Vertenza Natuzzi, il 30 settembre si riunirà la cabina regia al Mise

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natuzziTARANTO – Si riunirà martedì 30 settembre la cabina di regia sulla vertenza della Natuzzi presso la sede del ministero dello Sviluppo economico a Roma. Lo scorso 29 luglio, durante l’ultima cabina di regia, venne firmato un verbale d’intesa da azienda, sindacati e ministero, che prevedeva una serie di incontri a tappe nel mese di settembre.

L’intesa prevedeva, per prima cosa, che il rientro delle produzioni dalla Romania dei divani della linea Leather Editions (che dovrebbe riportare in fabbrica 400 lavoratori), fosse gestito direttamente dall’azienda e non più dalle new.co, la cui formazione è stata definitivamente accantonata (una strada che nell’ottobre dello scorso anno fu salutata come la via della salvezza per la vertenza, ma che su queste colonne criticammo sin da subito per la sua assoluta velleità). Inoltre, l’intesa prevedeva di evitare il ricorso ai licenziamenti dei 600 lavoratori che avrebbero dovuto trovare collocazione all’interno delle new.co, grazie all’ottenimento di una nuova procedura di cassa integrazione (soltanto in 400 infatti avevano sino allo scorso luglio accettato l’esodo volontario previsto dall’accordo dello scorso ottobre).

I sindacati evidenziarono inoltre come da parte delle Regioni Puglia e Basilicata, vi fosse stata mancanza totale nell’impegnarsi a trovare nuove aziende, anche a fronte dell’accordo di programma per il settore del mobile imbottito sottoscritto nel febbraio del 2013, che prevedeva uno stanziamento di ben 101 milioni di euro sinora rimasti inutilizzati (40 dal ministero dello Sviluppo Economico, 40 dalla Regione Puglia e 21 dalla Regione Basilicata). Venendo meno le new.co, l’unica azienda che formalmente potrebbe usufruire dei finanziamenti, paradossalmente è proprio la Natuzzi. In realtà nella riunione della Cabina di Regia dello scorso luglio, fu spiegato come l’azienda potrebbe ottenere sino a 20 milioni di euro previsti dall’accordo, delle risorse messe a disposizione dal MiSE. Ma prima che ciò possa effettivamente accadere, bisognerà conoscere il piano di reindustrializzazione della Natuzzi. Che tra l’altro, nella sua storia, di aiuti pubblici ne ha già ottenuti diversi: come nel 1996, quando attraverso il piano Natuzzi 2000, ottenne finanziamenti dallo Stato pari a 311 miliardi delle vecchie lire (pari a 160 milioni di euro).

Sia come sia, i vari incontri svoltisi (l’1, l’8, il 9, il 19 e 20 settembre) nella sede di Federlegno, l’associazione confindustriale di categoria, non paiono aver portato i risultati sperati. Del resto in ballo ci sono i prossimi quattro anni dell’azienda ed il futuro di centinaia di lavoratori. I tasti dolenti della vertenza sono diversi: azienda e sindacati devono infatti trovare un accordo sulla riduzione del costo del lavoro imposta dall’azienda (e previsto già nell’accordo di ottobre 2013), che vorrebbe attuare un taglio del 10%, scendendo dagli attuali 90 centesimi di costo/minuto di trasformazione ai 52 centesimi futuri. Inoltre sul tavolo ci sono la riorganizzazione produttiva e l’applicazione dei contratti di solidarietà, oltre alla revisione dell’inquadramento professionale adeguato alle nuove linee produttive. La discussione più importante è infatti sul numero degli esuberi e sul come fare per fare in modo che siano il meno possibile.

Intanto la società ha divulgato i risultati finanziari del primo semestre venerdì scorso alla chiusura dei mercati. Relazionati lunedì durante una conference call tenuta dal CEO Pasquale Natuzzi.

La Natuzzi ha ottenuto utili per 211,1 milioni di euro nel primo semestre del 2014. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si registra un calo del 6,1 per cento. 188.200.000 milioni di euro sono stati incassati dalla vendita dei mobili imbottiti. Vendita calata del 6,7 per cento in meno rispetto ai primi sei mesi del 2013, dove la perdita operativa è aumentata di circa il 30 per cento da meno € 14.300.000 a € 20.400.000 negativo.

Particolarmente elevato il crollo registrato dalla società negli Stati Uniti, dove le vendite sono diminuite del 17,8 per cento al 43,1 milioni di euro. Nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) il mercato è rimasto pressoché stabile con un utile di € 73.900.000 (-0,3%), mentre nella regione Asia-Pacifico i ricavi sono aumentati del 7,1 per cento pari a 21,3 ha milioni di euro.

Il motivo del calo del fatturato, per il CEO Pasquale Natuzzi, è dovuto ai ritardi di produzione registrati in Cina, all’inefficienza delle imprese manifatturiere italiane, agli effetti valutari sfavorevoli ed all’aumento dei prezzi dei prodotti in pelle. Nonostante i numeri non proprio positivi, Natuzzi ritiene che la società sia sulla strada giusta: “Nel secondo trimestre, si è registrata una significativa ripresa delle nostre vendite”, ha sottolineato Natuzzi. “Il periodo è stato chiuso con un calo del 1,2 per cento. Rispetto al primo trimestre, in cui è stato registrato un calo del 11,2 per cento, registriamo un miglioramento del dieci per cento”. Infine, Natuzzi si è detto convinto che l’azienda è in grado di soddisfare il business plan che prevede ulteriori perdite nel quarto trimestre del 2014 per poi tornare dal 2015 a generare profitti. Sul come staremo a vedere.

G. Leone (TarantoOggi, 24.09.2014)

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