Si parte da una premessa: c’è una certa industria che sta tornando di moda. “Ora non è più giudicata superata – dice lo storico – ma si torna a sottolineare la sua modernità, tralasciando però di specificare che non lo è nel suo complesso, come dimostra il caso stesso dell’Ilva”. Spiega Berta: «Dell’Ilva parlo perché, così com’è, non è il futuro. Spero che la si possa salvare, ma sarà possibile solo ridimensionandola radicalmente e passando a un altro tipo di produzione».
In passato, in un articolo pubblicato sul sito www.linchiesta.it, lo stesso Berta era stato molto diretto: «L’Ilva non esiste più: e la responsabilità del disastro ambientale è collettiva, di tutti quei soggetti, dalla politica ai sindacati e alla proprietà, che non hanno voluto prendere provvedimenti». E ora, «in una città che è stata resa dipendente a un’azienda, come si è deciso secondo una visione ormai antiquata dell’industria, il nodo finisce per restare nelle mani dei magistrati». (A. Cong)
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