Il futuro dell’economia di Taranto è aggrappato soprattutto allo sviluppo del suo porto. Futuro che comincia oggi. E se ancora oggi il destino del porto è quasi del tutto legato a quello della grande industria, forse occorrerebbe pensarlo lontano dalle logiche che lo hanno frenato rispetto alle sue reali capacità e potenzialità. Diciamo oggi perché in queste ore scade infatti il termine per depositare “eventuali domande concorrenti, opposizioni ed osservazioni” rispetto alla “richiesta d’istanza di concessione per 20 anni della radice lato levante del IV sporgente ed area retrostante la banchina di riva tra il IV e il III sporgente del Porto di Taranto” presentata dalla “Cementir” all’Autorità Portuale guidata dal commissario Sergio Prete. Richiesta (di cui all’avviso pubblico dell’Autorità Portuale di Taranto del 22 marzo 2016) pubblicata sull’Albo Pretorio dell’Autorità Portuale il 22 marzo di quest’anno. “Trascorso il termine perentorio” fissato dall’authority – si legge nei documenti online – “si darà ulteriore corso alle pratiche inerenti la chiesta concessione”.

Correva l’anno 1976, era il 29 maggio, quando l’Autorità portuale di Taranto assegnava all’allora “Cementerie del Tirreno Spa” la prima concessione. Si arriva a dicembre del 2005 e la “Cementir” chiede un’ulteriore concessione di 30 anni. Il 12 luglio 2011 l’Autorità Portuale di Taranto assegnò alla società “Cementir Italia Srl” una concessione fino al 31 dicembre 2012, prevedendo “una cauzione fideiussoria a garanzia di 150mila euro”. Poi, nel novembre del 2014, il Comitato Portuale rigettò la domanda di concessione (come riportato in questo articolo di Gianmario Leone) per “la mancata manutenzione dell’area in gestione, del rispetto delle norme vigenti in materia ambientale e della tutela dei lavoratori” e perché la Cementir “non aveva presentato un piano industriale chiaro in merito al futuro”. Il futuro, appunto. Per superare quello stallo “fu concesso alla società l’utilizzo della calata 4 per quattro anni con verifiche annuali”.

Quell’area però – com’è scritto nei documenti pubblici consultabili sul sito dell’Autorità Portuale – “necessita di lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e ripristino strutturale dell’impalcato di calata IV”. Lavori che spettano alla concessionaria ma che forse non sarebbero stati realizzati. In questo senso è stato sottoscritto un accordo lo scorso 14 aprile in cui la Cementir si impegna a ristrutturare la banchina con oneri a proprio carico (Leggi qui). Consultando alcuni documenti, inoltre, sembrerebbe che il numero di approdi al quarto sporgente/calata 4 sia piuttosto basso rispetto al principio del massimo utilizzo previsto. Stando a questi dati, agli interrogativi ancora aperti sulla realizzazione dei lavori alla banchina e sul rispetto delle prescrizioni ambientali, sul ridimensionamento che lo stabilimento Cementir di Taranto sta vivendo, con la conseguente riduzione del personale, resta da chiedersi se una concessione di 20 anni, quindi il rilascio in esclusiva delle aree richieste, possa essere la scelta migliore per un territorio che nel suo porto potrebbe trovare uno slancio decisivo per la sua rinascita.

Nicola Sammali

 

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