Ilva, prosegue l’inchiesta parallela dello Slai Cobas sulla morte di Iodice

incidente ilvaTARANTO – Come annunciato nei giorni scorsi, lo Slai Cobas ha avviato un’inchiesta parallela per appurare le circostanze effettive che hanno provocato la morte in Ilva del lavoratore Angelo Iodice. Riportiamo di seguito la nota stampa in versione integrale.
CIRCOSTANZE DELL’INFORTUNIO

In base alle informazioni in nostro possesso, segnaliamo tre problemi. Primo: era compatibile che ci fosse un mezzo in movimento mentre alcuni operai e il povero Iodice comunque operavano o dovevano passare sui binari? Dato che, come sembra accertato, il guidatore del mezzo non era in condizione di vedere queste altre presenze? Secondo: era o non era  in funzione il segnalatore acustico che potesse realmente segnalare l’arrivo del mezzo a chi era o transitava sui binari? E che razza di “segnalatore acustico” è, se in presenza di rumore permanente esistente nella zona, esso anche se è in funzione non si può sentire? Terzo: ancora una volta, come è nel reparto Mof, segnaliamo che per i mezzi che transitano sui binari serve costantemente una doppia persona, una alla guida e una al controllo, altrimenti costantemente, quando questi mezzi sono in movimento, il rischio di incidenti è alto.

Non dimentichiamo mai che questo incidente è avvenuto mentre si stavano riparando i binari per effetto di un altro gravissimo incidente, per fortuna senza conseguenze per gli operai, avvenuto pochi giorni prima, che testimonia lo stato di generale pericolo e insicurezza che si vive nello stabilimento, che mette a rischio comunque gli operai.  Continueremo l’inchiesta e segnaleremo con un esposto alla Procura i fatti ulteriori eventualmente accertabili.

QUALI SONO STATE LE REAZIONI DELL’AZIENDA E QUALI LE “PROMESSE”  IN MERITO.

Come al solito nulla di nulla; ipocrisie e condoglianze a cui di solito seguono reticenze, ostruzionismi per l’accertamento della verità e in alcuni casi anche pressioni affinchè si taccia o si coprano responsabilità. Temiamo che questo avvenga anche in questo caso. Alle prime reazioni si sono aggiunte le dichiarazioni fatte ieri dal nuovo direttore dello Stabilimento, insediato da Gnudi, Roberto Renon, che viene da l’Enel e quindi dobbiamo pensare privo di competenze specifiche nel settore siderurgico. Tutte le nuove nomine sono scarsamente motivate per criteri, competenze e affidabilità, e pur dovendo anch’esse essere giudicate sulla base dei fatti, tuttora sembrano essere all’insegna dei ‘cambi di organigramma’, di nuove cordate e di interessi commerciali e finanziari, e non industriali e siderurgici, nel quadro più generale del confuso programma di vendita/svendita dell’Ilva.

Ma per restare in tema, Renon ha dichiarato che la sicurezza sul lavoro nello stabilimento sarà sempre più prioritaria, ma ha aggiunto che l’obiettivo principale è di recuperare efficienza e capacità produttiva, cose che in questa fabbrica hanno sempre significato più sfruttamento e meno sicurezza. Poi aggiunge Renon, che sul tema della sicurezza “saremo inflessibili, anche per quanto riguarda le procedure”, intendendo però fondamentalmente i comportamenti operai, dato che Renon stesso, senza conoscere realmente nè la fabbrica nè le circostanze specifiche dell’incidente mortale di avant’ieri, già si autoassolve dichiarando “nell’incidente di giovedì gli impianti non c’entrano nulla”. Con questa premessa non possiamo assolutamente credere alle “promesse” di Renon circa il carattere prioritario della sicurezza in fabbrica.

Le nostre proposte

 – Una postazione ispettiva permanente all’interno dello stabilimento, che faccia da deterrente verso l’azienda, che permetta a operai e rappresentanti sindacali di denunciare direttamente e pretendere un intervento immediato e che agisca, proprio perchè all’interno della fabbrica, sotto il controllo operaio;

– Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in numero sufficiente per controllare effettivamente i reparti, eletti fuori dalle liste sindacali, ma dai lavoratori su scheda bianca, e revocabili, con potere di blocco degli impianti e blocco legittimo dei lavoratori;

– Un azzeramento degli accordi sindacali in questa materia che permetta di ricontrattarli, area per area, potenziando gli organici.

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