Porto di Taranto, agonia senza fine – Oggi è attesa la risposta della TCT sul futuro

porto-containerIl porto di Taranto sembra essere entrato in un tunnel senza via d’uscita. Ieri infatti, era il giorno tanto atteso dell’affidamento dei lavori alla ditta vincitrice della gara d’appalto per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di dragaggio dell’area del molo polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto della cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V Sporgente dello scalo ionico.

Prima classificata, dopo la terza seduta pubblica relativa alla procedura, è risultata la ditta Astaldi spa, uno dei principali general contractor italiani e tra i primi 100 a livello mondiale nel settore delle costruzioni, in cui opera anche come promotore di iniziative in project finance e concessione. Quotata in Borsa dal 2002, ha chiuso il 2013 con un portafoglio ordini superiore ai 13 miliardi di euro, un fatturato consolidato di oltre 2,5 miliardi e più di 9.500 dipendenti. I settori di riferimento per la sua operatività sono le infrastrutture di trasporto, gli impianti idroelettrici e di produzione energetica, l’edilizia civile e industriale; più di recente, è entrato nel settore impiantistica, manutenzione e gestione di sistemi complessi, in cui opera prevalentemente attraverso la controllata NBI.

Qual è il problema? Sta nell’offerta, risultata anomala in quanto pare di molto inferiore all’importo complessivo stimato per la realizzazione dell’opera. Soltanto al termine della verifica della congruità dell’offerta, si potrà infatti procedere all’aggiudicazione dell’appalto. Ovviamente, il timore di assistere ad un revival di ciò che è successo con la gara d’appalto dei lavori alla banchina del molo polisettoriale è tutt’altro che remoto.

Anche perché, tra l’altro, la seconda classificata non è una ditta qualunque: ovvero la Grandi Lavori Fincosit spa. Che nel 1989 ha inglobato al suo interno la Grandi Lavori S.p.A. di Roma. Tra l’altro, la Fincosit fu tra le aziende che contribuì alla costruzione del molo polisettoriale di Taranto. Non è un caso se l’azienda operi ancora oggi all’estremità di levante della Calata 5, dove realizza cassoni cellulari in calcestruzzo. Non solo. Perché insieme a Grassetto Spa e Logsystem Spa, fa parte del gruppo soggetto promotore del progetto della “Piastra Portuale – Piastra Logistica integrata al sistema intermodale della rete trasportistica del Corridoio Adriatico” presentato nel 2003.

Progetto per il quale nel marzo 2006 venne firmato il contratto di concessione di progettazione definitiva ed esecutiva, realizzazione delle opere e gestione trentennale della piattaforma logistica tra l’Autorità Portuale e l’aggiudicatario che costituiva la società di progetto Taranto Logistica SpA.

Poi il 14.11.2008, dopo una lunga e complessa procedura, la Commissione Speciale di Valutazione di impatto ambientale, in riunione plenaria, esprimeva parere favorevole sul progetto. Nel giugno del 2009 il CIPE deliberava un finanziamento integrativo pari ad euro 33,6 milioni per le opere aggiuntive/integrative definite nel corso dell’iter approvativo del progetto definitivo, per un totale complessivo, quindi, di 189 milioni di euro. La Fincosit si occuperà della realizzazione delle opere a mare.

Tornando ai dragaggi, si sperava che almeno per quest’appalto tutto filasse liscio. Anche perché già l’iter per la pubblicazione del bando europeo fu alquanto lunga e tortuosa. L’importo complessivo dell’appalto ammonta a poco più di 72 milioni di euro.

Lo scorso 25 febbraio il ministero dell’Ambiente rilasciò il decreto di VIA: soltanto la prima settimana di magio invece, arrivò il via libera da parte della Regione, sul piano della validazione tecnica, del progetto messo a punto dalla società Sogesid (quello preliminare, datato 2010, è stato infatti rivisto in più punti durante l’iter di VIA e VAS). Il costo dell’intervento previsto dall’accordo del 2012, è di 83 milioni di euro così ripartiti: 7,6 milioni arriveranno dal ministero dell’Ambiente, 17,1 milioni dalla Regione Puglia attraverso la delibera C.I.P.E. n.87, 40,1 milioni dall’Autorità Portuale (Fondi Propri + PON Reti e Mobilità 2007/2013) e 18 milioni (Fondi Propri rif. nota 9559 del 7.10.2013). Al termine dei lavori, i fondali avranno una profondità di 16,50 metri per un tratto di 1,2 chilometri di banchina che consentirà l’attracco delle portacontainer da 14mila TEU. L’obiettivo è terminarli entro il 31 dicembre del 2015. Ma leggendo le 15 pagine del provvedimento di VIA, è apparso subito chiaro che difficilmente ciò potrà accadere.

Sono infatti ben 26 le prescrizioni della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS. Quattro quelle del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Tantissimi i controlli affidati ad ARPA Puglia per seguire passo dopo passo tutte le varie operazioni previste. Inoltre, è chiaro che il dragaggio non potrà avere inizio se prima non c’é la vasca di colmata, opera a mare nella quale depositare i fanghi del dragaggio. Il problema, ancora una volta, è che con i tempi non ci siamo. Visto che il nuovo crono programma messo a punto nei mesi scorsi al DISET, , il Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali della Presidenza del Consiglio, prevede la conclusione dei lavori entro dicembre 2015.

Ma come ben si sa, i problemi per il porto non finiscono di certo qui. Per oggi è infatti attesa la risposta della TCT (Taranto Terminal Container) alle richieste dell’Autorità Portuale, del Comitato tecnico e dei sindacati di categoria, sulla reale intenzione di restare ad operare presso lo scalo ionico (dopo che ad inizio mese comunicò l’intenzione di sospendere ogni attività entro i primi di ottobre sino alla conclusione dei lavori previsti sulla banchina). Possibilità che al momento sembra allontanarsi sempre di più. Visto che ieri è partita dal Molo Polisettoriale la penultima portacontainer Evergreen, la Ever Unific. Domani all’alba è invece attesa l’ultima nave della flotta di Evergreen (la Ever Elite).

In seguito, come precedentemente annunciato, Evergreen taglierà il porto di Taranto dall’ultimo servizio rimasto sulla rotta Uam (U.S. West Coast Mediterranean, che tocca i porti di Tacoma, Vancouver, Tokyo, Osaka, Pusan, Quingdao, Shanghai, Ningbo, Kaohsiung, Shekpu, Yantan, Colombo, Ashdod, Alessandria d’Egitto, Taranto, Koper, Rijeka e Trieste) per trasferirsi definitivamente nel porto del Pireo. Dove Evergreen trasferì le prime quattro linee di traffico merci nel settembre 2011, cosa che comportò un crollo nel traffico merci dello scalo ionico. Inoltre, da fonti interne agli ambienti del porto, si apprende che Evergreen ha già annunciato alla clientela un servizio shuttle Taranto-Pireo a partire dal prossimo 4 ottobre, con cadenza settimanale (giovedi-sabato) che permetterà il collegamento da e per tutti i porti toccati dalla compagnia di Taiwan.

Inoltre, si apprende che TCT, che sino a ieri ha accettato in ingresso i 20’ box (i containers più piccoli, fino a 6 metri di lunghezza), fino a venerdì consentirà l’ingresso dei 40’ box (fino a 12 metri di lunghezza). Pare inoltre che i vettori stiano avendo precise istruzioni di lasciare i containers in area esterna al Taranto Container Terminal. Ma il tempo delle incertezze sembra essere terminato. Oggi è attesa la risposta della TCT. Poi, domani, è in programma in Prefettura a Taranto, un delicatissimo vertice al quale parteciperanno tutti gli enti coinvolti, compreso il DISET (Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali) e la stessa TCT, durante il quale le carte andranno inevitabilmente scoperte.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 23.09.2014)

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