Il termine indica il luogo dove si coltivavano i mitili e le ostriche attraverso la metodologia tradizionale tarantina) che si pone l’obiettivo di sensibilizzare e avvicinare i cittadini di Taranto al processo di rilancio di una intera comunità. Perché le alternative all’acciaio esistono – hanno spiegato in conferenza stampa Valentina Castronuovo, Stefano Sibilla e Aldo Battista – e vanno riscoperte e difese. L’inquinamento dei fondali ha piegato un intero settore, costringendo gli allevatori delle cozze a distruggere il raccolto, a licenziare i dipendenti e chiudere le attività. Chi è sopravvissuto è stato trasferito in mar Grande, sempre in attesa di risarcimenti affatto sufficienti.
“Giù le mani dal Mar Piccolo” è una iniziativa che apre un nuovo percorso di condivisione e di presa di coscienza: sabato 29 giugno, dalle 17 alla Pensilina Liberty in via Cariati in Città Vecchia ci sarà spazio per le mostre e le proiezioni, per la musica e per le assemblee tematiche. Sarà l’occasione per riscoprire le tradizioni, le radici che saldano il passato con il presente, per ricordare «cosa era il nostro mare e come veniva utilizzato». L’invito, dunque, è rivolto ai bambini perché tocchino con mano il lavoro che viene dal mare.
Per il futuro servono progetti e investimenti e soprattutto le bonifiche: «Prima, però – incalza la portavoce del Comitato – occorre bloccare le fonti inquinanti e capire quale sarà la destinazione d’uso del mar Piccolo. Ce lo chiediamo perché chi prende le decisioni e le cala dall’alto è poco chiaro». Per questa ragione – ha poi aggiunto Battista – si dovrà voltare pagina con l’aiuto di tutti, proponendo e cercando insieme le migliori soluzioni possibili. Questa nuova fase «non potrà essere gestista soltanto dal Comitato. Temiamo l’ennesima speculazione e che il sistema politico e partitico blocchi lo sviluppo di Taranto. Riappropriamoci della memoria storica perché ce l’hanno cancellata».
Nicola Sammali (SegnoUrbano)
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