Ritorna il “Luna Park Ilva” – Senatori in visita allo stabilimento

TARANTO – Una città blindata per la visita di un gruppo di senatori sconosciuti, giunti nel profondo sud colonizzato per decenni da industrie di Stato e/o private, per vedere probabilmente per la prima volta nella vita con i loro occhi Taranto: e l’Ilva, il più grande siderurgico d’Europa. Un’iniziativa che rientra all’interno dell’indagine conoscitiva della commissione Industria, commercio e turismo del Senato “sul gruppo Ilva nel quadro della siderurgia e dell’industria italiana”, avviata il mese scorso con ben 20 anni di ritardo. Visita che non è dato sapere a cosa serva nella realtà dei fatti. Se non a inscenare l’ennesima buffonata da parte delle istituzioni, per proteggere le autorità locali dalla sicura protesta dei cittadini che ieri, in alcune decine, hanno presidiato la rotonda del lungomare dal primo pomeriggio a tarda sera.

Ci voleva una delegazione del Senato, infatti, per riportare a Taranto il governatore della Puglia Nichi Vendola, che torna nella città dei Due Mari soltanto quando deve accogliere qualche ministro o autorità. Altrimenti, da queste parti, lo si ricorda soltanto per le campagne elettorali o per l’inaugurazione di qualche impianto “innovativo” dell’Ilva negli anni “d’oro”. Stesso discorso per il sindaco Stefàno, che dopo la scottatura della contestazione dello scorso 15 luglio all’Università, ha pensato bene di barricare l’ingresso del Comune, ovvero la casa di tutti i cittadini onde evitare altri spiacevoli incontri. Nella giornata di oggi, invece, saranno ricevute dalla delegazione del Senato anche le associazioni ambientaliste, anche se non riusciamo a capire il senso di incontrare autorità politiche che non hanno alcun potere per cambiare la realtà dei fatti.

Ciò detto, ieri la delegazione del Senato è stata ricevuta all’interno dell’Ilva da due portieri d’eccezione: il commissario straordinario Enrico Bondi e il subcommissario Edo Ronchi. Il che ci ha tanto ricordato l’iniziativa che l’Ilva ideò nel maggio dello scorso anno, quando realizzò il famoso weekend denominato “Porte aperte”, su queste colonne ribattezzata la giornata del “Luna Park Ilva”. Nella presentazione di quella due giorni, l’area comunicazione Ilva si superò, diramando un comunicato indimenticabile. Che descrisse l’evento come un’occasione unica: quella di entrare in un sito industriale di cui è “impossibile raccontarne la complessità ed il fascino”.

Come altrimenti definire “gli sterminati paesaggi lunari dei parchi minerari”, “la maestosità degli altiforni” o “l’incedere continuo di lingue incandescenti sui treni nastri”? Un’opportunità per osservare da vicino “i processi di lavorazione, le tecnologie per il contenimento delle emissioni e, soprattutto, le tante persone che animano col proprio lavoro questa città nella città”. Con tanto di slogan finale: “Il Porte Aperte é l’occasione per scoprire una realtà che da oltre 50 anni è parte della vita sociale ed economica del territorio di Taranto. Non fermarti alle apparenze, vieni a vederlo con i tuoi occhi!”.

Questo accadeva poco più di anno fa. L’evento trovò grande spazio, come sempre del resto, sulle tv locali e sulle pagine dei quotidiani locali (tranne su queste colonne e quelle di inchiostroverde.it). Perché all’epoca si era ancora nei tempi belli “degli amici, degli amici”. Quegli stessi giornali e quelle stesse tv dove, dallo scorso 26 luglio, “stranamente” non trova più spazio la pubblicità dell’Ilva, né gli eventi del Centro Studi Ilva, o le presentazioni dei rapporti patinati “Ambiente e Sicurezza”. Perché all’epoca si stava dalla parte del più forte: ovvero dell’Ilva e dei Riva. E perché quella pubblicità portava tanti soldi a chi, oggi, è “stranamente” caduto in disgrazia economica. Lo scorso 26 luglio, in appena 24 ore, quegli stessi giornali, quelle stesse tv locali, quegli stessi giornalisti, hanno mutato pelle: una specie di nuovi rettili, insomma.

Così come grande fu l’approvazione di politica e sindacati per la brillante e generosa iniziativa. Non una voce d’indignazione si levò all’epoca (vorremmo sapere dov’erano i componenti dei tanti comitati e delle tante improvvise associazioni che oggi strepitano e s’indignano), se non da parte delle associazioni ambientaliste. Molte delle quali oggi hanno dimenticato il ruolo di quelli di cui sopra, in una sorta di colpo di spugna che impedisce di separare le chiacchiere dai fatti. La verità dalle bugie. L’onestà dall’ipocrisia. Facendo credere alla città e all’Italia intera di essere tutti coinvolti nella stessa battaglia per raggiungere lo stesso fine. Al di là di tutto, un giorno lontano, sarà la Storia a dire e a spiegare come andarono realmente i fatti. Ad maiora. E buona permanenza a Taranto, senatori. E, se per caso aveste un buco di una mezzoretta, vi consigliamo di andare a visitare i Tamburi, l’ospedale Moscati, le periferie di questa città. E potrete capire tanto anche solo osservando. Se davvero ne siete capaci.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 23.07.2013)

 

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