Ilva, Tamburi, bonifiche e lavoro: tra smemorati e buffoni di corte

tamburi-57Ci fu risposto che ARPA Puglia aveva fornito uno studio “dal quale emergerebbe che i terreni che andremo a bonificare, qualora la situazione ambientale non dovesse mutare, male che vada torneranno a registrare gli attuali livelli di inquinamento in un lasso di tempo che va dai 55 ai prossimi 155 anni”. Dunque, facendo due calcoli, gli eventuali nipoti di chi oggi ha tra i 25 e i 35 anni, rischiano di trovarsi nella nostra stessa situazione in un futuro non poi così troppo lontano. Quanto meno i nostri figli potranno dire di aver visto le scuole dei Tamburi al sicuro dall’inquinamento industriale. Accontentatevi”. Così scrivevamo il 26 aprile 2013. Il che dimostra quanto siano profonde le nostre perplessità.

Ora, qui non si vuole evidenziare nessuna primogenitura. Nessun merito, nessun protagonismo o altro. Si vuole invece sottolineare come, a volte, nonostante le diversità di vedute, quando qualche collega fornisce un surplus di informazione che riguarda un intero territorio, intelligenza vorrebbe che venisse  utilizzato e non censurato e posto nel dimenticatoio. Per poi provare, dopo due anni, a tirarla fuori come farina del proprio sacco. Questo, ovviamente, è un umile pensiero di chi scrive nei confronti di colleghi sicuramente più “esperti” e “affermati”.

Inoltre, sottolineiamo l’assenza del mondo ambientalista, giovedì mattina, a Palazzo di Città. Forse la loro presenza, soprattutto in questi casi, potrebbe essere di grande aiuto per la cittadinanza. Sia per criticare che per informare. O, magari, per fornire chiavi di lettura diverse. O, meglio ancora, per dare un minimo di coerenza alle idee che si sbandierano ai quattro venti da anni, ma che nelle realtà non hanno mai trovato reale attuazione. Prendiamo, ad esempio, il fatto che, magari, fare una battaglia per inserire la clausola sociale nei bandi di gara per le bonifiche, in modo tale da garantire che una quota ben determinata di lavoratori venisse presa dall’enorme bacino di disoccupati di questa città, sarebbe stato un bel segnale di coerenza per chi parla di riconversione economica e lavorativa del territorio.

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