Indotto Ilva, perché bloccare la città?

20150210_122526TARANTO – Nuova protesta degli autotrasportatori che lavorano per le imprese dell’indotto Ilva. Dalle 9.30 di oggi, infatti, è stato indetta una nuova iniziativa, come annunciato da Confindustria Taranto, per lanciare “l’ultimo grido di dolore”. Dopo aver marciato lungo le statali 7 e 106, i mezzi degli autotrasportatori, scortati dalle forze dell’ordine, si sono fermati davanti a Palazzo di Città e al ponte girevole.

IL COMMENTO

Sinceramente, fatichiamo a capire il perché di certe scelte e di certe iniziative. Che senso ha bloccare una città, creare danno a cittadini e lavoratori, ad un’intera comunità, come se quest’ultima avesse colpe su quanto sta accadendo negli ultimi tempi nella vertenza Ilva? Perché creare disagi ad anziani ed ammalati che ogni giorno percorrono le statali che domani si andranno a bloccare? Non si capisce infatti il perché, “stranamente”, si sceglie di danneggiare una città e i suoi casereo tirabitanti invece, ad esempio, di bloccare del tutto gli ingressi dell’Ilva. Andando a protestare sin dentro la direzione dello stabilimento. O, magari, bloccando l’attività produttiva dall’interno, incrociare le braccia, e dare vita ad uno sciopero ed una mobilitazione questa sì, seria ed efficace. O, magari ancora, andare con i tir sino a Roma, sotto i palazzi del potere. O, magari ancora meglio, andare con i tir su al nord, in quel di Milano, in viale Certosa magari, all’esterno della sede legale dell’Ilva Spa e dell’ufficio acquisti della stessa. O tutto questo creerebbe problemi agli organizzatori occulti della manifestazione odierna ed a quelli che ancora oggi sono “gli amici, degli amici, degli amici”?

Gianmario Leone

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