Sempre e solo vel…Eni – Arpa pubblica relazioni su fenomeni emissivi di gennaio e febbraio

eni seraTARANTO – Passano i mesi, gli anni, e ci ritroviamo a denunciare sempre le medesime situazioni. Con le relazioni redatte da ARPA Puglia che continuano a segnalare sempre gli stessi problemi. Il 27 gennaio scorso infatti, pervenivano ai centralini di ARPA Puglia una serie di segnalazioni da parte di cittadini “in relazione ad un odore fortissimo di uova marce” che a partire dalle prime ore del giorno aveva inondato il centro di Taranto, per il quale si chiedevano all’agenzia regionale per la protezione ambientale di individuare le possibili cause.

I tecnici ARPA, che validano ed elaborano quotidianamente i dati di qualità dell’aria che pervengono dagli analizzatori installati nelle reti di monitoraggio della qualità dell’aria pubbliche e private presenti sul territorio e pubblicano i dati validati sul sito ufficiale, hanno esaminato gli andamenti delle concentrazioni di inquinanti e dei parametri meteo (in particolare la direzione e la velocità del vento) rilevati dalla centraline di monitoraggio della qualità dell’aria dell’area di Taranto di quei giorni. Dati che hanno evidenziato come, nelle prime ore della mattina, “le stazioni più vicine all’area industriale registravano picchi elevati di idrogeno solforato, H2S (gas incolore dall’odore caratteristico di uova marce) in concomitanza al vento prevalente proveniente da Nord Ovest”.

E’ emerso quindi ancora una volta chiaramente come, nella mattinata del 27/01/2014 si sia verificata una dispersione maggiore di idrogeno solforato nell’aria-ambiente. Infatti, sia la stazione di monitoraggio denominata ENI 3 (la rete di monitoraggio è composta anche dalle centraline ENI 1 ed ENI 2, dalla centralina di via Machiavelli e dell’analizzatore in continuo ad alta risoluzione temporale di H2S in funzione presso la centralina “QA” situata in via Archimede nel rione Tamburi) che la stazione Ospedale Testa, alle ore 2 registravano valori elevati di tale sostanza inquinante. Inoltre, come testimoniato dal grafico presente nella relazione, i venti provenivano dalla zone industriale (ovvero dal quarto settore Nord-Nord Ovest). Nella relazione dell’ARPA si legge che “si ritiene verosimile che il fenomeno odorigeno denunciato sia stato legato ad una emissione anomala di composti organici contenenti zolfo provenienti dall’area industriale, stratificatisi durante la notte e trasportati sulla città dal vento nelle prime ore della giornata”. Data la tipologia degli inquinanti e dell’odore rilevato, ancora una volta l’ARPA “ritiene verosimile che tali inquinanti abbiano avuto origine dal ciclo della Raffineria ENI”.

Come non bastasse, ARPA ha pubblicato anche una seconda relazione in merito a quanto accaduto nelle giornate del 24 e 25 febbraio, durante le quali si sono registrati altri due eventi di diffusione di sostanze odorigene nelle aree del Borgo e limitrofe. Oltre ad essere segnalati da numerosi cittadini, tali eventi sono stati registrati dalla rete di rilevatori facenti parte del “Progetto Odortel”: quindici le segnalazioni fra le ore 7 e le ore 9 della giornata del 24 ed altre cinque tra le 3 e le 7 nella giornata del 25. In conseguenza delle segnalazioni, il sistema di campionamento Odortel ha effettuato tre campionamenti di aria presso la centralina di piazza Garibaldi “alle ore 8,05, 8,20 e 9,45 e un campionamento alle ore 7,15 del 25/2; i campioni sono stati sottoposti ad analisi olfatto metrica”. Le analisi effettuate sui campioni prelevati in data 24/2 hanno mostrato “concentrazioni di odore superiori a quelle del campione di bianco, verosimilmente per la più breve durata del fenomeno nel sito di campionamento”. In concomitanza degli eventi, la centralina di Piazza Garibaldi ha rilevato “picchi significativi di acido solfidrico (H2S) e di idrocarburi diversi dal metano. La direzione del vento nelle ore degli eventi risultava da Nord-Ovest, con una velocità del vento tale da rendere verosimile il trasporto di masse d’aria contenenti sostanze odorigene contenenti zolfo dall’area industriale sulla città”.

Ancora una volta, nella relazione dell’ARPA si legge che “data la tipologia degli inquinanti e le condizioni meteoclimatiche, oltre ai risultati delle misure effettuate, si ritiene che gli eventi in oggetto siano stati causati dalle emissioni fuggitive odorigene di sostanze a base di zolfo da parte della Raffineria ENI di Taranto. I risultati degli accertamenti effettuati da ARPA saranno trasmessi, come in precedenza, a tutti i oggetti istituzionali competenti e alla magistratura”. L’Eni, come abbiamo sempre avuto modo di riportare su queste colonne, ha sempre negato ogni addebito. Mentre ARPA Puglia non ha mai avuto dubbi nell’indicare la raffineria come la responsabile di tali eventi emissivi.

Nel frattempo, i cittadini di Taranto continuano a soffrire. Come abbiamo ribadito più volte su queste colonne, pur essendo l’idrogeno solforato un gas per cui non esiste un valore limite di legge, in letteratura si trovano numerosi valori che spaziano da 0,7 ng/m3 fino a 14 ng/m3 e che alcuni soggetti sono in grado di percepire l’odore già a 0,2 ng/m3. In corrispondenza dei valore di 7 ng/m3 (valore che si può assumere come soglia odorigena), la quasi totalità dei soggetti esposti ne distingue l’odore caratteristico.

Continuano dunque ad avvelenarci, soprattutto di notte. Perché l’acido solfidrico è estremamente velenoso. Una prolungata esposizione può essere mortale. E’ considerato un veleno ad ampio spettro, ossia può danneggiare diversi sistemi del corpo. Ad alte concentrazioni paralizza il nervo olfattivo rendendo impossibile la percezione del suo sgradevole odore e può causare incoscienza nell’arco di pochi minuti. Un’esposizione a bassi livelli produce irritazione agli occhi e alla gola, tosse, accelerazione del respiro e formazione di fluido nelle vie respiratorie. A lungo termine può comportare affaticamento, perdita dell’appetito, mal di testa, disturbi della memoria e confusione.

Torniamo dunque ancora una volta a ribadire come il problema di fondo, da anni, sia sempre lo stesso: finché questi impianti industriali opereranno sul territorio inseguendo la famosa “logica del profitto”, non ci sarà giudice, AIA, Garante, Decreto o Legge che tenga. O loro, e quindi gli interessi economici strategici per l’Italia ed un lavoro che dà pane e veleno, o noi: e quindi la salute, l’ambiente e lo sviluppo di alternative economiche non impattanti sul territorio che valorizzino le risorse della nostra storia, della nostra terra e la creatività dei nostri giovani e di tanti onesti lavoratori e altrettanti attuali disoccupati tarantini. Non c’è possibilità di convergenza tra queste due realtà. Non c’è possibilità di compromesso. Non c’è eco-compatibilità che tenga. O loro. O noi. Tutto il resto, sono sempre e soltanto chiacchiere “velenose”.

G. Leone (TarantoOggi, 14.03.2014)

 

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