Ilva, Duranti (Sel): “Questo decreto dimostra l’incapacità del Governo”
Riceviamo e pubblichiamo nota stampa dell’on. Donatella Duranti (Sel).
“Questa mattina, in nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà alla Camera, sono intervenuta contro l’ennesimo Decreto sull’Ilva. Abbiamo deciso di opporci per evidenti ragioni di metodo e soprattutto di merito. Siamo stati chiamati infatti a convertire il settimo Decreto sul siderurgico di Taranto con la spada di Damocle della scadenza del provvedimento, dopo che al Senato è stata posta la questione di fiducia e dopo che alla Camera ci è stato impedito di cambiare anche solo una virgola del testo con la bocciatura di tutti i nostri emendamenti. Questo decreto entra pesantemente a gamba tesa addirittura sulla prima parte della Costituzione, e viola il diritto comunitario come evidenziato dalla ennesima apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese.
Si prevede infatti l’esclusione della responsabilità penale ed amministrativa del commissario, e dei suoi delegati, in riferimento alle condotte connesse alla attuazione dell’AIA violando quindi il principio di uguaglianza davanti alla legge ed il principio della responsabilità dei funzionari dipendenti dello Stato; la previsione dell’attuazione del 80% delle prescrizioni AIA, riferite alla quantità e non alla qualità, viola l’obbligo di tutela del paesaggio e della salute, nonché l’obbligo di impedire che l’iniziativa economica arrechi danno alla dignità ed alla sicurezza dei cittadini; la legge regionale sulla VDS viene indebolita con conseguente violazione del principio secondo il quale la tutela della salute rientra nella legislazione concorrente; si produce infine un cortocircuito con le normative europee che si basano sui principi precauzione, prevenzione e correzione nonché sul principio del “chi inquina paga”.
Questo provvedimento è l’ennesimo simbolo di un governo incapace, buono solo a guadagnare tempo giocando sulla pelle dei cittadini e lavoratori. Taranto non si merita assolutamente tutto questo. Taranto non è solo Puglia, non è solo Meridione ma è Italia. Nel capoluogo jonico hanno sede il più grande stabilimento siderurgico, la più grande stazione navale della Marina Militare ed una importante raffineria di petrolio. Taranto è il centro della Magna Grecia ed una città vecchia con 2700 anni di storia, ma è purtroppo diventata il paradigma delle politiche ambientali, industriali ed energetiche assenti o profondamente errate ed impattanti sulla salute.
In questa città, sito di interesse nazionale, con una delle aree contaminate più pericolose della nazione, lo Stato da un lato ed il capitalismo cialtrone dall’altro hanno svelato, e continuano a svelare, il loro volto da predoni. Servirebbero investimenti seri per il risanamento ambientale, per l’innovazione e la diversificazione produttiva e per la valorizzazione culturale e turistica. Per l’ennesima volta però, nulla di tutto questo è stato fatto. Per tutte queste ragioni il nostro no è stato forte ed evidente. Lo dico con grande convinzione e sofferenza: se Taranto non si salva e cambia, non si salverà e non cambierà l’Italia, ed il nostro Paese non uscirà da una “modernità” che calpesta diritti e dignità.”