Mar Piccolo: i sedimenti e l’inquinamento della Marina Militare

stazioni 1 2TARANTO – In questa terza puntata sullo studio sul Mar Piccolo realizzato da ARPA Puglia, in collaborazione con tre istituti del CNR (l’IRSA, Istituto di Ricerca sulle Acque sede di Bari, lo IAMC, Istituto per l’ambiente marino costiero sede di Taranto e l’IRPI, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica sede di Bari), il Politecnico di Bari e Conisma, ci concentreremo sulle caratteristiche geotecniche dei sedimenti superficiali del 1° seno del Mar Piccolo (approfondimento realizzato a cura del Politecnico di Bari).

Nell’ambito delle attività di studio ed approfondimento delle conoscenze ambientali del Mar Piccolo, è stata infatti prevista una caratterizzazione geotecnica dei sedimenti superficiali, localizzati in una zona antistante l’area militare dell’Arsenale della Marina Italiana. L’ubicazione dei sondaggi è stata dettata dall’opportunità di fare riferimento a risultati complementari già noti sulla ricostruzione stratigrafica del sito e sul riconoscimento dei sedimenti dal punto di vista granulometrico.

Le tre stazioni sono, infatti, state replicate in prossimità di tre stazioni precedentemente campionate nel 2005 ed estrapolate dal piano di caratterizzazione ambientale realizzato per la così detta “Area 170 ha” (la cui storia e i cui dati su queste colonne abbiamo ripercorso diverse volte) e definito dall’allora Commissario Delegato per l’emergenza rifiuti della Regione Puglia.

Nonostante le difficoltà di ordine autorizzativo e tecnico-operative è stato possibile caratterizzare i primi 5 metri di sedimento, con un dettaglio maggiore per il primo metro, e la possibilità di ricostruire, in una stazione, la stratigrafia fino alla profondità di circa 18 m dal fondo marino. Le stratigrafie dei primi metri dei sondaggi effettuati in questa campagna geognostica sembrano confermare i profili stratigrafici dei sondaggi effettuati da ISPRA nel 2005.

Stato di qualità (chimica) dei sedimenti

La presenza e la distribuzione di contaminanti nei sedimenti del Mar Piccolo è stata già da tempo individuata e contestualizzata. Tra il 2005 ed il 2009 gli Uffici del Commissario Delegato per l’emergenza rifiuti in Puglia prima (Rif.Doc. ICRAM Progetto Preliminare di Messa in sicurezza d’emergenza Mar Piccolo di Taranto Area 170 ha-Relazione tecnica, 2005) e del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia poi (Rif.Doc. ISPRA CII-El-PU-TA-Mar Grande II Lotto e Mar Piccolo-01.06, Agosto 2010), hanno eseguito, all’interno del perimetro del Sito di bonifica di Interesse Nazionale di Taranto (D.M. 10 gennaio 2000 recante il decreto di perimetrazione, pubblicato in G.U. n. 45 del 24/02/2000), le caratterizzazioni ambientali finalizzate alla messa in sicurezza e bonifica dell’area.

Complessivamente il quadro ambientale emerso ha evidenziato una presenza di contaminanti organici e metalli pesanti su varie aree del bacino del Mar Piccolo. In particolare, per l’area a sud del 1° seno (la così detta “Area 170 ha”), una contaminazione prevalente da PCB, Arsenico e Mercurio, e per il restante bacino una presenza cospicua di Mercurio, Rame, in misura minore Zinco e Piombo, nonché di PCB e Idrocarburi totali, uniti a PCDD, PCDF e PCB diossina simili (T.E.), soprattutto nel 1° seno.

Per quanto riguarda la presenza di PCB, PCDD/F, Diossine e PCB diossina-simili nei sedimenti, anche i dati e i monitoraggi regionali dei corpi idrici superficiali (acque di transizione) ai sensi del D.M.56/2009, condotti da ARPA Puglia, hanno reso per il Mar Piccolo una condizione di criticità, maggiormente evidente per il 1° seno, se paragonate alle concentrazioni rilevate per gli altri ambienti di transizione regionali.

PCB ed alti inquinanti tutti oltre la media

NuovoAnche lo studio realizzato in quest’ultimo anno, conferma l’inquinamento dei sedimenti, classificandoli come fonte secondaria attiva. A questo scopo sono stati campionati anche i sedimenti presenti nelle due stazioni (“stazione 1” e “stazione 2”, evidenziate nella foto pubblicata in questa pagina e pubblicata nello studio), localizzate nell’area individuata come maggiormente contaminata (“Area 170 ha” Arsenale Militare).

Per quanto riguarda le concentrazioni dei PCB determinate nei sedimenti, la stazione 2, con un valore di 3.278 ng/g p.s., è risultata notevolmente più contaminata della stazione 1 (1.986 ng/g p.s.). In entrambi i sedimenti, tutti i congeneri hanno presentato valori determinabili. Tali valori sono superiori al limite di intervento proposto dall’ISPRA per le bonifiche nel SIN di Taranto, pari a 190 μg/Kg p.s. Secondo queste indicazioni e, tenendo conto dei congeneri determinati in questo studio, i sedimenti analizzati superano ampiamente i citati limiti e confermano l’elevato grado di contaminazione presente almeno per l’area a sud del I seno del Mar Piccolo.

I sedimenti della stazione 1 hanno mostrato concentrazioni di Cromo, Ferro, Alluminio e Vanadio più elevate rispetto ai sedimenti della stazione 2, mentre i sedimenti della stazione 2 hanno evidenziato dei livelli di Arsenico, Rame, Zinco, Piombo e, soprattutto, Mercurio più alti rispetto ai sedimenti della stazione 1. La distribuzione percentuale dei metalli nella frazione pelitica è risultata più o meno confrontabile nei sedimenti delle due stazioni. Le concentrazioni di Arsenico, Rame, Piombo, Zinco e Mercurio nelle due stazioni sono risultate, inoltre, superiori ai valori di intervento proposti dall’ISPRA.

Determinazione dei PCB

Nuovotab 1Per quanto riguarda le concentrazioni dei PCB determinate nei sedimenti, la stazione 2, con un valore di 3.278 ng/g p.s., è risultata notevolmente più contaminata della stazione 1 (1.986 ng/g p.s.). Tali valori sono superiori al limite di intervento proposto dall’ISPRA per le bonifiche nel SIN di Taranto, pari a 190 μg/Kg p.s. Secondo queste indicazioni e, tenendo conto dei congeneri determinati nello studio, i sedimenti analizzati superano ampiamente i citati limiti e confermano l’elevato grado di contaminazione presente almeno per l’area a sud del I seno del Mar Piccolo.

E’ stato inoltre calcolato anche il contributo, espresso in %, che la frazione pelitica determina per la contaminazione totale da PCB nei sedimenti. Le frazioni pelitiche (<63μm), rappresentano una componente determinante in entrambe le stazioni, sia da un punto di vista granulometrico, perché costituiscono la frazione più abbondante, sia per quel che concerne il contenuto di inquinanti in esse presenti, che risulta essere significativo. Nella stazione 2, in particolare, la frazione pelitica contribuisce al 52 % dei PCB presenti nel sedimento tal quale.

Gli effetti della risospensione dei sedimenti sulla disponibilità di contaminanti (a cura del CNR IAMC di Taranto)

Un altro aspetto da tener presente nella valutazione dei sedimenti come potenziale sorgente (secondaria) attiva di contaminazione è la possibilità che fenomeni di risospensione, di tipo naturale (ad es. mareggiate, bioturbazione, ecc.) o antropico (ad es. movimentazione dei fondali indotta dalla navigazione, ecc.), cambiando le condizioni redox e di ph nel sistema, possano provocare un ricircolo e disponibilità di contaminanti nel medesimo sistema.

A tal fine, sempre nell’ambito delle attività di studio sulla biodisponibilità dei contaminanti inorganici ed organici condotte dal CNR IAMC di Taranto, sono stati svolti in laboratorio esperimenti di risospensione simulata impiegando campioni di sedimento (3 kg) prelevati dalla stazione 2 e risospesi in acqua di mare, per determinare le concentrazioni di metalli e PCB sia nella fase disciolta sia in quella particellata. Dopo 15 minuti di agitazione meccanica, il sistema è stato lasciato a riposo per 3 ore (simulando il tempo corrispondente a mezzo ciclo mareale) e, successivamente, sono stati prelevati i campioni d’acqua su cui eseguire le determinazioni previste.

Relazione ARPA Puglia_MC_Mar PiccoloNell’acqua di mare, prima dell’esperimento di risospensione, tutti i metalli, ad eccezione del Manganese, sono risultati più alti nel disciolto. Alla fine dell’esperimento di risospensione si è notato come i livelli di metalli nel particellato sono incrementati notevolmente rispetto ai livelli presenti nel disciolto. La quantità di particellato ottenuta dopo la filtrazione di 1 litro di acqua è aumentata da 0.02 a 0.15 g in peso secco. All’inizio dell’esperimento le concentrazioni presenti nella frazione “disciolta”, seppure relativamente basse, sono state circa 3 volte maggiori di quelle riscontrate nella frazione “particellata”. Dopo le frazioni “disciolta” e “particellata” hanno mostrato un forte incremento e cambiamento, sia per quanto concerne le concentrazioni dei PCB (l’incremento è stato di circa 10 volte per la frazione disciolta e di circa 100 volte nella frazione particellata) sia per la distribuzione dei singoli congeneri.

La storia dell’area 170 ha

Per avere un quadro ancora più completo, riproponiamo ancora una volta la storia dell’area indicata con la sigla “170 ha”. Nell’atto di intesa per le bonifiche sottoscritto a Roma il 26 luglio 2012, nella parte inerente gli interventi sul I seno del Mar Piccolo, fu inserito il vecchio progetto risalente al 2005 e realizzato dal ministero dell’Ambiente, in cui era previsto il dragaggio dei fondali dei primi 170 metri dalla banchina dell’Arsenale, per cui nel 2006 furono finanziati 26 milioni di euro. Dopo svariate riunioni della Cabina di Regia tra il febbraio e il marzo scorso 2013, e diverse resistenze, ARPA Puglia riuscì ad ottenere l’ok per svolgere i campionamenti per realizzare lo studio di cui stiamo parlando. La valutazione della qualità dei sedimenti dell’area “170 ha”, fu formulata sulla base del confronto con i “valori di intervento per i sedimenti di aree fortemente antropizzate nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto” proposti da ICRAM ed approvati in una conferenza dei servizi ministeriale il 29 dicembre 2004.

I dati evidenziarono uno stato di contaminazione diffusa da PCB, con superamento del valore di intervento (190 μg/kg) per tutta l’area indagata e per tutto lo spessore analizzato. Per quanto riguarda i metalli e gli elementi in tracce, in tutta l’area fu rilevata una contaminazione diffusa da piombo. Estesa anche la contaminazione da rame e zinco. Furono rilevate anche concentrazioni elevate di mercurio, arsenico e cadmio. Come detto, per l’area “170 ha” fu approvato un progetto definitivo da parte del MISE con relativo quadro economico di € 35.415.303,12. Nel verbale del 15/09/2005 infatti, la conferenza dei servizi ministeriale deliberava di richiedere al Commissario Delegato della Regione Puglia “di procedere con la massima celerità all’aggiudicazione delle attività di MISE dei sedimenti con valori di concentrazioni di inquinanti superiori al 90% dei valori di concentrazione limite accettabili”.

Per anni si è detto (e l’abbiamo riportato anche noi), che le risorse stanziate nel 2006 sparirono nel nulla. E che furono perse per l’inerzia delle istituzioni locali. In realtà, come già riportato in questi anni, il bando di gara fu ritirato dopo una serie di eventi (che oggi possono tornare utili per non ripetere gli errori del passato). All’epoca il commissario delegato competente per la questione delle bonifiche dei siti d’interesse nazionale (siamo tra il 2005 e il 2006), coincideva con il presidente della Regione: fu infatti Nichi Vendola, eletto nella primavera del 2005, a commissionare a Sviluppo Italia, società in house che lavorava per il ministero dello Sviluppo economico, il progetto per la bonifica dell’area 170 ettari prospiciente l’Arsenale militare, a sud del I seno.

Nell’ambito delle brevi attività svolte dalla Marina Militare, si fece una caratterizzazione e si prospettò un progetto di bonifica. Che prevedeva il dragaggio dei sedimenti e l’asportazione di quelli contaminati: il piano fu approvato dal ministero dell’Ambiente con il parere favorevole dell’Istituto superiore di sanità (ISS) e dell’ICRAM, l’attuale ISPRA. Il progetto fu messo in gara.

La scadenza per non perdere le risorse fu stabilita nel 30 settembre del 2006. Il problema fu che rispetto a quel bando di gara tutte le associazioni di mitilicoltori fecero ricorso al TAR. La motivazione del ricorso, appoggiata anche da diversi comitati ed associazioni (in quei mesi fu organizzato anche un convegno a Taranto alla presenza di studiosi provenienti da tutta Italia), si basava sul fatto che l’intervento di bonifica di dragaggio e di rimozione del materiale contaminato (sulla cui profondità c’è sempre stata una disputa, tra chi parlava di 1,20 metri e chi 6) avrebbe potuto, o meglio ci sarebbe stato un rischio non nullo, portare in sospensione del materiale fine (proprio a causa dell’intervento di bonifica) che sarebbe potuto sfuggire dai sistemi di conterminamento presenti nel progetto, che comunque aveva previsto una serie di precauzioni e d’interventi che avrebbero limitato la sospensione dei sedimenti al di fuori della zona di dragaggio.

La gara fu ritirata e i soldi, ovviamente, persi. Ma l’inquinamento é proseguito. Questo perché, come stabilito anche dalla “Relazione tecnica sullo stato di inquinamento da PCB nel SIN Taranto ed in aree limitrofe”, effettuata dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia (presentata durante la Giunta Regionale del 2 novembre 2012 dall’assessore alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro di cui a lungo ci siamo occupati) nella zona “170 ha”, così come in un’altra posta a nord del I seno a circa 200 m ad ovest della penisola di Punta Penna, la diffusione dell’inquinante avviene attraverso la ripetuta sospensione di sedimenti contaminati presenti sul fondo. Non solo: perché quando nel 2006 fu perso il bando di gara, non ci si è preoccupati di continuare ad indagare e quindi di intervenire per porre fine all’inquinamento. Basti pensare che la movimentazione dei mezzi navali, cioè la movimentazione delle navi militari, comporta una risospensione quantificata in diecimila volte superiore alla risospensione derivante dagli interventi di dragaggio.

Ancora oggi, come abbiamo dimostrato in questi anni insieme al sito inchiostroverde.it, gli interventi previsti in queste aree a carico della Marina Militare, procedono a rilento. Mentre in alcuni casi non sono ancora partiti. Ma l’inquinamento c’è ancora oggi. Ma non è dato sapere perché in tutti questi anni nessuno si sia permesso, cosa che accade ancora oggi, di mettere in discussione anche la presenza della Marina Militare in questa città. O, quanto meno, di chiederle di fare tutto quanto il possibile per arginare l’inquinamento prodotto ancora oggi dalle aree di sua gestione (oltre all’area 170 ha c’è infatti anche l’ex area IP e quella nella porzione est del Comprensorio Arsenalizio della Marina Militare ed è denominata “Zona Gittata”). Ma la Marina non è l’Ilva. In tutti i sensi. Chi ha orecchie per intendere intenda.

3° puntata

Gianmario Leone (TarantoOggi, 13.11.2014)

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