Taranto: in stato di abbandono gli impianti sportivi di via Cugini

TARANTO – E’ lunga quattro pagine la relazione predisposta da Antonello Ciavarelli, delegato del Co.Ce.R., dopo la visita effettuata dai delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza Marina, tra il 10 e il 14 giugno, nelle basi di  Brindisi e Taranto. Diverse le criticità segnalate: dalla situazione di grande difficoltà in cui operano i militari all’interno del porto, a causa delle emissioni inquinanti provenienti dall’area industriale (disagio più volte denunciato dal Co.Ce.R.), fino ad arrivare allo stato di abbandono in cui versano gli impianti sportivi di via Cugini. Di seguito, riportiamo alcuni stralci della relazione che sviscerano le principali problematiche tarantine (A. Congedo).

VELENI NEL PORTO –  A dir poco infernale è stata la visita al porto industriale. I delegati hanno avvertito secchezza alla gola e sulla pelle. Il porto, in apparenza un po’ più in ordine rispetto allo scorso anno, era completamente rosso di polvere di minerale. Si è constatato per l’ennesima volta che nulla è stato fatto. Anche con l’impegno del Co.Ce.R. e dei vertici militari erano state inserite nell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), le prescrizioni riguardanti le movimentazioni di minerali e materie prime con aspiratori e nastri trasportatori coperti. Inoltre a fronte dei 364 milioni di euro dei cittadini stanziati dal Governo senza battere ciglio, continua a non essere presente nel porto alcuna centralina (del valore di poche decine di migliaia euro) per monitorare e costatare h 24 la quantità di veleni presenti come il benzo(a)pirene, PM10, piombo, diossine in generale, carboni e minerali leggerissimi, piombo, berillio, etc. Centralina che oggettiverebbe scientificamente la già evidente invivibilità  in un ambiente totalmente ostile, come quello del porto industriale di Taranto. D’altro canto il Comando della Guardia Costiera usa precauzioni dotando il personale di maschere e tute adeguate per le attività in porto.

IMPIANTI SPORTIVI DI VIA CUGINILa visita delle rappresentanze militari nel contesto degli impianti sportivi di via Cugini ha avuto qualcosa di estremamente imbarazzante. L’accordo, avviato con un “documento d’intesa” del lontano 6 maggio 2008, tra Provincia, Comune e Marina Militare appare un vero fallimento. L’impianto è ormai negato all’uso dei militari e delle loro famiglie da almeno dieci anni (quando non vi era l’attuale crisi economica). Nel corso di tanti decenni l’area sportiva è stata utilissima per la maggior parte dei colleghi e delle loro famiglie. Inoltre era comunque aperto alle associazioni affiliate alle federazioni che ne facevano richiesta, come accadeva per gli arbitri di calcio.

La noncuranza di chi dirigeva ha portato all’abbandono, stimolando gli Enti locali a fare delle offerte. Per i lavori cominciati più di tre anni fa, la Provincia s’impegnava a stanziare 951.000.000 di euro per lavori (di cui soli 200.00 erano disponibili realmente) e il comune di Taranto 500.000 euro in servizi. Il fatto che la Provincia volesse spendere tanto per impianti dello Stato, quando nel capoluogo non vi fosse una pista di atletica utilizzabile funzionante e che il Comune “dissestato” si facesse avanti con mezzo milione di euro, rappresentava tutt’altro che garanzie ed esponeva a sospetto l’interesse degli Enti locali.

La situazione attuale è che le aree sono state suddivise e consegnate dalla Provincia in quattro lotti. In merito al primo, i campi da tennis riconsegnati alla Marina sono a dir poco vergognosi. Teoricamente si dovrebbe giocare con degli avvallamenti e delle crepe.  Gli altri lotti sono costituiti dalla palestra alla quale è stato rifatto il soffitto. La pitturazione non sarebbe prevista. Gli spogliatoi sono stati semplicemente ristrutturati. L’ultimo lotto sembra un’esagerazione. Riguardo al campo di calcio, vi è attorno l’unica pista di atletica in città in apparenti buone condizioni, ma vi è il bluff. Circa quindici anni fa, furono spesi almeno un miliardo di lire per fare la nuova pista. Anziché stendere due centimetri di strato gommoso, ne è stato steso uno. Così la stessa non sarebbe omologabile per gli eventi sportivi e correndo con le scarpe da atletica si rischia di rovinarsi i tendini.

Il prato è invaso da vegetazione spontanea alta anche due metri, così anche i bordi della pista. Al posto del terreno sarebbe in progetto, un campo con prato sintetico. Prato che dalle stime potrebbe arrivare a costare anche un milione di euro. In momenti di crisi forse sarebbe il caso ad esempio, se proprio l’Ente provinciale volesse donare questi soldi (non stanziati) alla Forza Armata, di fare un altro strato di gomma alla pista, fare gli spalti, chiedendo ad es. in cambio di ospitare eventi sportivi a livello nazionale che darebbero lustro alla Forza Armata e alla città, oltre che economia e lavoro. In una città che ha ancora un bel clima, non sarebbe difficile curare il prato.

Sull’esempio di altre Forze Armate si possono attuare le internalizzazioni. Basterebbe acquistare una taglia erba e curare il prato come avviene negli altri impianti sportivi militari d’Italia, con il personale civile e militare lì da destinare. Circa dieci anni fa’ la spesa per una manutenzione straordinaria si sarebbe aggirata, con il valore di oggi, a circa trecentomila euro. Cifra riferitaci dai tecnici del Genio militare e derivante anche dall’esperienza personale nel settore. Il dato di fatto è che né i militari, né i dipendenti civili della difesa, né tanto meno i cittadini di Taranto possono ancora usufruire di quegli impianti sportivi, nonostante i soldi dei contribuenti siano stati spesi.

L’amministrazione comunale, comprensibilmente, ha interrotto i servizi finché la struttura non sarà fruibile. Per ciò che riguarda le condizioni dei campi da tennis consegnati ma mal ristrutturati ci è stato riferito che da quando sono stati consegnati, si sono rovinati da “soli” (in circa un anno e senza essere usati). Sarà opportuno che i vertici locali riaprano un tavolo di confronto con gli Enti locali anche per comprendere il da farsi, in considerazione che l’Ente provinciale è sprovvisto di giunta decaduta dopo le note vicende connesse con il caso Ilva. Tavolo di confronto al quale non si potranno escludere i rappresentanti locali del personale, compresi della Guardia Costiera.

AREE DEMANIALI – I delegati si sono confrontati con i tecnici del Dipartimento circa gli aspetti riguardanti la protezione sociale, gli alloggi e ciò che discende dalle cosiddette sdemanializzazioni. In merito agli alloggi, poco o nulla si è saputo sennonché ci siano diverse decine di appartamenti vuoti, che sarebbero in fase di ristrutturazione ordinaria. Quest’aspetto, unitamente a quello degli alloggi dismessi, sa d’incomprensibile. L’amministrazione aveva un patrimonio, sia pure non in buone condizioni ma pur sempre patrimonio, che ha “regalato” all’amministrazione comunale, in cambio di nulla.

Ad esempio i circa cinquanta appartamenti che sono nell’area cosiddetta “baraccamenti cattolica”, in pieno centro, potevano essere ristrutturati e dati al ruolo graduati, cioè militari con famiglia che percepiscono circa 1.300 euro al mese. Ciò avrebbe rivitalizzato il centro della città con cinquanta famiglie di militari, che avrebbero reso più sicuro il quartiere, che a sua volta avrebbe avuto delle aree ristrutturate e non disabitate come oggi. A questo genere d’idee, è spesso eccepito che non ci sono risorse economiche. Di là dal fatto che le risorse vanno almeno chieste a qualcuno, si poteva anche affidare l’area a cooperative di militari le cui famiglie avrebbero posseduto una casa di proprietà in centro e al contempo risanato quella vasta area dando anche possibilità ai cittadini di usufruire di parcheggi, di locali commerciali e di bonificarle dall’amianto.

Su queste linee ad esempio l’Amministrazione difesa potrà, per il futuro evitare nuove costruzioni di case sicuramente più costose, in altre aree militari dove ora vi è ancora quel verde e quell’aria di cui tanto i cittadini hanno bisogno. Lo stesso si dica per la palazzina di via Cuniberti nei pressi di Maricentro. Quest’ultima è stata ceduta perché pericolante, allo stesso modo di quelle della centralissima via di Palma, delle quali il Sindaco ha evidenziato la presenza di amianto. Il paradosso è che oggi, nonostante la pericolosità dichiarata dalla Marina, vi abitano normalmente sedici famiglie entrate negli appartamenti abusivamente. In questo caso, purtroppo, nel rapporto tra amministrazione Comunale e Marina si rischia di dare l’impressione d’ingenuità della prima e di furbizia della seconda.

Sarà sicuramente dovere della rappresentanza militare, intervenire in tali ambiti che sono di propria competenza, anche e soprattutto conciliandoli con un difficile contesto e tessuto sociale come Taranto. Sarà un dovere anche perché, nonostante il Capo di Stato Maggiore della Marina a distanza di diversi mesi non abbia ancora incontrato Ufficialmente il “suo” Co.Ce.R. nella sua interezza e non abbia conosciuto tutti i delegati, sta dimostrando molta attenzione all’attività della rappresentanza militare, condividendone buona parte delle richieste. Segno che vi è un’unitarietà d’intenti, che va oltre alle sia pure importanti formalità, e va verso l’unico interesse di essere al servizio della Nazione.

N.B. Dal  Co.Ce.R. (Consiglio Centrale di Rappresentanza della Marina Militare),  precisano che queste valutazioni sono state espresse a titolo personale dal delegato Antonello Ciavarelli. “Le posizioni espresse a nome del Consiglio in contesti istituzionali, sulla stampa e/o i blog – si legge in una nota sottoscritta dal capitano di Fregata Antonio Colombo – delegato cat. A COCER Marina – debbono essere  il risultato di un dibattito interno e costituire posizione deliberata almeno dalla maggioranza”.

 

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