Ilva, una relazione inutile – Bondi racconta i primi mesi al comando

enrico-bondi-2TARANTO – Una relazione sostanzialmente inutile. Perché non dice nulla di nuovo sul futuro. E racconta, per l’ennesima volta, tutto quello che è successo dal luglio 2012 ad oggi (con l’elenco dei sequestri e dissequestri avvenuti nel tempo a danno di Ilva Spa, delle sue controllate e di Riva Acciaio). In aggiunta, una serie di numeri che dicono poco o nulla rispetto a quanto già non si sapesse (del resto, la relazione altro non è che un compito burocratico assegnato al commissario dalla legge 89 del 4 agosto). Ovvero che la produzione dell’acciaio da parte di Ilva nel 2013 è stata inferiore rispetto al 2012: con l’AFO 1 spento un anno fa, l’AFO 2 fermato e ripartito senza aver svolto i lavori previsti dall’AIA e sei batterie su dieci delle cokerie spente, era impossibile produrre di più.

Queste nel dettaglio le vendite: si scende a 6 milioni e 300mila tonnellate rispetto agli 8 milioni e 300mila tonnellate del 2012. Le vendite di quest’anno sono costituite da 2 milioni e 188mila dall’1 gennaio al 31 maggio, 2 milioni e 246mila dall’1 giugno al 30 settembre e un milione e 900mila dal 30 settembre al 31 dicembre (anche se l’ultimo trimestre è calcolato sulla base di stime mentre i dati precedenti sono a consuntivo). Ovviamente, anche i ricavi saranno inferiori: 3.650 milioni di euro, di cui 1.340 riferiti al periodo 1 gennaio-31 maggio e 1.255 milioni dall’1 giugno al 30 settembre. Inoltre, Bondi prevede che anche negli ultimi due mesi dell’anno l’indebitamento dell’Ilva Spa non peggiorerà. Ciò che da gennaio a ottobre 2013 ha permesso all’Ilva di non far aumentare i debiti, spiega Bondi, è stata la “politica di graduale destoccaggio dei prodotti finiti”, parte dei quali è stata poi svincolata grazie anche al dissequestro scattato a metà maggio.

Peccato però, che il commissario non dica a quanto ammonti l’attuale debito dell’Ilva Spa. Né specifichi nei confronti di quali istituti di credito la società sia esposta e in quale misura. Ciò che è ulteriormente chiaro, è che i soldi per l’AIA non ci sono. E quelli che ci sono potranno fare ben poco: nel 2013 gli investimenti saranno stati pari a circa 160 milioni di euro, di cui 100 milioni circa per interventi prescritti dall’AIA, rispetto ai 230 milioni di euro previsti a luglio: “ciò è dovuto – spiega Bondi – prevalentemente ai lunghi tempi dell’iter autorizzativo”. Il termine “prevalentemente” dice tutto. Unico dato “positivo”, i miglioramenti sulla sicurezza sul lavoro. L’indice degli infortuni indennizzati Ilva è infatti inferiore a quello di settore (Federacciai): media 32,7 contro 35,35. L’indice di gravità è invece allineato: 1,07 media Ilva, 1,00 media Federacciai. Sarà perché nell’ultimo anno sono morti 3 giovani operai? Chissà.

Chiosa finale sull’ennesima sterile polemica in merito ai dati della qualità dell’aria. Quelli registrati dalle centraline di ARPA Puglia da gennaio ad ottobre, segnalano una riduzione di tutti gli inquinanti: sia l’Ilva (nelle persone di Bondi e Ronchi), che il ministero dell’Ambiente, che l’ISPRA, che l’ARPA stessa, sanno che ciò è dovuto unicamente alla fermata di diversi impianti, tra cui le 6 batterie delle cokerie. E’ chiaro che l’azienda lo sottolinei, anche se in forma puramente strumentale. Ma ci chiediamo e vi chiediamo: invece di “indignarsi”, non sarebbe meglio lasciar cadere nel vuoto e nel silenzio queste affermazioni, visto che tutti sappiamo come stanno realmente le cose?

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 18.12.2013)

 

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