Ilva, l’ennesima incredibile farsa

TARANTO – Che la due giorni della commissione Industria, commercio e turismo ed Ambiente del Senato in riva alla città dei Due Mari si sia rivelata del tutto inutile, oltre ad essere l’ennesima passerella e presa in giro delle istituzioni centrali e locali a questa città, lo dimostra quanto dichiarato nella tarda serata di ieri dal Presidente della Commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello (Pd) al termine dell’audizione informale del commissario dell’Ilva, Enrico Bondi: “Bisogna convertire al più presto il decreto sull’Ilva e credo non si debba modificare il testo odierno. Domani (oggi per chi legge) con il collega della Commissione Industria Mucchetti incontreremo il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini per valutare la situazione e assumere decisioni conseguenti”.

Altro che indagine conoscitiva “sul gruppo Ilva nel quadro della siderurgia e dell’industria italiana”, dunque. Come mai tanta fretta? Non solo perché il testo arriverà in Aula al Senato il prossimo 29 luglio e perché il decreto andrà convertito in legge entro e non oltre il 3 agosto. A convincere che prima si agisce e meglio è, come confermato anche da Marinello, è stata la bozza del piano industriale che Enrico Bondi ha presentato ieri sera a Roma. “Il piano illustrato da Bondi è complesso e articolato e poichè dal punto di vista finanziario si auto alimenta è di fatto strettamente legato alla capacità produttiva degli impianti, alla tenuta e all’andamento del mercato dell’acciaio, alla credibilità dell’azienda nei confronti dei propri clienti e quindi complessivamente dalla capacità di vendita del prodotto. Alla luce di tutto questo- conclude il Presidente Marinello – dobbiamo convertire al più presto il decreto e la mia idea è quella di non procedere ad alcuna modifica rispetto al testo odierno”.

Del resto, il presidente della commissione Industria, Massimo Mucchetti (Pd), anche ieri ha confermato che la nomina di Enrico Bondi non è assolutamente in discussione. Il commissario ha infatti dimostrato anche ieri sera di avere già le idee molto chiare, oltre ad avere il polso della situazione economica, attuale e futura, dell’Ilva Spa. Bondi ieri sera ha dichiarato che al 16 luglio l’impegno economico consuntivo derivante dagli interventi di allineamento dell’AIA è pari a circa 168 milioni di euro, ovvero il 52% dell’impegno previsto per il 2013. Questo perché l’Ilva ha preventivato per gli interventi di risanamento del siderurgico per tutto il 2013, una spesa totale di appena 325 milioni. Il piano industriale che arriverà dopo l’estate, avrà quattro priorità, come sostenuto dallo stesso Bondi. Ovvero: “Esecuzione degli investimenti per il miglioramento ambientale, controllo dei costi, efficienza commerciale, efficienza del circolante”.

E’ questo, infatti, il linguaggio di Bondi. Da sempre. Ed è questo quello che è stato chiamato a fare alla guida dell’Ilva Spa, abbandonata al suo destino dal gruppo Riva già dalla scorsa estate, come abbiamo più volte dimostrato su queste colonne. Bondi, così come avvenuto anche durante la sua audizione dello scorso 19 giugno alle commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera, è anche entrato nel dettaglio in merito alla situazione economica dell’Ilva Spa. Da novembre 2012 ad aprile 2013 l’azienda ha registrato un forte calo delle vendite. Ciò detto, nonostante la perdurante crisi di mercato, secondo Bondi l’Ilva Spa è in ripresa: ad aprile si è registrato un aumento del 20% rispetto al periodo post-sequestro, mentre a maggio del 50% anche grazie alla spedizione di ordini pregressi.

Bondi ha infine annunciato che “saranno mobilitate e rafforzate le risorse aziendali dedicate al risanamento al fine di supportare la predisposizione del nuovo piano di interventi ambientali previsto dal decreto 61 del 4 giugno 2013, connesso ed integrabile col piano industriale”. Questo perché, come confermato dallo stesso Marinello, il testo del decreto non andrà chiamato. Ciò comporterà che l’AIA, come da subito denunciato su queste colonne, potrà essere modificata: è infatti certo che, visti anche i ritardi accumulati dall’azienda dallo scorso ottobre ad oggi, saranno modificati i tempi di attuazione delle prescrizioni previste per il risanamento dell’area a caldo. Del resto, fu lo stesso ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini a ribadire come l’azienda potesse chiedere ed ottenere modifiche “non sostanziali” nella tempistica dell’esecuzione delle prescrizioni, pur restando all’interno della scadenza prevista dall’AIA: ovvero il 31 dicembre 2015 (come ad esempio avvenuto con la copertura dei nastri trasportatori, prevista entro gennaio e prorogata ad ottobre 2015).

Inoltre, sempre restando in ambito AIA, appare certo che gli 1,8 miliardi di euro di spesa previsti da Bondi e avallati dal sub commissario Edo Ronchi, non riusciranno ad “esaudire” tutte le prescrizioni imposte dall’Autorizzazione integrata ambientale. Il piano di lavoro che Ronchi e i tre esperti nominati dal ministero dell’Ambiente redigeranno, sul quale avranno parola anche lo stesso Bondi ed il responsabili amministrativo della Riva Fire, il commercialista tarantino Mario Tagarelli, dovrà dunque inevitabilmente prevedere dei tagli. E la prescrizione più indiziata è sicuramente la copertura dei parchi minerali, per la quale ci vogliono diverse centinaia di milioni, se non più di un miliardo di euro. Ecco perché, tempo addietro non ci stupimmo della bocciatura dell’emendamento che prevedeva l’inserimento nel decreto dalla VDS (Valutazione d’Impatto Sanitario), così come non ci stupimmo del fatto che nell’AIA dell’ex ministro Clini non trovò posto lo studio Sentieri. Gli effetti sulla salute, ancora oggi, sono semplicemente un intralcio.

Ciò detto, è evidente che i conti non tornano. Del resto, lo stesso decreto prevede che gli introiti derivanti dall’attività produttiva dovranno servire unicamente al mantenimento in vita dell’Ilva Spa. Anche ieri è stato infatti confermato che il miliardo e 800milioni previsti, saranno garantiti da un finanziamento bancario che arriverà da un gruppo di banche italiane (Intesa San Paolo e Gruppo Ubi che sono le più esposte nei confronti di Ilva per i debiti contratti negli anni, e la Banca Leonardo) e dalla BEI. A tal proposito, è interessante un emendamento presentato da SEL, il partito del governatore Vendola, al testo del decreto in esame alle commissioni riunite Industria e Ambiente a Palazzo Madama. Nel quale si chiede di chiamare in causa il fondo della Cassa depositi e prestiti (eventualità che su queste colonne avanzammo già lo scorso autunno), per trovare le risorse necessarie agli interventi dello stabilimento.

L’articolo aggiuntivo – il 2-bis, per ora solo depositato – dispone che il commissario possa richiedere al Fondo strategico italiano spa, istituito presso la Cdp, “in caso di comprovata impossibilità di disporre delle risorse finanziarie della società proprietaria dello stabilimento di interesse strategico nazionale le somme necessarie all’esecuzione delle disposizioni previste dall’AIA. In cambio, come corrispettivo di queste somme sono conferite al Fondo quote azionarie della società proprietaria dello stabilimento che possono eventualmente essere riacquistate dalla società”. Ricordiamo che la Cassa Depositi e Prestiti è una società per azioni finanziaria italiana, partecipata per il 70% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e per il 30% da diverse fondazioni bancarie, dotata di due rami di azienda, di cui uno proprio relativo al “finanziamento di opere, di impianti, di reti e di dotazioni destinati alla fornitura di servizi pubblici e alle bonifiche”.

Dunque, il testo del decreto non cambierà al Senato. Il Garante non tornerà, come è logico che sia tra l’altro, con buona pace di chi ancora insegue chimere e utopie. L’AIA sarà rivista, con tanti saluti alla tutela dell’ambiente e della salute. Bondi resterà commissario e deciderà il destino dell’Ilva Spa e della siderurgia italiana per i prossimi 4-5 anni. I Riva, al di là dell’inchiesta della Procura di Taranto e del processo che ne deriverà, resteranno a guardare e tra tre anni, se vorranno, potranno riprendere in mano l’Ilva “risanata” con soldi dello Stato e delle banche, quindi con soldi pubblici, ovvero dei cittadini. Ma siamo certi che nemmeno questo servirà a smuovere le acque nella società civile tarantina. Continuiamo pure a far finta di essere tutti amici, a far finta di non capire, di non vedere, e di non conoscere la Storia dei fatti e degli eventi e chi sono i responsabili di ieri e di oggi. Continuiamo con le sfilate, le conferenze stampa, i sit-in con i soliti noti, i comunicati, la raccolta delle polveri, l’esaltazione della magistratura e la ricerca di eroi e martiri. Del resto, siamo sulla buona strada: dallo scorso 26 luglio, abbiamo già buttato al vento un anno per guardare avanti e immaginare e progettare tutti insieme una Taranto diversa. Auguri.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 24.07.2013)

 

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