Caso Ilva, Bruxelles chiede ulteriori informazioni e l’Italia risponde (con calma)

TARANTO – L’attività dell’Ilva continua ad essere sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea, come attesta lo scambio di corrispondenza con le autorità italiane cominciato nel marzo 2012, nell’ambito del caso EU Pilot 3268/12/ENVI), una procedura di pre-infrazione (clicca qui). La Commissione europea ha posto all’Italia una serie di interrogativi sull’applicazione nello stabilimento ionico della direttiva Ue sulla prevenzione e la riduzione  dell’inquinamento.

Inoltre, Bruxelles sta raccogliendo informazioni su una possibile infrazione della Carta dei diritti fondamentali, in particolare del diritto alla vita, da parte dell’Ilva. L’ultima richiesta di chiarimenti risale all’8 luglio scorso. Le autorità italiane avrebbero dovuto rispondere entro il 29 luglio. E’ stato fatto? Su questo interrogativo è intervenuto oggi, nell’aula di Montecitorio, il deputato del Movimento 5 Stelle Arianna Spessotto, nel corso di un question time.

«Nonostante le nostre ripetute richieste telefoniche e via e-mail alle strutture competenti – ha detto la Spessotto durante il suo breve intervento – non ci è giunta alcuna informazione  sulla risposta da dare alla Commissione Europea. Non sappiamo se e quando è stata fornita e non ci è stato consentito l’accesso agli atti. Non c’è traccia neanche nella sezione del sito dell’Ispra riservata alla corrispondenza tra Commissione Europea e autorità italiane». Il ministro degli Affari Europei Moavero Milanesi ha risposto con una rassicurazione: «Ho avuto riscontro che le due comunicazioni di risposta da parte del ministero dell’Ambiente, in data 28 luglio, e del commissario straordinario dell’Ilva, in data 30 luglio, sono state inviate. Queste comunicazioni sono state trasmesse anche formalmente ai Servizi della Commissione Europea in data 30 luglio».

Una risposta che non ha soddisfatto il deputato a 5 Stelle. «L’obiettivo di una inchiesta come quella prevista dallo strumento Ue Pilot è quello di facilitare la comunicazione tra gli Stati membri mediante l’istituzione di un punto unico di contatto – ha dichiarato la Spessotto – invece ci troviamo per l’ennesima volta davanti all’assenza di una trasmissione coordinata di informazioni entro i tempi previsti dalla procedura. Infatti, il ministro mi conferma che la risposta è stata data il 30 luglio. Inoltre, il 24 giugno scorso, in sede di audizione, il garante dell’Aia ci aveva detto che nella sezione del sito dell’Ispra  avrebbe pubblicato tutta la documentazione relativa alla corrispondenza, neanche questo impegno è stato mantenuto. Infatti,  si è fermata al 14 giugno».

Poi, i quesiti finali della Spessotto, rimasti senza risposta: «Ma come siamo arrivati a far ipotizzare alla Commissione Europea di aver violato ben quattro articoli della Carta europea dei diritti fondamentali? E come possiamo allontanare il rischio di apertura dell’ennesima procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, se non riusciamo a rispettare nemmeno i provvedimenti minimi che garantiscano i diritti fondamentali dei cittadini di Taranto e se ad ogni riposta che forniamo alla Commissione Europea, la posizione dell’Italia si aggrava ulteriormente, anziché risolversi? Queste sono risposte che vanno fornite in primis ai tarantini».

Alessandra Congedo per InchiostroVerde

DAL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA

 

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