Decreto Ilva: è un lento procedere

senatoTARANTO – Procede senza entrare nel vivo, accantonando e rinviando a martedì prossimo gli emendamenti più impegnativi, l’esame nelle commissioni Industria e Ambiente del Senato sul Dl Ilva. Un nuovo incontro a Palazzo Chigi domani, la definizione da parte del ministero dell’Economia delle norme fiscali sull’autotrasporto e il completamento dei pareri da parte della commissione Bilancio sulle coperture hanno di fatto frenato il voto sugli emendamenti presentati da relatori e Governo. L’esame, che riprenderà alle 12,30 di martedì dovrà pero’ essere concluso entro martedì sera per consentire l’approdo in Aula il giorno successivo, con probabile richiesta di fiducia da parte del Governo. Fra mercoledì sera e ieri le due Commissioni hanno vagliato gli emendamenti sui primi 6 articoli, per lo più bocciando o accantonando diverse proposte di modifica.

Il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha ricordato che ci sono “emendamenti del Governo molto importanti sull’accesso al fondo di garanzia per le piccole aziende dell’indotto e sulla prededucibilità dei crediti per le imprese per i lavori finalizzati all’attuazione del piano ambientale”. Sui crediti dei fornitori, aggiunge al termine della riunione delle due Commissioni, “si sta ragionando e non è escluso si possa provare a vedere la praticabilità di riformulazioni di emendamenti parlamentari” presentati. Il Viceministro ha poi rilevato che l’emendamento sul rifinanziamento del fondo di rotazione per dare esecuzioni alle sentenze della Corte Ue, è necessario perché “c’é l’urgenza di ottemperare alle sanzioni europee e questo è il primo provvedimento utile”. De Vincenti ha ricordato che “senza questo emendamento si rischia di dover pagare gli interessi”.

Il Governo ha presentato nelle commissioni Industria e Ambiente del Senato tre emendamenti all’articolo 3 del Dl Ilva. Il primo, come anticipato ieri, riguarda la garanzia pubblica per un ammontare iniziale di 150 milioni nel 2015 per consentire ad Ilva di attivare finanziamenti per un ammontare complessivo di 400 milioni. Un’altra proposta dell’Esecutivo consente al Fondo di rotazione di anticipare somme per dare “tempestiva esecuzione” a sentenze di condanna della Corte di Giustizia Ue relative alla mancata esecuzione di sentenze di condanna.

Infine il Governo ha presentato un emendamento relativo all’utilizzo delle somme sequestrate ai Riva che punta allo sblocco della procedura in corso per il rientro di queste somme dalla Svizzera. Questa proposta è la ‘fotocopia’ della riformulazione dellìemendamento Mucchetti, il cosiddetto ‘testo 2’ presentato nelle Commissioni. L’emendamento presentato dal governo per facilitare lo sblocco da parte dei giudici svizzeri del 1,2 miliardi di euro sequestrati ai Riva recepisce in toto l’emendamento Mucchetti che appare quindi destinato a diventare parte integrante del decreto definitivo. L’emendamento è frutto di una richiesta del procuratore Francesco Greco per poter fugare le obiezioni dei giudici di Zurigo disponibili a sbloccare i fondi anche in assenza di una sentenza passata in giudicato, ma solo a fronte di una garanzia. Nell’ipotesi, considerata molto remota, che i Riva possano alla fine risultare vincitori delle diverse cause penali pendenti relative all’Ilva, i giudici svizzeri chiedono una garanzia.

L’emendamento Mucchetti, fatto proprio dal Governo, autorizza quindi l’organo commissariale a “richiedere che il giudice procedente disponga l’impiego delle somme sequestrate (…) per la sottoscrizione delle obbligazioni emesse dalla società in amministrazione straordinaria”. A questo punto “il sequestro penale delle somme si converte in sequestro delle obbligazioni” e queste ultime “sono nominative e devono essere intestate al Fondo Unico di Garanzia” (quello su cui sono depositati i 164 milioni ora a disposizione di Gnudi, Carrubba e Laghi). Le somme rivenienti dalla sottoscrizione delle obbligazioni saranno poi versate “in un patrimonio” della società in amministrazione straordinaria destinato “in via esclusiva all’attuazione e alla realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dell’impresa in amministrazione straordinaria e, nei limiti delle disponibilità residue, a interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, nonché di ripristino e di modifica ambientale”.

Le commissioni Industria e Ambiente del Senato hanno esaminato anche le proposte di modifica agli articoli 1 e 2 del provvedimento. Tra le novità, è stato approvato un emendamento Pd, a prima firma Camilla Fabbri, che precisa che entro il 31 luglio 2015 devono essere realizzate almeno nella misura dell’80% “il numero” delle prescrizioni in scadenza a quella data. Sempre in materia di Aia, all’articolo 2 è stato approvato anche l’emendamento dei relatori che fa salvo il termine ultimo per realizzare le prescrizioni del 4 agosto 2016 fissato da un precedente decreto legge (61/2013). Le due Commissioni hanno anche approvato l’emendamento dei relatori, con due modifiche proposte dalla Lega, che prevedono la presentazione da parte del potenziale affittuario o acquirente degli stabilimenti Ilva di un piano industriale e finanziario articolato. Approvato anche un altro emendamento dei relatori, Salvatore Tomaselli (Pd) e Albert Laniece (Aut), che prevede il mantenimento per 18 mesi da quando è scattata l’amministrazione straordinaria di tutte le eventuali autorizzazioni, certificazioni e licenze.

I senatori del M5S in commissione Industria hanno criticato duramente l’emendamento Fabbri. “I cittadini di Taranto – affermano i senatori in una nota – devono sapere che da una parte Renzi annuncia di voler far rispettare all’Ilva le prescrizioni ambientali e dall’altra permette che vi siano scappatoie per rimandare gli interventi di bonifica più consistenti. Sul decreto Ilva il Governo ha ottenuto l’avallo all’ennesima porcata. Con l’emendamento Fabbri, approvato in Commissione, il controverso limite dell’80 per cento delle prescrizioni ambientali che l’Ilva deve attuare entro luglio 2015 è diventato un dato meramente numerico e non qualitativo”. I senatori rilevano che “apporre un cartello di pericolo diventa equivalente a coprire i parchi minerali. Quindi, se una prescrizione vale l’altra, si darà seguito alle prescrizioni meno impegnative e meno costose, facendo slittare a data da destinarsi gli interventi realmente necessari per l’ambientalizzazione del siderurgico”.

Spiace assistere che su un tema delicato come il futuro dell’Ilva da parte del M5S arrivino commenti di pura propaganda che non risolvono alcun problema. La realtà dei fatti è, invece, che con gli emendamenti presentati da Pd, relatori e Governo sono state messe in sicurezza le risorse per realizzare pienamente le prescrizioni ambientali e si è confermato il termine ultimo per il completamento dell’Aia ad agosto 2016”: questa la replica della senatrice del Pd Camilla Fabbri della commissione Industria, secondo la quale “per i cittadini di Taranto e i lavoratori non ci deve essere quindi alcuna preoccupazione”. “Il nostro impegno continua per completare il risanamento ambientale dell’impianto siderurgico e dell’intera città e tenere insieme continuità produttiva e occupazionale” conclude Fabbri. E rispondendo alle critiche avanzate dai senatori di M5S sugli obblighi di attuazione delle prescrizioni Aia, il viceministro dello Sviluppo economico De Vincenti ha rilevato che “il piano ambientale previsto per l’Ilva di Taranto è il piano più avanzato d’Europa, ma bisogna poterlo gestire”.

“Sotto le ceneri dell’Ilva di Taranto c’è un gioiello industriale”: questo quanto dichiarato ieri sera a Padova intervenendo all’assemblea di Confindustria, dal ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi. “Il salvataggio dell’Ilva – ha proseguito – ci dovrà essere, il governo ci ha messo la faccia e dovranno essere messe anche risorse pubbliche sul nuovo piano industriale. Avere una nuova società che ritorni a stare sul mercato e che ricominci a produrre occupazione e benefici anche per l’indotto è necessario. Non possiamo evitare di tirare fuori questa azienda dalle secche”. Il ministro ha quindi osservato che lo stabilimento tarantino “è uno stabilimento eccellente che può competere non solo a livello europeo ma anche extraeuropeo. Ha sofferto per ragioni diverse dalla sua capacità manufatturiera. Stiamo lavorando per migliorare il percorso di reindustrializzazione; nessuno ha pensato di salvarla a scapito dei fornitori dell’indotto”.

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