Cementir: ok al bilancio 2014

cementirL’assemblea degli azionisti di Cementir Holding ha approvato ieri il bilancio 2014, che ha visto per la società del gruppo Caltagirone un utile netto di 71,6 milioni di euro in crescita del 78,5% ed ha approvato il dividendo di 10 centesimi ad azione che sarà pagato il prossimo 20 maggio. Lo stacco della cedola del dividendo avverrà invece il 18 maggio.

L’assemblea ha inoltre nominato il Consiglio di amministrazione, composto da 13 amministratori, che resterà in carica per il triennio 2015, 2016, 2017. Il nuovo Cda è così composto: Francesco Caltagirone (presidente), Alessandro Caltagirone, Azzurra Caltagirone, Edoardo Caltagirone, Saverio Caltagirone, Carlo Carlevaris, Mario Ciliberto, Fabio Corsico, Mario Delfini, Veronica De Romanis, Paolo Di Benedetto, Chiara Mancini, Riccardo Nicolini. Quattro gli amministratori. Carlo Carlevaris, Veronica De Romanis, Paolo Di Benedetto e Chiara Mancini, si sono qualificati indipendenti.

Dai primi dati che ho visto i risultati del primo trimestre 2015 sono secondo le nostre aspettative, siamo in linea con lo scorso anno, potrebbero esserci effetti positivi per il calo del petrolio e il rafforzamento del dollaro, che pesa sulle materia prime ma aiuta sull’export, ma aspettiamo la semestrale per vedere se ci saranno”. Lo ha dichiarato ieri il presidente e Ceo di Cementir Holding, Francesco Caltagirone jr, a margine dell’assemblea degli azionisti. Caltagirone ha spiegato che “nel 2014 il 90% della parte estera è tornato alla redditività, manca l’Italia ma ci aspettiamo che nel 2015 inizi a recuperare e che alcuni investimenti entrino in produzione”. Per quello che riguarda l’Italia infatti “la situazione si sta stabilizzando – ha spiegato – dopo sette anni di discesa nel primo trimestre dell’anno e gli ultimi due mesi del 2014 i consumi si sono stabilizzati e c’è qualche segno più che fa morale più che risultato. Si vede un po’ di luce in fondo al tunnel”.

Nei mesi passati abbiamo provato a fare un’acquisizione nel continente americano ma non siamo riusciti perché ha vinto la concorrenza, ora non abbiamo nessun progetto specifico ma siamo pronti a valutare ovunque. Se ci fossero opportunità valuteremo, in particolare le aree più interessanti sono Nord Europa, Asia e Nord America mentre eviterei Egitto e nord Africa”. Questa la risposta di Caltagirone jr, alla domanda di un azionista durante l’assemblea degli azionisti di ieri. Caltagirone ha sottolineato che “noi abbiamo già la capacità di fare acquisizioni per conto nostro perché abbiamo una leva bassa ma se ci fossero occasioni più grandi potremmo ricorrere all’aumento di capitale” per cui il Cda ha una delega quinquennale di 300 milioni di euro approvata lo scorso mese di febbraio. “La bassa leva – ha aggiunto – ci da la possibilità di guardarci intorno per cercare opportunità, anche per i bassi tassi che le banche offrono ai gruppi sani”.

Il gruppo, dopo la riduzione del debito di 50 milioni a 278 milioni nel 2014, vuole continuare su questa strada: “Ora abbiamo una leva di circa 1,4, l’obiettivo è avvicinarsi a 1, con altri 50 milioni di cassa dopo il dividendo di 15 milioni”. Il piano sulle infrastrutture varato dal Governo, “sembra un altro passo fatto nella giusta direzione” per la ripresa del mercato in Italia ha dichiarato Caltagirone, aggiungendo che “il tema è sempre relativo a quando si iniziano a spendere davvero i soldi. Le opere iniziano ma c’è poi sempre qualcuno che le ferma; a volte iniziano ma non si sa neanche quando finiscono”. Caltagirone ha poi ricordato che “l’Italia per noi conta l’8% del fatturato. Quindi è l’unica parte che abbiamo in perdita. Sicuramente è importante che l’Italia recuperi ma per me è molto più importante che il resto continui a funzionare bene”.

In effetti, in Turchia i ricavi in valuta locale sono aumentati del 15% rispetto al 2013, ma la svalutazione di oltre il 14% della lira turca nei confronti dell’euro ha azzerato tale aumento nel bilancio convertito in euro. Per quanto riguarda i paesi scandinavi, in Danimarca si è registrato un moderato aumento dei volumi venduti di cemento (+1,7%) e calcestruzzo (+0,5%) che hanno generato un incremento dei ricavi di circa 4 milioni. In Norvegia e in Svezia, invece, i ricavi in valuta locale hanno mostrato un calo rispettivamente del 5,5% e del 14,5%.

In Estremo Oriente si è registrato un andamento differenziato delle attività tra Malesia (ricavi stabili) e Cina (-4,4%), mentre in Egitto i ricavi in valuta locale sono risultati in linea con il 2013 e in Italia hanno subito una diminuzione di circa il 20% a seguito di un’ulteriore contrazione delle quantità di cemento e di calcestruzzo vendute, scese rispettivamente del 7,8% e del 48,8% rispetto al 2013. Nella strategia del gruppo, in particolare, c’è infatti l’obiettivo di espandere la presenza nel settore del cemento bianco, in cui Cementir detiene una fetta del 20% a livello mondiale, in Nord America o nel sud est asiatico: al momento comunque non pare ci siano operazioni al vaglio.

A Taranto invece, tutto continua a tacere. La Prefettura attende ancora segnali dall’azienda che continua a restare silente. Proprio a Taranto, del resto, la Cementir ha uno dei suoi impianti italiani. Dove ricordiamo che dal 1 gennaio 2014 non si produce più cemento ma soltanto il clinker. Una lenta dismissione dell’impianto in piedi dal 1964, dove lo spegnimento del forno è stata la logica conseguenza delle scelte economiche aziendali, dopo aver accantonato nell’aprile del 2013 un progetto di rilancio di oltre 150 milioni di euro chiamato “Nuova Taranto”, destinato all’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”.

E sul futuro dell’azienda in Italia si addensano ulteriori nubi, visto che la scorsa settimana, a margine dell’assemblea degli azionisti di Italcementi (altro gruppo molto forte in Italia nel mercato del cemento), il consigliere delegato Carlo Pesenti, ha sottolineato di non essere interessato ad eventuali acquisizioni in Italia, smentendo un interesse per Cementir “perché non ci sono sinergie”. Vuol dire che i Caltagirone stanno pensando di disfarsi del tutto dei siti italiani?

Gianmario Leone

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