Emissioni odorigene a Taranto, si allenta la tutela della qualità dell’aria?

Falda Eni Taranto

Giusta e comprensibile la polemica nata a Taranto per l’annunciata fine del progetto di Arpa Puglia, portato avanti in collaborazione con l’Università di Bari, denominato “OdorTel”. Nato nel novembre 2013, prevedeva la collaborazione di cittadini volontari che, prima attraverso segnalazioni telefoniche e poi tramite una App specifica, segnalavano la percezione olfattiva di puzze o odori molesti.  Il sistema, superato un certo numero di segnalazioni orarie, attivava un campionatore automatico di aria (posizionato in piazza Garibaldi) e questa veniva in seguito analizzata secondo le norme UNI EN 13725:2004.

In Italia non esistono leggi nazionali sui limiti di emissione di solfuro di idrogeno, acido solfridico o idrogeno solforato (H2S). L’acido solfidrico è un gas incolore, dall’odore caratteristico di uova marce. Si percepisce già a bassissime concentrazioni ed è irritante ed asfissiante. L’irritazione colpisce soprattutto gli occhi a concentrazioni intorno ai 15.000 microgrammi x metro cubo. Sopra i 75.000 microgrammi x metro cubo vi può essere morte per asfissia.

La Puglia si è dotata di una Legge Regionale (n. 23/2015) che intende porre rimedio proprio alla mancanza di una normativa nazionale sui limiti di emissione. Essa prendeva come riferimento e ampliava la L. R. del 22 Gennaio 1999, che riguardava i soli sansifici, a sua volta modificata e integrata dalla L.R. 14 Giugno 2007, n. 17.

La nuova legge, all’art. 1 – comma 3, prescrive: “Tutti i processi di lavorazione che comportano emissioni odorigene (derivanti da vasche, serbatoi aperti, stoccaggi in cumuli, o altri processi che generino emissioni diffuse), devono essere svolte in ambiente confinato e dotato di adeguato sistema di captazione e convogliamento con successivo trattamento delle emissioni mediante sistema di abbattimento efficace”.

Al comma 4, si legge: “Le concentrazioni limite si applicano alle seguenti tipologie di emissioni: a) emissioni puntuali; b) emissioni diffuse. Al comma 7, si legge: “Nell’eventualità di segnalazioni di disturbo o molestia, confermate da Arpa Puglia, attraverso indagini al recettore mediante la determinazione di singoli composti odorigeni o della concentrazione di odore misurata attraverso olfattometria dinamica che consentano di individuare la sorgente che ha originato il fenomeno, il gestore di detta sorgente deve presentare all’autorità competente, entro 30 giorni dalla richiesta formale di Arpa Puglia, un piano di mitigazione/eliminazione delle emissioni odorigene, da attuare entro dodici mesi, ovvero nei termini stabiliti dal l’autorità ambientale competente”.

La legge contiene in allegato i valori limite di riferimento per 39 sostanze volatili odorigene puntuali e diffuse. Tra queste anche l’Idrogeno Solforato che non dovrebbe superare 1 mg/Nm3 per le emissioni puntuali e 0,2 mg/m3 per quelle diffuse. Questa legge, già in vigore per le nuove aziende, è stata invece posticipata di un anno  per le aziende che operano già sul territorio.

L’11 febbraio scorso, l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Domenico Santorsola, diffondeva questo comunicato stampa: “Nonostante ritenga quasi rassicurante il ‘dialogo’ fra singoli cittadini, associazioni ambientaliste ed enti pubblici in merito alla ‘proroga tecnica’ degli adempimenti derivanti dalla legge sulle emissioni odorigene, dialogo che la dice lunga sulla attenzione prestata alle tematiche ambientali, credo sia il caso di fare alcune precisazioni che, spero, siano in grado di rasserenare gli animi e di sopire le paure.

Innanzitutto questa “proroga tecnica”, perché solo di questo si tratta, non concede sconti a nessuno, tutt’altro. Non riguarda le nuove installazioni industriali per le quali la legge n. 23 del 16 aprile 2015 è già attiva; intende, invece, esclusivamente procedere al Riesame delle autorizzazioni già in essere in considerazione dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 46/2014, che ha recepito la Direttiva Europea sulle emissioni industriali (IED – Industrial Emission Directive)”.

A proseguiva: “Il Consiglio Regionale ha ritenuto doveroso prevedere un aggiornamento della norma, tenendo in grande considerazione le direttive europee ed in particolare quanto prescritto dalla Comunità nel BREF che introduce indicazioni univoche in merito alle migliori tecniche disponibili da prendere in considerazione ed i relativi limiti emissivi applicabili per ciascuno dei settori industriali e non solo per alcuni. Armonizzare quanto previsto dalla legge regionale con quanto imposto dalla normativa comunitaria, lungi dal liberalizzare i limiti delle emissioni odorigene per i prossimi tre anni impedisce di fatto la possibilità da parte delle aziende di instaurare una specie di far west nel quale le cattive interpretazioni giustifichino l’inosservanza delle regole”.

Concludeva Santorsola: “In questa fase di regolamentazione, che il mio assessorato si impegna a rendere di brevissima durata, la salute ambientale e la qualità dell’aria rimangono tutelati dai Piani di Monitoraggio e Controllo disposti dalle Autorità Competenti, ed in particolare dall’ARPA, per ciascuna tipologia di impianto. Anzi, al fine di rassicurare la comunità pugliese sul livello di attenzione dedicato dalle istituzioni alla “questione aria” attraverso il dialogo continuo e proficuo con l’ARPA e la valutazione dei risultati dei monitoraggi effettuati negli ultimi due anni, anche sugli odorigeni, valuteremo eventuali ulteriori iniziative di intervento per la tutela della salute pubblica”.

Una proroga, quindi, necessaria, secondo l’assessore regionale all’Ambiente, per meglio adeguare le norme attuative alle direttive europee in tema di emissioni odorigene. La Puglia si è quindi dotata di una buona Legge Regionale sulle emissioni odorigene e buono è stato il lavoro svolto da Arpa Puglia in collaborazione con l’Università di Bari con il progetto OdorTel.

Esso è preliminare a qualunque altra indagine che vada a determinare misurazioni dirette sul luogo di emissione delle sostanze volatili odorigene. Per la prima volta, infatti, si è avuta la certezza ufficiale del luogo di provenienza delle puzze che invadono sempre più spesso la città, malgrado chiunque, a Taranto, sapesse bene come stessero le cose, senza bisogno di ulteriori dati scientifici. (leggi qui)

Ma, si sa, la legge vuole certezze e OdorTel cominciava a dare i primi dati certi, inconfutabili, seppur non ancora sufficienti a inchiodare gli autori delle emissioni che tanto disturbano i cittadini. La proroga della legge n. 23/2015 e l’interruzione del progetto OdorTel sono due vicende che certamente tranquillizzano chi da anni pretende tutele per la salute e per la qualità dell’aria. Aspettiamo impazienti il bilancio finale di Arpa Puglia su OdorTel e l’entrata in vigore, a pieno titolo, della legge sulle emissioni odorigene. Vedremo, a quel punto, se davvero le Autorità competenti riusciranno a evitare che aria irrespirabile invada le nostre vie e i nostri polmoni.

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