Mar Piccolo e Marina Militare, andamento lento

mar-piccoloTARANTO – Non è mai semplice seguire l’iter del percorso amministrativo inerente i compiti che spettano alla Marina Militare, per “ripristinare” un minimo i danni prodotti in decenni di inquinamento nelle falda superficiale (e in parte profonda) del I seno del Mar Piccolo. Da anni su queste colonne seguiamo (anche grazie all’impareggiabile collaborazione del sito InchiostroVerde.it), pur con tutte le difficoltà del caso, le vicissitudini delle aree a terra gestite dalla Marina Militare che la “Relazione tecnica sullo stato di inquinamento da PCB nel SIN Taranto ed in aree limitrofe”, redatta dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia nel 2011, indicò come fonte primaria accertata di inquinamento da PCB del Mar Piccolo: la presenza del micidiale inquinante fu accertata sia nei terreni che nella falda superficiale.

Proprio martedì a Bari, si è svolta la Conferenza dei Servizi sull’ex Area IP, che attende da anni la mitigazione del flusso di contaminanti in falda e la definitiva messa in sicurezza dell’intera area. Nella riunione dell’altro ieri, è stata data la notizia che è in arrivo la concessione dell’autorizzazione da parte della Provincia di Taranto per la gestione delle acque sotterranee, che consentirà, almeno negli intenti dei progetti, la mitigazione del flusso di contaminanti in falda: una sorta di messa in sicurezza temporanea. Per quanto concerne l’analisi di rischio propedeutica alla bonifica vera e propria invece, la Marina Militare sta ancora completando gli studi. Soltanto lo scorso novembre (data trasmissione dalla Marina 20/11/2013, data ricezione in Regione 2/12/2013) la Marina Militare trasmise il progetto definitivo per la messa in sicurezza dell’area. Eppure, durante la Conferenza dei Servizi dell’8 marzo 2012, Marigeminil (da dichiarazioni messe a verbale) prevedeva la consegna del progetto definitivo entro luglio 2012 (per tutti gli approfondimenti del caso e un riepilogo di questa infinita vicenda, rimandiamo al sito InchiostroVerde.it, che soprattutto all’ex area IP ha dedicato una serie di articoli).

Ma i problemi non terminano di certo qui. Visto che in relazione ad un’altra area, chiamata “Gittata”, la Regione è ancora in attesa di integrazioni documentali da parte della Marina Militare per la convocazione della Conferenza dei Servizi. L’area in questione conta un’estensione di 1500 mq ed è stata adibita per anni a vasca di deposito di fanghi di dragaggio, rimossi e smaltiti nel 2009. Nello stesso anno avvenne la dismissione della vasca e furono eseguite le indagini ambientali preliminari che evidenziarono il superamento, nel suolo, delle concentrazioni soglia di contaminazione per siti commerciali e industriali per i parametri piombo, rame, zinco, arsenico e PCB. Le quote del terreno risultate contaminate, si trovavano ad una profondità maggiore di 10 cm.

Il 18 febbraio 2011 la Marina Militare (con nota prot. n. DLS/10/4443-DSA/RLS) trasmetteva gli elaborati del “Piano di Caratterizzazione” dell’area. Nella conferenza dei servizi regionale del 23 settembre 2011 convocata per l’approvazione del piano di caratterizzazione dell’area, furono decise nuove indagini. Il piano di caratterizzazione venne approvato con diverse prescrizioni (che abbiamo già riportato in passato). Il 23 novembre 2011 veniva pubblicata la determinazione n.122 da parte del dirigente Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica, Giovanni Campobasso, che concludeva l’iter burocratico.

Sono passati oltre due anni. In cui il tutto è rimasto sospeso: ancora lo scorso marzo la Regione confermava di essere in attesa che la Direzione Lavori e Servizi dell’Arsenale comunicasse gli esiti della caratterizzazione e la conseguente analisi di rischio. Attività propedeutiche alla messa in sicurezza dell’area. Sono passati altri due mesi e la situazione non è cambiata. Ciò detto, pare che entro il mese ARPA Puglia e CNR presenteranno lo studio sul Mar Piccolo commissionato dalla Cabina di Regia, la cui data per la prossima convocazione non è stata ancora stabilita. Uno studio che sicuramente fornirà ulteriori dati scientifici in merito all’inquinamento del bacino in questione.

Intanto, nonostante all’Arsenale ed alla Marina già nel 2011 giunsero diverse richieste dalla Regione, in cui si chiedeva di intervenire urgentemente per limitare il flusso di falda contaminata da PCB “con 25 cm di olio che galleggiava sulla falda finendo in mare”, il Mar Piccolo continua a soffrire. Dalla Regione partirono anche diffide e una notifica alla Procura. Lo scriviamo da anni, ma non ci è dato sapere il perché in questa città quasi nessuno si permetta il lusso di inchiodare la Marina alle sue responsabilità. Sarà perché non é un’azienda privata, non si chiama Ilva, non è stata gestita da un padrone (oggi nell’oltretomba, negli ultimi due anni per tutti brutto e cattivo, ma per un ventennio fedele amico di tanti, troppi), non emette fumi ben visibili per chilometri e non garantisce il giusto ritorno d’immagine per chi se ne occupa? Chissà.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 15.05.2014)

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