Cementir in forte crescita, operai in forte decrescita  

cementirTARANTO – Lo Slai Cobas torna sulle ultime vicende che hanno riguardato lo stabilimento Cementir di Taranto. Nonostante il gruppo registri utili, “Cgil-Cisl-Uil firmano la nuova cassa integrazione ad occhi chiusi – denunciano dallo Slai Cobas, giunto secondo nelle elezioni delle RSU della scorsa settimana -. Riportiamo i dati ufficiali, usciti quest’estate sulla situazione alla Cementir. Questi dati dimostrano che il gruppo Caltagirone ha ridimensionato lo stabilimento di Taranto ed ora lo vuole proprio smantellare non certo per crisi, ma unicamente, come altri capitalisti, per tagliare dove il costo  del lavoro è più alto ed aprire e aumentare la produzione dove può tagliare salari e diritti dei lavoratori”.

I dati a cui fa riferimento lo Slai Cobas sono quelli che riguardano i conti del primo semestre 2014 con risultati superiori alle aspettative del management: l’utile netto di gruppo sale a 20,5 milioni, +177,2%. Ricavi in linea, +0,1% a 472,8 milioni, per “il buon andamento delle attività nelle diverse attività geografiche ad eccezione dell’Italia” che “è stato neutralizzato da un effetto cambio negativo”: a cambi costanti i ricavi sarebbero saliti del 9,4%. Confermati i target economici e finanziari per il 2014. Un utile quasi triplicato rispetto ai 7,4 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Per quanto riguarda le previsioni, nella seconda parte dell’anno, Cementir si attende “la prosecuzione del positivo andamento delle attività nei Paesi Scandinavi, in Turchia e in Estremo Oriente. In Egitto, invece, è difficile prevedere l’evoluzione del mercato, data l’instabilità politica e sociale che interessa il Paese da più di due anni, ma si attende un contributo positivo pur se inferiore all’esercizio precedente. In Italia, infine, nel secondo semestre del 2014 non sono attesi segnali di ripresa. Vengono confermati gli obiettivi economici e finanziari per l’anno 2014 che prevedono il raggiungimento di un margine operativo lordo superiore a 180 milioni di euro e un indebitamento finanziario netto di circa 280 milioni di euro”.

Una situazione in cui, se ci fosse un Ministero del Lavoro minimamente osservante almeno delle sue stesse leggi, – sottolineano dallo Slai Cobas – non si dovrebbe autorizzare alla Cementir la cassintegrazione, che per legge o è per crisi o per ristrutturazione, e non per far risparmiare soldi e far aumentare il profitto al capitale. Ma, chiaramente, le direzioni di Cgil, Cisl, Uil, fanno le tre scinmmiette: non sento, non vedo, non parlo… Ma firmo”.

Su questo gli operai Slai Cobas della Cementir “faranno opposizione a questa morte lenta dello stabilimento di Taranto, unendo la lotta per la difesa di tutti i posti di lavoro a quella sulla salute e la sicurezza interna ed esterna alla fabbrica. Questo gli operai Slai Cobas lo faranno comunque sia se avranno il delegato nelle nuove RSU – su cui venerdì è stato presentato ricorso alla Commissione  elettorale – sia se non lo avranno” (lo Slai Cobas infatti, è giunto secondo con la Cisl alle elezioni RSU).

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