Le “Officine” resistono – Totale assenza della politica

officineTARANTO – La vicenda delle “Officine Tarantine” è un problema tutto politico. Partiamo da un concetto di base assolutamente inconfutabile: Taranto è oramai una città allo sbando. Da tempo, non certo da ieri. Per colpa di un vuoto politico/istituzionale del tutto inaccettabile e non più tollerabile. E sia chiaro: non facciamo solo e soltanto riferimento all’assenza che oramai si protrae da oltre due mesi del primo cittadino, alle prese con personali problemi di salute. Perché è l’intera classe politica tarantina ad essere del tutto assente. Su queste colonne lo abbiamo scritto più volte: l’attuale Consiglio comunale e l’attuale Giunta è tra le peggiori degli ultimi 30 anni.

Vi è un’inettitudine talmente diffusa, una gestione della Cosa Pubblica talmente deficitaria e lacunosa, da non crederci. Lo dimostra, tra i tanti esempi che purtroppo potremmo fare, proprio la mala gestione della vicenda delle “Officine Tarantine” in questi ultimi tre mesi e la totale assenza (fatta eccezione per il consigliere comunale Angelo Bonelli) di rappresentati del Comune per tutta la giornata di ieri agli ex Baraccamenti Cattolica. Non un consigliere comunale di maggioranza e di opposizione, non un assessore, ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Di provare ad avviare un dialogo franco, sincero e serio con questi ragazzi per trovare insieme a loro la strada per intraprendere un percorso condiviso che salvasse e valorizzasse il lavoro che hanno svolto sin dallo scorso 2 novembre. Niente di tutto questo.

Per mesi si è preferito non vedere, non ascoltare, non dialogare, e lasciar fare. Perché presentarsi il 12 febbraio con un’ordinanza d’interdizione per motivi di sicurezza è assolutamente ridicolo. Se davvero la “politica” aveva a cuore la salute di questi ragazzi e la loro incolumità, per quale motivo non è intervenuta subito? Perché si è lasciato che si organizzassero eventi di ogni tipo che hanno visto la partecipazione di centinaia di cittadini se la struttura che li ha ospitati è “insicura”? Eppure, in più di un’occasione, sono stati gli stessi ragazzi ad offrire varie strade da seguire affinché il tutto avvenisse senza problemi e per il bene della collettività tarantina. Ed ora che la situazione è finita nelle redini del Prefetto, c’è poco da stare allegri.

Perché è stato fatto capire ai ragazzi senza troppi giri di parole che lo sgombero ci sarà e che la prossima volta la diplomazia e le buone maniere saranno lasciate a casa. E’ incredibile: in una città come Taranto (che paga un abbandono e un’incuria di decenni per colpa innanzitutto del menefreghismo di gran parte della cittadinanza) un gruppo di ragazzi decide di riconsegnare alla città uno spazio abbandonato per decenni (invece magari di fare i perdigiorno o chissà cos’altro), lo rimette a nuovo, offre a tanti giovani uno spazio dove realizzare e mettere in pratica le proprie idee, regala momenti ed eventi altrimenti irrealizzabili, e l’unica risposta che la politica sa dare è un vuoto politico da far accapponare la pelle.

Un atteggiamento da Ponzio Pilato che lascia davvero senza parole. Perché altre vie, a cominciare dal dialogo e dalla costruzione di un percorso condiviso, erano assolutamente percorribili. E’ inutile prendere in giro la cittadinanza che molte cose non sa perché non può saperle. Al Patrimonio non hanno ancora terminato l’elenco dei beni demaniali passati in concessione biennale al Comune dallo scorso 30 novembre (tra cui appunto anche gli ex Baraccamenti Cattolica). Il bando per l’assegnazione dei luoghi non è ancora stato nemmeno abbozzato. Tra l’altro, essendo presente anche un teatro, la sua stesura vedrà coinvolte anche le Attività Produttive.

Questa è la migliore dimostrazione possibile per capire che non c’era nessuna clessidra ad aver terminato i propri granelli. Probabilmente, ancora una volta, questa città paga il “potere” di ambienti che a tutt’oggi hanno in pugno la politica e non solo. Del resto, provate a chiedervi perché tanta solerzia non è mai stata usata contro chi da decenni occupa abusivamente interi palazzi in ogni zona della città. Come mai in quei posti non si affaccia mai nessuno? Sarà “per caso” che proprio in quelle zone franche tantissimi politici tarantini abbiano costruito le loro fortune politiche? Chissà.

Ciò detto, questi ragazzi non vanno lasciati soli. E qui si apre l’altro dolente capitolo che da anni attanaglia la così detta “società civile” tarantina. Ieri mattina, all’esterno degli ex Baraccamenti Cattolica, c’erano sempre “i soliti noti”. 50-60 persone che appartengono a vari movimenti cittadini che nonostante tutto e tutti, ancora credono in una Taranto diversa. Forse è arrivato davvero il momento di capire se un’unione vera, leale e costruttiva tra le varie anime di questa città sia possibile o meno. Perché ancora una volta si è pagato dazio ad una divisione lacerante, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

E l’assenza della città, è anche frutto di queste divisioni. Perché pensare che al menefreghismo della “molle Tarentum” corrisponda anche una totale ignoranza nella conoscenza di fatti e persone, è un gravissimo errore politico. Questa città ha bisogno di modelli ed esempi positivi. Non certo di altre divisioni: e quando anche chi si propone come il nuovo o come una via diversa di pensare una città, trasmette all’esterno un senso di divisione e tensione, il fallimento è assicurato. Lo scrivemmo lo scorso 3 novembre: le “Officine Tarantine” possono essere davvero una svolta per questa città. Perché come altre realtà (Ammazza che Piazza, Plastiqquà Taranto e le tante associazioni e comitati che lavorano sul territorio), sono un esempio positivo. Perché questa città va ricostruita dalle fondamenta.

Diventare protagonisti del presente invece che spostare l’obiettivo in un futuro sempre più lontano ed utopistico. Lo abbiamo scritto più volte: i tarantini hanno bisogno di ritrovarsi, di riabbracciarsi, di tornare a condividere ogni minimo spazio di questa città, per tornare a sorridere e a sentirsi protagonisti. Riappropriarsi delle aree verdi abbandonate così come delle tante strutture fatiscenti, rimetterle in piedi, dare loro una seconda vita e quindi un’altra possibilità. Rimboccarsi le maniche, mettere in pratica quelle idee che in tanti, troppi, sbandierano dietro ad una tastiera su facebook ma che rischiano di restare soltanto delle bellissime incompiute. Qui c’è fame di vita. Di lavoro. Di idee. Non si può fare ancora una volta finta di niente. Perdere l’ennesima occasione. Questi ragazzi non si arrenderanno. Non lasciamoli soli.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 13.02.2014)

Be the first to comment on "Le “Officine” resistono – Totale assenza della politica"

Tinggalkan komentar