Charlie Hebdo, Libera Taranto: “Pace e libertà non si arrendono ad orrore”

je suis charlie“La pace e la libertà non saranno fermate dagli orrori commessi”. Il coordinamento provinciale di “Libera: associazioni, nomi e numeri contro le mafie” fa proprio il messaggio lanciato dalle testate giornalistiche e dai comuni cittadini di tutto il mondo immediatamente dopo la strage compiuta nella redazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo” e le azioni terroristiche attuate alle porte di Parigi.

“La libertà di stampa e di espressione – spiega la referente provinciale di Libera Annamaria Bonifazi – sono diritti inalienabili che non possono essere messi a tacere dalla violenza barbara. Bisogna impugnare le matite, dialogare, estendere i diritti. Queste sono le “armi” da utilizzare, non il kalashnikov”. Un ruolo importante è giocato anche dalla politica.

“È necessario – continua Bonifazi – che le istituzioni garantiscano la cooperazione tra i popoli, che si eliminino le discriminazioni e le nuove forme di schiavismo che generano odio”. Il coordinamento provinciale di “Libera” esprime solidarietà al popolo francese ed in particolare ai familiari delle vittime delle orribili stragi avvenute nei giorni scorsi ma, al tempo stesso, ricorda che quelli avvenuti oltralpe non sono gli unici atti di “sfida” alla democrazia.

Nelle stesse ore, in Nigeria, si temono circa duemila vittime civili massacrate per mano del gruppo islamista Boko Haram. “Nous sommes Charlie (Noi siamo Charlie) – sottolinea la coordinatrice provinciale riprendendo la frase coniata subito dopo l’irruzione dei terroristi nella sede della rivista “Charlie Hebdo” – ma non possiamo dimenticare tutte le altre violenze commesse nel mondo e che non godono dei riflettori mediatici come gli eventi tragici di Parigi”.  Gli atti brutali inducono alla riflessione. “Questo è un problema mondiale ma nel nostro piccolo lavoreremo, ancora di più, per garantire il rispetto tra le culture e le religioni diverse, la convivenza tra cittadini. Taranto è diventata un approdo per i profughi di terre dilaniate dalle guerre. Partiamo da qui”.

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