Ilva, i mitilicoltori: “Ci costituiremo parte civile nel processo”

luciano carrieroTARANTO“I pm dicono che anche le cozze  del primo seno di mar Piccolo sono state contaminate dall’Ilva. Finalmente abbiamo la notizia che tanto aspettavamo. Potremo costituirci parte civile contro il siderurgico e chiedere il risarcimento danni”. Luciano Carriero, presidente della cooperativa “Cielo Azzurro”, commenta così ciò che emerge dai capi d’imputazione messi nero su bianco dal pool di magistrati che ha chiuso l’inchiesta “Ambiente svenduto”. Carriero spiega di aver già dato incarico ai suoi legali e annuncia che non sarà il solo ad intraprendere questa battaglia legale: “Con me ci saranno una trentina di allevatori titolari di concessione”.

Per l’avvocato Mimmo Lardiello l’iniziativa assunta dai pm “costituisce un punto di svolta importantissimo nella fase di accertamento delle responsabilità relative al disastro subito dal comparto”.  Lardiello ricorda che “a seguito dell’ordinanza di blocco della movimentazione dei mitili del primo seno del Mar Piccolo, emanata dall’autorità sanitaria nel luglio del 2011, l’intero comparto è stato colpito da una pesantissima crisi che ancora oggi continua a dispiegare i suoi effetti devastanti sia in ordine alla impossibilità di diverse aziende storiche del settore di poter commercializzare i prodotti sia in relazione al disastroso danno d’immagine subito dall’intera filiera, un tempo fiore all’occhiello dell’economia della città ma oggi ridotta in stato a dir poco agonizzante”.

Aggiunge l’avvocato: “La contestazione di avvelenamento da diossina e PCB dei prodotti del primo seno del Mar Piccolo va nella direzione di dare risposta alle tematiche già proposte attraverso il deposito di numerosi esposti che, sin dalla fine del 2011, furono depositati nell’interesse di gran parte degli operatori del primo seno del Mar Piccolo, i cui interessi saranno strenuamente difesi nel corso dell’instaurando procedimento penale al fine di poter contribuire all’accertamento della verità e finalmente ottenere per loro il ristoro dell’enorme quantità di danni subiti”.

In effetti, gli ultimi tre anni sono stati infernali per i mitilicoltori del primo seno. Dopo aver perso due annate a causa dell’inquinamento, alcuni di loro – da febbraio 2013 – si sono trasferiti in mar Grande, ma il calvario non è ancora terminato. “Dopo essere stati vittime dell’inquinamento, siamo finiti nella trappola della burocrazia. Siamo ancora in attesa della classificazione delle acque di mar Grande per la mitilicoltura, passaggio fondamentale per poter vendere il prodotto e tornare a guadagnare qualcosa. Finora dalla Asl sono stati effettuati solo 8 prelievi (risultati conformi) sui 12 previsti. L’iter doveva concludersi in sei mesi, quindi ad ottobre. Ma ancora non siamo arrivati al traguardo. Insomma, abbiamo perso anche l’annata 2013”. 

Una storia dolorosa ed emblematica, quella dei mitilicoltori tarantini, che abbiamo raccontato anche qui: https://www.inchiostroverde.it/news/che-ne-sara-della-cozza-tarantina-il-nostro-working-in-progress.html

Alessandra Congedo

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