Eni, Ilva e inquinamento Mar Piccolo, Legamjonici: le ultime novità

SAMSUNGTARANTO – Tre questioni sul tavolo: il progetto Eni Tempa Rossa, l’inquinamento del Mar Piccolo e le responsabilità dell’idrovora Ilva in merito alle problematiche del mar Piccolo. Sono stati questi i punti su cui si è soffermata Daniela Spera, presidente dell’associazione Legamjonici, durante la conferenza stampa convocata questa mattina nella libreria Mandese di viale Liguria. Carte alla mano sono state ripercorse le tappe di un cammino iniziato tempo fa e che ha fatto accendere i riflettori delle istituzioni europee su due colossi dell’industria italiana come Eni ed Ilva.

«Abbiamo inviato alla Commissione Petizioni – ha esordito – due petizioni riguardanti la problematica Eni: la prima riguarda il progetto Tempa Rossa. Oltre all’aumento dell’inquinamento delle emissioni diffuse e fuggitive, ci sono problematiche che riguardano nello specifico la possibile violazione della Direttiva Seveso e della Direttiva sulla Valutazione di Impatto Ambientale e la normativa relativa all’informazione della popolazione, quindi il Piano di emergenza esterno».

“In occasione della presentazione della denuncia – ha continuato la Spera – abbiamo fatto presente che, per quanto riguarda l’inquinamento del Mar Piccolo, la situazione era critica e che l’aumento del traffico di petroliere, con il progetto Tempa Rossa, non faceva altro che aumentare l’inquinamento del Mar Grande. Questa è una cosa che non possiamo permetterci assolutamente visto che gli stessi mitilicoltori attendono il trasferimento della loro attività in alcune zone del Mar Grande”. Per questo motivo la presidente di Legamjonici ha evidenziato che “è fondamentale che in questo caso venga applicato il principio di precauzione”.

Sulla Direttiva Seveso la Commissione europea vigila costantemente e la petizione resta ancora aperta. Daniela Spera ha parlato anche delle problematiche connesse alle attività dell’Ilva, in particolare dell’idrovora che aspira tonnellate di acqua del Mar Piccolo. «La denuncia presentata sulla questione Ilva è stata inoltrata direttamente alla direzione generale della Commissione Europea e, con nostra grande sorpresa e soddisfazione, la segnalazione che riguarda le possibili responsabilità dell’Ilva di Taranto sulla contaminazione dei mitili per l’attività dell’idrovora è stata inserita nell’attuale procedura di infrazione già in corso. Noi avevamo presentato questi documenti nell’ottobre 2013 con largo anticipo rispetto a quello che oggi noi leggiamo sui giornali».

L’ambientalista ha spiegato che l’attenzione, ora, si sposterà sulle decisioni politiche dell’Unione e non solo su quelle tecniche. «Riteniamo che ci sono degli aspetti che ancora non vengono affrontati in maniera corretta. Per quanto riguarda la questione mitilicoltura gli esperti della Sanco, che si occupano della sicurezza dei prodotti alimentari a livello europeo, hanno chiesto alle autorità italiane che cosa intendono fare per evitare che i molluschi inquinati raggiungano il mercato. Però non bisogna solo fare attenzione che i mitili inquinati non raggiungano il mercato ma bisogna evitare che questi vengano contaminati. E’ necessario che vengano tutelate tutte le risorse del territorio».

Daniela Spera ha ribadito, inoltre, che “alcune osservazioni presentateci dalla Commissione Europea non ci piacciono. In tutte le sedi europee noi faremo valere il principio della prevenzione e precauzione, di cui si fa portavoce la stessa Europa. Se sarà il caso ricorreremo anche alla Corte di Giustizia Europea con sede in Lussemburgo». Infine uno sguardo al futuro della città e al Mar Piccolo. «Mi auguro che possano riprendere le attività dei mitilicoltori, ovviamente in concomitanza con l’interruzione delle fonti che inquinano le risorse del territorio. E’ necessario che si applichi una politica di prevenzione da parte degli enti locali, delle autorità italiane e di quelle europee».

Luca Caretta

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