È questa la logica da cui è stato coniato il termine “razzismo ambientale”: anche nella gestione dei territori, della produzione e degli scarti, si è dimostrato tanto negli USA come qui in Brasile che le vittime dei rifiuti sono generalmente gli abitanti di favelas, i ghetti di afrodiscendenti, le periferie urbane piú povere. E l’impatto delle grandi monoculture ricade sulle piccole comunitá agricole isolate, dimenticate dalla politica e dai mercati. Questo razzismo ambientale ha anche una dimensione internazionale. Il termine Pig Iron è stato coniato per la prima volta negli Usa perché la produzione del ferro dei porci è una delle più inquinanti e distruttive del pianeta. A qualcuno interessa questo? Ai sindacati interessa ? Al ministro dell’Ambiente interessa?
Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale dei Verdi
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